Digital Health e cardiopatie congenite
PUBBLICATO IL 24 GIUGNO 2020
Come l’innovazione tecnologica aiuta diagnosi e trattamenti: se ne parlerà al congresso IMAC 2020, online il 26 giugno, con l’esperienza del Policlinico San Donato.
Con il termine Digital Health (DH) si intende l’applicazione in campo sanitario delle innovazioni tecnologiche in ambito informatico: una sfida che il mondo della sanità sta affrontando con l’obiettivo di erogare servizi sanitari migliori.
Un tema di grande attualità che verrà discusso anche durante IMAC 2020, l’Italian Meeting on Adult with Congenital Heart Disease (venerdì 26 giugno, dalle 8.30 alle 17.00), il congresso che ogni due anni raduna all’IRCCS Policlinico San Donato i maggiori esperti nel campo delle cardiopatie congenite in età adulta, che in questa edizione si trasforma in webinar (clicca qui per maggiori informazioni).
Una lecture sarà infatti dedicata all’Intelligenza Artificiale, con gli interventi dell’Ing. Emiliano Votta del Politecnico di Milano, il Prof. Gerhard Diller dell’University Hospital Münster (Germania) e la Dott.ssa Elena Bonfiglioli di Microsoft: una panoramica sul suo utilizzo e funzionamento dal punto di vista ingegneristico, fino all’applicazione della tecnologia sui pazienti cardiopatici congeniti adulti.
L’IRCCS Policlinico San Donato, centro di riferimento internazionale per la cura e la ricerca nell’ambito delle cardiopatie congenite, è stato pioniere nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche in ambito medico, grazie a una proficua sinergia tra cardiochirurghi, cardiologi e bioingegneri.
Il dottor Alessandro Giamberti, responsabile delle unità di Cardiochirurgia Pediatrica e Cardiochirurgia dei Congeniti Adulti all’IRCCS Policlinico San Donato di Milano, ci spiega quali sono state le applicazioni della Digital Health e quali sono le prospettive future.
L’evoluzione delle tecnologie
“Abbiamo iniziato alcuni anni fa con la stampa dei modelli tridimensionali dei cuori con malformazioni congenite complesse - racconta il dottor Giamberti -. Grazie al successo delle stampanti 3D utilizzammo subito questa tecnologia per riprodurre in 3D l’anatomia del cuore dei pazienti e fare la simulazione delle procedure chirurgiche: questo ci ha dato un grande aiuto in caso di interventi complessi, soprattutto intracardiaci.
Poi c’è stata l’evoluzione verso il 4D flow: abbiamo associato al tridimensionale lo studio dei flussi, per studiare le possibili alterazioni dei flussi sanguigni in determinate patologie.
L’ulteriore evoluzione è stata l’utilizzo della realtà aumentata, degli ologrammi. Grazie a questa tecnologia siamo riusciti a eseguire un intervento che sembrava impossibile solo con il supporto delle tradizionali tecniche di imaging. È la storia di Melissa, una bambina con raro tumore cardiaco, che abbiamo operato a luglio 2019: con l’aiuto di un ologramma siamo riusciti a capire che quel tumore, posto all’interno del ventricolo sinistro, si poteva asportare senza danneggiare parti fondamentali del cuore”.
Tutto questo è possibile grazie al lavoro fianco a fianco di medici e ingegneri: “Noi facciamo i cardiochirurghi, ma abbiamo la fortuna di avere all’interno dell’IRCCS Policlinico San Donato un Laboratorio di Simulazione Computazionale e 3D. Il focus è lo sviluppo di un approccio ingegneristico alla medicina. Un team di bioingegneri ci supporta per sviluppare e applicare le innovazioni tecnologiche in ambito sanitario”.
I progetti futuri
“Stiamo indagando tutte le possibili applicazioni della tecnologia, andando anche oltre al supporto che questa ci può dare nella pianificazione e nell’esecuzione di interventi di cardiochirurgia complessi, altrimenti irrealizzabili - spiega il cardiochirurgo -.
Stiamo cercando di applicare la realtà aumentata alle tecniche mininvasive, per comprendere gli approcci mininvasivi migliori per il singolo paziente. Può fornire un contributo importante a decisioni tecniche della procedura: quale incisione realizzare, dove incidere, come arrivare alle parti del cuore su cui dobbiamo lavorare.
Non da ultimo, ci sono importanti innovazioni verso le quali ci stiamo muovendo, come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e l’implementazione della virtual clinic”.
La medicina personalizzata
Il fine ultimo è quello di sviluppare cure a trattamenti ad hoc per il singolo paziente. “Spesso si sentono critiche nei confronti di questo approccio tecnologico, accusando di favorire una medicina fredda, asettica.
Queste obiezioni sono mosse da non esperti del settore, perché in realtà, grazie alla tecnologia, stiamo andando nel senso opposto.
Parliamo di personalizzazione delle cure: con la digital health mettiamo a disposizione del singolo paziente tutti i più innovativi supporti tecnologici proprio per andare verso una medicina personalizzata, con cure e trattamenti costruiti ad hoc per le specificità del singolo paziente”.