Cuore e prevenzione: l’importanza del rischio cardiovascolare
PUBBLICATO IL 02 OTTOBRE 2020
Non è solo l’età ad esporre a un maggior rischio il cuore, ma anche il proprio profilo di rischio cardiovascolare. Per una corretta prevenzione bisogna conoscerlo, valutarlo e attuare la giusta prevenzione
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e nel mondo: hanno causato 17,9 milioni di decessi a livello mondiale nel 2016 (dati OMS) e 220.000 in Italia nel 2019 (dati Istat).
Da un’analisi della popolazione italiana per fattori di rischio, emerge un quadro piuttosto preoccupante: il 18% degli italiani è iperteso, ci sono 10 milioni di fumatori, 3 milioni e 200.000 diabetici e 6 milioni di obesi (fonte: Istat, 2019).
Per ciascuno di questi fattori, il rischio cardiovascolare si moltiplica.
Per questo è necessario ribadire l’importanza della prevenzione e impostare una serie di comportamenti virtuosi alla base di uno stile di vita sano.
Identificare i fattori di rischio ed essere consapevoli del proprio stato di salute è il primo passo per proteggere il proprio cuore.
Non è tanto l’età, infatti, il fattore discriminante che espone alle malattie cardiovascolari, quanto la presenza di altre patologie, la familiarità e le “cattive” abitudini.
Per questo è fondamentale conoscere il proprio rischio cardiovascolare e, su consiglio del proprio medico, attivare di conseguenza un piano di esami diagnostici e terapie, come ci spiega il Dott. Pierpaolo Tarzia, cardiologo dell’unità di Cardiologia Clinica dell’IRCCS Policlinico San Donato.
“La prevenzione è fondamentale, basti pensare che la maggior parte degli eventi cardiovascolari è evitabile attraverso una buona attività di prevenzione”.
Il rischio cardiovascolare e le categorie di rischio
“Per rischio cardiovascolare - spiega il dottore - intendiamo la possibilità di avere un episodio avverso cardiovascolare nei successivi 10 anni.
La prima visita cardiologica ha un ruolo cruciale per stimare questo rischio e definire gli accertamenti più appropriati da eseguire e la loro periodicità – spiega il dott. Tarzia -.
La Società Europea di Cardiologia nel 2016 ha fornito un sistema che permette di suddividere i pazienti in quattro categorie di rischio:
- basso
- medio
- alto
- molto alto.
Anche le più recenti linee guida della Società Americana, del 2019, sostanzialmente ribadiscono le stesse indicazioni. In linea generale, è raccomandato ripetere la stima del rischio ogni 5 anni, e più precocemente in presenza di alcune condizioni”.
I fattori che predispongono alla malattia cardiovascolare
Le condizioni che fanno aumentare il rischio cardiovascolare e necessitano di controlli con maggior frequenza, sono:
- ipercolesterolemia, ovvero livelli alti di colesterolo verificabili tramite esami del sangue
- pressione alta
- tabagismo: il fumo raddoppia la comparsa di malattie cardiovascolare
- diabete mellito
- familiari con una diagnosi di malattia cardiovascolare in giovane età: per giovane età si intende meno di 55 anni per gli uomini e meno di 65 per le donne
- obesità
- vita sedentaria e inattività: si intende meno di 30 minuti di attività fisica al giorno, in particolare per pazienti lungodegenti o allettati da settimane
- depressione
- stress psico-sociale
- malattie infiammatorie e/o immunitarie croniche
- insufficienza renale cronica
- sindrome delle apnee notturne
- steatosi epatica non alcolica.
Esami e trattamenti personalizzati in base alla fascia di rischio
“L’essere considerati in una fascia ad alto rischio consente di ricevere un programma di accertamenti e un trattamento appropriati. Per esempio, i pazienti considerati a basso rischio riceveranno solo degli incoraggiamenti a condurre una vita sana, all’insegna dello sport e della corretta alimentazione.
I pazienti a rischio elevato, cioè chi è affetto da condizioni che predispongono alla malattia cardiovascolare, oltre a seguire i consigli e modificare lo stile di vita, devono iniziare un trattamento farmacologico volto a ridurre tali fattori. Parliamo per esempio di farmaci che servono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, o a ridurre i valori di pressione arteriosa o a curare il diabete mellito”.
Gli esami diagnostici a cui sottoporsi
“La possibilità che i pazienti ad alto rischio abbiano già in atto una malattia coronarica è molto elevata: a volte si presenta in modo asintomatico e per questo è necessario sottoporsi a test diagnostici più approfonditi, come:
- ECG da sforzo
- ecocardiogramma da stress (fisico o farmacologico)
- risonanza magnetica da stress farmacologico
- TAC coronarica.
Non esistono quindi indicazioni precise per fascia d’età, ma piani diagnostici per livello di rischio: per questo è ancora più importante affidarsi al proprio medico di base, o a un cardiologo, che farà un identikit e studierà un percorso diagnostico ad hoc per ogni paziente.
In linea di massima, per gli uomini sotto i 40 anni e le donne sotto i 50 anni con basso rischio cardiovascolare, è consigliabile fare una visita ogni 5 anni.
Ovviamente, se si svolge qualsiasi tipo di attività fisica, anche non agonistica, è opportuno sottoporsi a un elettrocardiogramma annuale, eventualmente accompagnato da una visita cardiologica”.