Il percorso di riabilitazione post COVID-19: cosa aspettarsi?

PUBBLICATO IL 02 MAGGIO 2020

Cosa accadrà al paziente nel post coronavirus? Ad avere più bisogno di un periodo riabilitativo sono gli anziani che, grazie alla Teleriabilitazione, potranno usufruirne a distanza comodamente da casa. 

L’avvento del COVID-19 in Italia e nel mondo è stato come un uragano che ha colto di sorpresa medici e personale sanitario, non del tutto pronti ad affrontare un fenomeno di tale portata. 

Nonostante le premesse, però, il virus ha trovato un avversario temibile rappresentato dalla bravura e dalla determinazione dei nostri medici che hanno accettato la sfida impegnandosi, giorno dopo giorno, nel battere il “nemico invisibile” con armi sempre diverse ed efficaci, in attesa dell’arrivo del vaccino

Come sarà, però, la vita del paziente nel post coronavirus? Cosa succederà una volta che i tamponi risulteranno negativi? 

Il dottor Francesco Negrini, Fisiatra dell’U.O. di Riabilitazione e medico in prima linea nel reparto COVID-19 all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, spiega quali potrebbero essere le prospettive nel campo della riabilitazione al paziente a 360 gradi dopo l’emergenza.

Un ambito ancora pionieristico 

“Il primo punto da evidenziare - spiega il dottor Negrini - è che si tratta di un ambito pionieristico, essendo un campo assolutamente nuovo e tutto da documentare. Le pubblicazioni in merito, a oggi, sono ancora poche e ci arrivano soprattutto dalla Cina, epicentro del primo focolaio di SARS-CoV-2 in assoluto. 

La verità è che ancora non sono del tutto chiare quali siano le sequele e gli esiti che la malattia da coronavirus potrebbe comportare, soprattutto perché è una patologia che ha esordito solamente negli ultimi 3 mesi e, al momento, non è ancora disponibile una casistica di pazienti guariti tale da rendere chiaro quali saranno le necessità riabilitative di questi pazienti. 

Lavorando all’interno di un reparto COVID-19, si può notare che sicuramente una problematica importante è rappresentata da una presenza elevata di pazienti anziani che rimangono lungamente allettati (ricordiamo che i sintomi del COVID-19 possono durare, e addirittura superare, anche il periodo di un mese).

In questo momento, i soggetti che vengono trattati in reparti per acuti COVID-19 sono in una situazione di isolamento assoluto, con regole ben precise che non permettono un facile accesso talvolta nemmeno al personale sanitario. In isolamento, è fondamentale limitare gli ingressi il più possibile, sia per evitare possibili contagi, sia per una questione di conservazione dei DPI, cioè dei Dispositivi di Protezione Individuale. 

Tante volte può essere difficile, ad esempio, per un fisioterapista, riuscire ad accedere al paziente ammalato anche solo per mobilizzarlo e mantenere attivo il suo apparato muscolo-scheletrico che, in una condizione di allettamento costante, potrebbe compromettersi.” 

Riabilitazione Neuromotoria e Respiratoria e Neuropsicologica

Continua il dottor Negrini:“Quindi, come detto, una sicura criticità riguarda la popolazione anziana che, a causa di un lungo periodo di allettamento avrà maggiormente bisogno di tornare a muoversi adeguatamente e, quindi, tornare ad avere un’indipendenza funzionale simile a prima dell’esordio della patologia.

Per quanto riguarda le problematiche respiratorie, non vi sono ancora dati precisi sulle conseguenze di fibrosi polmonare a lungo termine e quindi relative al deficit di funzionamento del polmone. È possibile ipotizzare che queste insufficienze possano essere trattate con una riabilitazione respiratoria specifica volta a ridurre la dispnea e la difficoltà nel praticare le attività quotidiane e nel muoversi, ripristinando e migliorando la capacità polmonare e il reclutamento alveolare”. 

Riabilitazione Neuropsicologica

“Il terzo aspetto in cui ci sono dati preliminari e in cui potrebbe essere coinvolta questa malattia è l’ambito neuropsicologico - approfondisce il dottore -: esistono alcune evidenze in cui emerge come il SARS-CoV-2 possa agire sul sistema nervoso centrale e quindi avere un ruolo peggiorativo sulle capacità cognitive dei pazienti, soprattutto anziani, causando disorientamento e confusione. 

Potrebbe essere, quindi, necessario agire su questo aspetto con l’aiuto di neuropsicologi ed effettuare specifiche valutazioni e trattamenti sulle funzioni cognitive dei pazienti al fine di valutare e ridurre possibili deficit. 

È ancora tutto in progress, essendo un ambito ancora quasi totalmente inesplorato e che noi medici, personale sanitario e ricercatori stiamo scoprendo giorno per giorno, facendo sempre qualche piccolo passo in avanti”. 

L’importanza della Teleriabilitazione 

“Una problematica importante a livello riabilitativo data dalla corrente pandemia - avverte il dottore -, riguarda la sospensione di una grossa fetta delle prestazioni ambulatoriali erogate sul territorio.  Le prestazioni differibili sono state quasi completamente cancellate, ma il fatto che non siano urgenti non significa che siano di poca importanza per il benessere e la qualità di vita del paziente. 

Bisogna tenere conto che, molto probabilmente, fino all’arrivo del vaccino sarà sempre preferibile evitare luoghi affollati e bisognerà limitare l’accesso in ospedale solo ai casi che realmente lo necessitano. 

Una strada per riuscire ad erogare prestazioni importanti per il paziente senza costringerlo ad esporsi a possibili infezioni è utilizzare, ogni volta in cui si possibile farlo, è la telemedicina

A livello di Ricerca il Galeazzi si è attivato già da tempo con un programma di Teleriabilitazione, che permette al paziente di sottoporsi alle sedute di esercizio direttamente dal proprio domicilio avendo sempre a disposizione, tramite tablet, la possibilità di contattare il fisioterapista di fiducia. 

Questa procedura  - conclude Negrini -  potrà essere applicata anche in una situazione di emergenza come quella attuale, non solo per i pazienti che, non volendo esporsi venendo direttamente in struttura, preferiscono fare da casa, ma anche ai post COVID-19 nel loro percorso di riabilitazione”.

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