Malattia di Kawasaki e coronavirus: esiste un collegamento?

PUBBLICATO IL 13 GIUGNO 2020

Il dottor Massimo Chessa, cardiologo al Policlinico San Donato, ci da il suo parere in merito alla possibile correlazione tra coronavirus e la rara sindrome pediatrica di Kawasaki. 

Una malattia rara, che colpisce tipicamente i bambini, ha destato grande interesse durante l’epidemia di COVID-19: parliamo della Sindrome di Kawasaki, una patologia infiammatoria che potrebbe avere dei collegamenti con il coronavirus SARS-CoV-2. 

Anche se i legami devono ancora essere studiati e accertati, è stato osservato un significativo aumento dell’insorgenza della malattia, in modo particolare nei bambini positivi al COVID-19. Sebbene nei bambini l’infezione si sviluppi tendenzialmente in forme lieve e la Sindrome di Kawasaki sia una malattia autolimitante, con un decorso stabile, è bene non sottovalutare le conseguenze che questo stato infiammatorio può provocare a livello cardiovascolare.

Il dottor Massimo Chessa, responsabile dell’unità di Cardiologia dei Congeniti Adulti all’IRCCS Policlinico San Donato, spiega cos’è la malattia e il possibile collegamento con l’epidemia di COVID-19.

Malattia di Kawasaki: come si manifesta e come si cura

Il nome deriva dal pediatra giapponese Tomisaku Kawasaki, che ha descritto per primo la malattia nel 1967 in Giappone, paese dove è più diffusa. 

“La malattia di Kawasaki - spiega il dottor Massimo Chessa -  è una malattia rara che colpisce prevalentemente i bambini sotto i 5 anni, soprattutto nei paesi asiatici, probabilmente per una componente genetica non ben definita. 

Nei paesi più sviluppati, nei bambini al di sotto dei 5 anni, ha un’incidenza variabile tra 1 caso ogni 6.000 e 1 caso ogni 20.000. Si tratta di una vasculite, un processo infiammatorio che interessa i vasi arteriosi di medio calibro. 

Si può manifestare con:

  • febbre elevata;
  • rush cutanei;
  • lesioni alle mucose.  

 Viene diagnosticata mettendo insieme sia i segni clinici, sia gli esami di laboratorio, come il conteggio delle piastrine che in genere è molto alto. 

Il trattamento è farmacologico, tramite la somministrazione endovena di immunoglobuline e l’assunzione di aspirina a dosaggi variabili in base alla fase”.

Possibili complicanze cardiovascolari

I piccoli pazienti affetti da Sindrome di Kawasaki sono seguiti dagli specialisti dell’IRCCS Policlinico San Donato, centro di riferimento per la patologia cardiache congenite e le sindromi rare che coinvolgono il sistema cardiovascolare dei bambini. 

Uno dei possibili effetti collaterali della malattia, se non trattata adeguatamente, è infatti la complicanza cardiaca

“La Sindrome di Kawasaki interessa principalmente i vasi arteriosi di medie dimensioni  - approfondisce il dottore -. Pur essendo una malattia autolimitante, gestibile, che consente a chi ne è affetto di svolgere una vita normale, esiste tuttavia la possibilità di un interessamento coronarico, la complicanza più temibile. 

È quindi necessaria la consulenza di un cardiologo ed esami specifici, come l’ecocardio, sia nella fase acuta, sia nel follow up”. 

Il legame con il COVID-19

Durante l’emergenza coronavirus, da una parte si notava come la percentuale di persone contagiate in età pediatrica fosse piuttosto bassa, mentre dall’altra si osservava un aumento dei casi di vasculiti nei bambini. 

“In particolar modo in Lombardia, nella zona di Bergamo - racconta il dottor Chessa -,  c’è stato un aumento di casi di Sindrome di Kawasaki, o per meglio dire Kawasaki like: un quadro clinico molto simile a quello della malattia. Da qui si è iniziato a indagare sull’origine di queste condizioni e si è acceso un faro sull’ipotetico legame con la malattia da coronavirus.

il COVID-19, infatti, è causa di vasculite, ovvero un quadro di severa infiammazione dei vasi sanguigni che, per le sue caratteristiche, si sovrappone alla Sindrome di Kawasaki. 

Il coronavirus, quindi, non farebbe insorgere la malattia rara: causerebbe invece uno stato infiammatorio che ricorda il quadro clinico della malattia di Kawasaki, soprattutto nelle sue forme atipiche.

Dagli studi condotti sui pazienti positivi al COVID-19, adesso si dice che addirittura il 50% dei bambini contagiati sviluppa questa complicanza. Siamo comunque fiduciosi nel dire che l’insorgenza di gravi complicanze nei bambini malati di COVID-19 sembra essere rara e la vasculite è una condizione gestibile”.

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