La salute del cuore femminile: prevenzione ad ogni età

PUBBLICATO IL 29 SETTEMBRE 2020

L’incidenza delle malattie cardiovascolari femminili cresce, ma non così la consapevolezza delle donne del rischio di queste malattie e dell’importanza della prevenzione. In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2020, facciamo il punto con la cardiologa.

Donne e uomini sono diversi, lo sono anche nel modo in cui vengono colpiti dalle malattie e rispondono alle terapie. Senza dimenticare, inoltre, la diversità in termini di stili di vita e di posizione sociale. 

Sono questi i principi alla base della cosiddetta “medicina di genere”, lo studio di come le differenze biologiche, i fattori ambientali, socio-economico-culturali e relazionali influenzano la loro salute. 

Parlare di medicina di genere è fondamentale per sviluppare un approccio personalizzato alle cure, soprattutto in riferimento alle malattie cardiovascolari, un ambito dove c’è ancora scarsa consapevolezza e da sempre erroneamente associato all’universo maschile.

Le malattie cardiovascolari, che sono il focus della Giornata Mondiale del Cuore 2020 che si celebra oggi 29 settembre, colpiscono un numero sempre maggiore di donne. Sono, infatti, 137.000 i decessi femminili per malattie cardiovascolari nel 2015, che rappresentano la causa del 40% delle morti. Un dato che negli uomini si ferma al 34% (fonte Eurostat 2018 su dati 2015). 

Ma quali sono le cause di questa maggior esposizione e, parallelamente, di questa scarsa consapevolezza? Non sono ancora tutte note, e sono numerose le ricerche condotte in questo campo. 

L’impegno dell’IRCCS Policlinico San Donato

All’IRCCS Policlinico San Donato, istituto specializzato nella cura e nella ricerca in ambito cardiovascolare e premiato con due Bollini Rosa per il biennio 2020-2021, è attivo un gruppo di ricerca sulla medicina di genere, guidato dalla Dott.ssa Serenella Castelvecchio, cardiologa ricercatrice e responsabile del Laboratorio di Ecocardiografia e Follow-up dell’Area Cardiochirurgica-Cuore-Adulto. 

L’obiettivo è individuare percorsi di prevenzione, diagnosi e cura personalizzati per le donne, andando a indagare quegli aspetti ancora poco noti che legano le donne alle malattie cardiovascolari. Un progetto che assume un’importanza ancora maggiore nel 2020, anno della pandemia scatenata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2

Si è visto infatti che gli effetti del Covid-19 sono diversi fra uomo e donna, in termini soprattutto di rischio di morte. Un tema analizzato anche in sede ministeriale, al Tavolo della Medicina di Genere, in cui la Dott.ssa Castelvecchio sede come rappresentante dell’IRCCS. 

I fattori di rischio 

“Ci sono fattori di rischio tradizionali, che accomunano uomini e donne, che incidono sullo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Parliamo di ipertensione arteriosa, alti valori di colesterolo nel sangue, diabete, fumo e sovrappeso – spiega la Dott.ssa Castelvecchio –. 

Oltre a questi, però, le donne devono tener conto anche di fattori di rischio emergenti. Durante la gravidanza le donne possono soffrire di diabete gestazionale o preeclampsia, nota anche come gestosi, che si manifesta con edema, ipertensione e un’elevata concentrazione delle proteine nelle urine. Da non dimenticare poi la menopausa precoce e la depressione che, oltre all’aspetto prettamente medico, incide nell’aderenza alle cure e nello stile di vita. 

Per il loro impatto cardiovascolare sono inoltre da considerare anche alcune patologie ginecologiche (come la poliabortività spontanea, l’ovaio policistico, l’endometriosi e le gravidanze pretermine), l’anoressia, le malattie autoimmuni e i trattamenti di chemioterapia e radioterapia per il trattamento del tumore al seno. 

Ci sono aspetti correlati fra loro, a cui le donne devono prestare particolare attenzione. Il fumo ne è un esempio: le fumatrici soffrono di disturbi del ciclo mestruale e rischiano una gravidanza anticipata. 

Se assumono contraccettivi orali sono esposte a un rischio aumentato di trombosi, infarto miocardico e ictus. Come è noto, poi, la menopausa rappresenta una fase di profondo cambiamento nella vita femminile, che espone la donna a maggiori rischi: il profilo lipidico si altera, la pressione e il peso aumentano, così come la possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2”. 

