Virus respiratorio sinciziale (VRS): cos’è, chi colpisce e come si cura
PUBBLICATO IL 17 DICEMBRE 2021
Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è uno dei tanti virus che fanno parte delle sindromi influenzali invernali. Tralasciando il Covid che ha superato ‘a destra’ tutti, il VRS è in seconda posizione come sintomatologia e gravità dopo l’influenza, protagonista principale di queste manifestazioni.
È un patogeno ben conosciuto che trova la sua perfetta stagionalità nel periodo invernale più freddo, andando a colpire principalmente i bambini al di sotto dei 2 anni di età. Se, nel 2020, le misure di contenimento del Covid-19 (lockdown) hanno impedito a questo virus, e alle altre 262 forme di circolare e di manifestarsi, quest’anno lo scenario è sicuramente differente.
Come proteggerci da questo virus ma, soprattutto, come fare a distinguerlo da altre forme virali? Ce ne parla il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.
I sintomi
“Il Virus Respiratorio Sinciziale si manifesta in maniera differente, che varia da persona a persona, con sintomi che possono essere curati generalmente dai 7 ai 15 giorni - spiega il prof. Pregliasco -. L’RSV presenta, sostanzialmente, 2 tipologie di manifestazioni:
- adulto e anziano: forme che assomigliano all’influenza, con sintomatologia respiratoria come febbre elevata, dolori muscolari, sintomi respiratori e con relative complicanze, ad esempio, le polmoniti;
- bambini: causa le bronchioliti, cioè l’infiammazione dei bronchi più periferici del polmone che determina una difficoltà nello scambio dell’ossigeno, la cosiddetta ‘fame d’aria’. Soprattutto nei bambini al di sotto dei 6 mesi, si verifica proprio un’apnea che mette in allarme i genitori e li porta a rivolgersi in Pronto Soccorso.
In genere, queste forme, soprattutto per il soggetto anziano, danno origine a problematiche secondarie come problemi cardiaci, respiratori. Se pensiamo che già in un soggetto sano con la febbre, il cuore è sottoposto a una pressione maggiore per riuscire a contenere l’infezione, in un soggetto anziano, o peggio ancora se cardiopatico, tutta questa situazione si tradurrebbe in una condizione grave e di emergenza. Un vero e proprio campanello di allarme, per portarci ad avere maggiore consapevolezza su questo virus e sulle conseguenze che può portare ai soggetti più fragili”.
Come si diagnostica il virus respiratorio sinciziale
La diagnosi del VRS è clinica ma, per essere più precisa, è necessario ricorrere all’identificazione del patogeno vivo all’interno delle secrezioni respiratorie tramite il tampone molecolare effettuato con metodiche specifiche, come la RT-PCR (reazione a catena della polimerasi inversa), o dal riscontro di antigeni virali attraverso l’aspirazione del muco o tramite lavaggio nasale delle cavità.
Come si cura
La terapia per questo virus nei casi non gravi, relativamente ai soggetti adulti, è sostanzialmente quella che viene utilizzata per una normale influenza, quindi con farmaci per la sintomatologia, antipiretici o antinfiammatori.
Si può ricorrere all’antibiotico in secondo approccio, e sempre con la prescrizione del medico, per evitare l’eventualità di sovra-infezioni, anche se si tratta di casi specifici.
La cura per i bambini piccoli
“Discorso differente è quello dei bambini – sottolinea l’esperto - soprattutto quelli molto piccoli. Come già detto, le bronchioliti richiedono l’utilizzo di cortisonici e assistenza respiratoria, con la necessità di un ricovero ospedaliero. In questi casi, la terapia potrebbe essere:
- somministrazione di ossigeno;
- medicinali utili per liberare le vie aeree;
- alimentazione tramite sondino o per via endovenosa.
Nei neonati prematuri, soprattutto quelli con patologie dell’apparato cardiovascolare, problemi polmonari o malattie immunologiche, è possibile ricorrere ad anticorpi monoclonali proprio a scopo preventivo”.
Il vaccino anti-VRS per gli adulti
“Attualmente, presso l’IRCCS Galeazzi, stiamo conducendo uno studio da me coordinato - conclude Pregliasco - al fine di valutare la sicurezza di una dose singola di un vaccino sperimentale contro il VRS negli adulti che hanno compiuto 60 anni e determinare se, tale dose singola, sia in grado di contribuire a proteggerli dal VRS.
Prima che il vaccino possa essere reso disponibile al pubblico e somministrato alla popolazione, è necessario venga testato in molti studi di sperimentazione clinica, come il nostro. Prima di avere l’approvazione definitiva, le autorità sanitarie dei vari Paesi devono procedere con l’analisi dei risultati e con la validazione di dati che ne supportino l’approvazione”.