Al Policlinico San Donato l’intervento per la sua seconda vita: la storia di Gianluca

PUBBLICATO IL 24 DICEMBRE 2021

Il paziente, 47 anni, era affetto da un grave problema all’aorta che molti centri avevano rifiutato di affrontare. Ecco come è stato trattato e risolto il caso dall’équipe del Policlinico San Donato. 

La storia di Gianluca Brancato è una storia di tenacia e di speranza, che si incrocia con quella del Dott. Andrea Garatti, cardiochirurgo, e di tutte le équipe dell’IRCCS Policlinico San Donato impegnate per salvare la vita a un paziente che, da molti, era considerato inoperabile. 

 

Come tutto è iniziato

Gianluca aveva una vita normale, quando nel 2018 la dissecazione dell’aorta, ovvero la lacerazione dell’arteria più importante del corpo, gli provoca un ictus. La parte sinistra del cervello è compromessa e le sue funzioni vitali sono seriamente in pericolo. Ma Gianluca ce la mette tutta per sopravvivere. Sono necessari lunghi mesi di riabilitazione per imparare nuovamente a camminare, a parlare, a essere autonomo nelle attività quotidiane. Quello che rimane è un disturbo cognitivo, ma grazie al supporto di una famiglia straordinaria, Gianluca si riappropria di una Vita. 

 

Il problema all’aorta

Nonostante l’eccezionale recupero, il grave problema all’aorta che aveva causato l’ictus rimane. La dilatazione dell’arteria arriva fino a 7 cm e può scoppiare da un momento all’altro. Sostituire la radice aortica e l’aorta ascendente aneurismatica è l’unica opzione per salvare la vita di Gianluca, che ha solo 45 anni. 

Nessuno però, si prende la responsabilità di farlo: l’intervento è complesso e il paziente non è in condizione di affrontarlo. Sono molti i centri che si rifiutano di operarlo. Una situazione drammatica, senza possibilità di risoluzione, almeno fino quando la famiglia si mette in contatto con il Dott. Andrea Garatti, cardiochirurgo dell’IRCCS Policlinico San Donato. 

 

La valutazione del caso e i rischi dell’intervento

“Il quadro clinico di Gianluca era estremamente complesso, ma allo stesso tempo l’unica chance era sottoporlo a intervento, perché altrimenti non sarebbe sopravvissuto a lungo – racconta il Dott. Garatti –.

La prima perplessità per l’idoneità all’intervento era dal punto di vista anestesiologico. Il paziente era obeso e per gli anestesisti era un rischio. 

Anche dal punto di vista neurologico era necessaria una valutazione accurata. Mi sono confrontato con il Prof. Luciano Bet, responsabile dell’unità di Neurologia e Stroke Unit. 

L’intervento sull’aorta e sull’arco aortico prevede normalmente l’arresto di circolo e quindi espone il paziente a un rischio neurologico. Considerando che la parte sinistra del cervello del paziente era già lesa, un eventuale danno neurologico sull’asse di destra avrebbe reso Gianluca un vegetale, vanificando totalmente il faticoso recupero conquistato negli anni. La mia assunzione di responsabilità non era legata alla tecnica dell’intervento, quanto al rischio neurologico che ne derivava”.

Il percorso bariatrico

La collaborazione con l’équipe di INCO - Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità, diretto dal Dott. Alessandro Giovanelli, è stata vincente per far perdere a Gianluca alcuni chili e rendere l’intervento meno rischioso. 

“Il paziente non poteva affrontare un’operazione cardiochirurgica se non dopo una perdita di peso – spiega il Dott. Angelo Salerno, chirurgo bariatrico – . Per lo stesso motivo io non ho potuto prospettare un intervento di chirurgia bariatrica. 

Abbiamo iniziato con uno studio del metabolismo e, dopo una serie di accertamenti, ho proposto a Gianluca e alla sua famiglia 2 opzioni. La prima, più invasiva, consisteva in un intervento endoscopico per il posizionamento di un palloncino intragastrico, la seconda era una terapia conservativa. 

Hanno scelto la seconda opzione e, con il supporto della dietista Dott.ssa Emanuela Russo, seguendo un piano nutrizionale su misura, Gianluca ha perso i 10 kg necessari per affrontare con minor rischio l’operazione”. 
 

L’imaging cardiovascolare

“Per valutare il rischio neurologico, invece, abbiamo condotto uno studio TAC molto approfondito con il Dott. Pietro Spagnolo, responsabile del servizio di TC cardiovascolare – racconta Garatti – . 

La vascolarizzazione del cervello è di fatto garantita da un ‘poligono’ alla sua base, che riceve il sangue dalle due carotidi davanti e dalle arterie vertebrali dietro. Abbiamo fatto un angio-TAC dell’asse carotideo e cerebrale e una successiva ricostruzione per comprenderne al meglio la funzionalità. L’obiettivo era quello di capire se la perfusione cerebrale potesse essere adeguatamente mantenuta durante l’intervento e quale strategia di perfusione potesse essere maggiormente indicata. L’accurata valutazione dell’asse vascolare di destra (carotide, succlavia e vertebrale) ci ha convinto che l’operazione poteva essere realizzata con ragionevole sicurezza”. 

 

L’intervento

La famiglia di Gianluca sin dall’inizio era consapevole dell’alto rischio, ma di comune accordo si decide di procedere. 

“Abbiamo operato il paziente il 1^ ottobre: abbiamo rimosso l’aorta con l’aneurisma, che è stata sostituita con un tubo protesico valvolato. 

L’intervento è durato quasi 7 ore ed è andato bene, senza alcuna complicazione respiratoria o neurologica. È stato estubato quasi subito, ha trascorso 2 giorni in Terapia Intensiva Post-Operatoria e poi 10 giorni nel reparto di Cardiochirurgia, seguito dalla Dott.ssa Lucia Tedesco. Dopo un periodo in un centro di riabilitazione, Gianluca è tornato a casa il 4 novembre”. 

 

Il lavoro di squadra e l’alta specializzazione

Questo ‘miracolo’ è stato possibile solo grazie a una proficua collaborazione multispecialistica tra équipe e grazie al contributo di tutte le figure professionali coinvolte nel percorso di cura di Gianluca. Non solo medici, ma anche infermieri, perfusionisti, OSS e fisioterapisti

“Abbiamo lavorato insieme a neurologi, anestesisti, chirurghi bariatrici, nutrizionisti, psicologi ed esperti di riabilitazione. Solo grazie a questo lavoro di squadra abbiamo potuto dare una speranza a Gianluca. Tutto ciò è possibile sono in un centro altamente specializzato come l’IRCCS Policlinico San Donato. La nostra esperienza ci permette di offrire a tutti una possibilità, anche per quei casi in cui sembra non ci sia nulla da fare.

 Inoltre, un contributo fondamentale è stato dato dalle cure infermieristiche: un paziente come Gianluca necessita di attenzioni ancora maggiori, dalla riabilitazione respiratoria alla mobilità, lungo tutte le fasi di degenza”, conclude il Dott. Garatti.

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