La prevenzione, sin da giovani 

“La prevenzione è fondamentale in ogni fase della vita e deve iniziare sui banchi di scuola. I disturbi alimentari (anoressia e bulimia), come anche alcune malattie croniche (la celiachia), sono più frequenti nelle giovani donne, per cui è necessario prevedere dei programmi di screening diversificati per fasce di età. 

Il rischio cardiovascolare è genere-specifico e età-dipendente. Oltre che intervenire sullo stile di vita prima che si manifestino patologie, derivanti per esempio da sovrappeso e obesità, sarebbe opportuno impostare una campagna di screening più precoce come già avviene per malattie tipicamente femminili come il tumore al seno e il tumore al collo dell’utero. Sensibilizzare quindi le donne a sottoporsi a esami periodici, specifici per fascia d’età ed eventuali patologie correlate”. 

A Call for Women, un progetto fatto da donne, per le donne 

Aumentare la consapevolezza, studiare fattori di rischio emergenti, strutturare progetti di ricerca orientati verso una medicina al femminile. Questi obiettivi si concretizzano in un progetto di ricerca, “A Call for Women”, al quale la Dott.ssa Castelvecchio si sta dedicando. 

“Partiamo dall’analisi della donna inserita in un nuovo contesto socio-economico-culturale. La prevenzione deve tener conto di un cambiamento di stile di vita delle donne: da un lato ci espone a rischi maggiori, come un aumentato livello di stress, ma dall’altro ci spinge a una maggior attenzione verso il benessere fisico.  

Fondamentale è l’approccio multispecialistico, per identificare tutti i fattori di rischio e costruire un percorso personalizzato di prevenzione, diagnosi e trattamento. Stiamo costruendo una squadra, tutta al femminile, che prevede un lavoro sinergico tra divere aree: cardiologia, ginecologia, radiologia, endocrinologia, gastroenterologia, nutrizione e psicologia. L’idea è ambiziosa: arruolare un cospicuo numero di donne, di tutte le fasce d’età dai 20 ai 70 anni, sottoporle a screening e monitorarle in un follow-up di 10 anni. Lo stoccaggio dei campioni di sangue, l’analisi statistica dei dati e un approccio multidisciplinare potranno fornire risposte a tutti quegli aspetti, ancora poco noti, che espongono le donne ad un aumentato rischio cardiovascolare”.  

Donne e Covid-19 

Al 6 giugno 2020, il Covid-19 annoverava quasi 7 milioni di casi nel mondo con quasi 400.000 decessi. L’Italia, con oltre 33.000 decessi, è stato certamente uno dei paesi più colpiti, particolarmente nelle regioni del Nord. 

“Nonostante la rilevanza dei numeri e soprattutto dei decessi, sono pochi i dati disaggregati per sesso. In Lombardia, che ha registrato il 48.9% di tutti i decessi osservati in Italia, ci sono stati più morti nei maschi (62.1%) di età peraltro inferiore rispetto alle donne. 

Il Sistema di Sorveglianza della Lombardia ha mostrato che la maggior parte dei soggetti deceduti con età inferiore ai 65 anni era di sesso maschile con nessuna o una patologia concomitante, mentre i deceduti con età superiore ai 65 anni avevano multiple comorbilità. Gli uomini con meno di 65 anni avevano un rischio di morte doppio rispetto alle femmine della medesima fascia di età. Non erano presenti differenze tra uomini e donne nella frequenza di patologie cardiovascolari preesistenti, mentre era presente una differenza significativa per sesso nell’incidenza di patologie tumorali, malattie metaboliche e diabete, malattie respiratorie (dati MEDICINA DI GENERE - COVID-19, 30 luglio 2020). 

Al di là delle possibili spiegazioni alla base di una diversa suscettibilità dei maschi nei confronti dell’infezione rispetto alle donne, questi dati ovviamente vanno presi con cautela, poiché resta da capire quanto le osservazioni epidemiologiche riportate siano influenzate da fattori non ancora completamente chiariti, quali la diversità delle aree geografiche, dei protocolli attuati, delle soglie di ospedalizzazione e, in generale, di organizzazione dei vari sistemi ospedalieri”.

Cura e Prevenzione