Emergenza COVID-19: un servizio di supporto psicologico per pazienti e personale sanitario

PUBBLICATO IL 04 APRILE 2020

Al Policlinico San Donato i pazienti non sono lasciati soli. Telefonate, video chat e chat per ascoltare i malati e aiutare a risolvere ansia e stress

Una linea di supporto psicologico dedicata ai pazienti ricoverati positivi al COVID-19  e al personale schierato in prima linea per l’emergenza: è il servizio messo a punto dalla Psicologia Clinica dell’IRCCS Policlinico San Donato

Un sostegno che affianca le cure mediche e permette di dare sollievo agli stati di ansia e paura che, inevitabilmente, colpiscono i malati ricoverati. Non solo: anche medici, infermieri e operatori socio-sanitari dinanzi ad un’emergenza senza precedenti hanno bisogno di ascolto e supporto professionale per superare tensioni e criticità.

Il Dott. Edward Callus, responsabile del servizio di Psicologia Clinica, racconta l’iniziativa del Policlinico San Donato e fornisce qualche consiglio anche per i cittadini che, nel rispetto delle norme vigenti e al motto di #iorestoacasa, cercano un equilibrio durante il periodo di isolamento. 

Telefonate, chat e videochiamate per sostenere i pazienti

All’IRCCS Policlinico San Donato sono oltre 200 i pazienti ricoverati nei reparti di degenza, riorganizzati per far fronte al numeroso afflusso di contagiati, oltre a 28 posti di terapia intensiva per la gestione dei casi più gravi. 

Alla luce di questa emergenza, anche il team di psicologi e psicoterapeuti del servizio di Psicologia Clinica ha riformato la propria attività per essere “a fianco” dei pazienti isolati e con il supporto dei mezzi tecnologici, come spiega il dottor Callus:  “Come prevedono le linee guida e, dopo aver studiato l’esperienza cinese, abbiamo introdotto interventi telefonici, via chat e tramite videochiamate, a seconda delle esigenze del paziente e della gravità della sua condizione clinica. 

Chi ci chiede aiuto sono pazienti critici, con il casco per la respirazione, altri con crisi respiratorie che necessitano della mascherina dell’ossigeno, oppure quelli ospedalizzati, ma senza sintomi gravi. In base alle loro necessità e al grado di affaticamento, interveniamo per fornire un aiuto. 

È il personale sanitario che li ha in cura che ci segnala chi mostra un disagio psicologico o particolari difficoltà nell’affrontare la situazione”. 

Educazione al rilassamento e ascolto 

Alcuni pazienti potrebbero manifestare un disagio psicologico importante, avere difficoltà a dormire oppure soffrire in modo particolare la solitudine e l’abbandono.

“In questa situazione - approfondisce lo specialista -   è importante lavorare sull’educazione al rilassamento, sulla gestione dell’ansia e sull’accoglimento delle emozioni per poter tollerare al meglio l’isolamento.  

Questo è reso possibile grazie all’instaurarsi di una relazione di ascolto: è importante per i pazienti sapere che qualcuno è disponibile ad ascoltarli e ha una formazione specifica per farlo. In questi casi la tendenza è rassicurare, ma questo non è molto utile. È più opportuno empatizzare dicendo ‘parlami di cosa hai paura’, per accogliere sentimenti ed emozioni. 

Il paziente più grave che ho seguito, molto giovane, aveva manifestato un disagio psicologico importante perché il suo quadro clinico andava peggiorando. Abbiamo lavorato utilizzando tecniche di rilassamento, accoglimento emotivo e ascolto empatico, tramite chat e telefonate, che potevamo realizzare posizionando le cuffie sotto il casco della respirazione. 

Era consapevole dell’imminente necessità di essere intubato e l’affiancamento in questi momenti difficili è stato fondamentale.Ha superato la fase critica e qualche giorno fa è uscito dalla terapia intensiva”. 

Vi sono poi persone che non vogliono un aiuto psicologico, magari perché anziane e poco inclini al supporto emotivo da parte di professionisti.

 “Ci sono pazienti che hanno solo bisogno di essere ascoltati - spiega l’esperto - di riformulare i pensieri in modo positivo, oppure quelli che piangono perché soffrono molto la solitudine durante l’isolamento. È molto importante poter contare sul sostegno di una persona neutrale, fuori dalla cerchia di familiari, che sia disponibile ad ascoltare. I pazienti non sono soli: li seguiamo, li ascoltiamo, siamo in contatto con i medici per coadiuvare le informazioni e rafforzare i messaggi”. 

Richieste di aiuto dal personale sanitario

Sono sempre più i medici, gli infermieri, gli operatori socio-sanitari che si rivolgono al servizio di psicologia per avere un supporto nella gestione emotiva dell’emergenza: “Da quando abbiamo attivato il servizio – spiega Callus – le richieste aumentano di giorno in giorno. 

Abbiamo creato un modulo da compilare online che va a indagare quattro aree: 

  • depressione;
  • ansia;
  • stress post-traumatico;
  • insonnia. 

Valutiamo le risposte date e diamo un feedback quasi immediato circa la presenza di disturbi. 

Suggeriamo di ripetere il questionario dopo due settimane per monitorare lo stato psicologico; ai colleghi spetta la decisione se chiederci o meno aiuto. Anche in questo caso ascoltiamo e cerchiamo di educare al rilassamento. 

Le condizioni di stress sono elevate, da parte di tutti i professionisti: OSS, infermieri, medici che hanno la responsabilità di decidere le cure; in alcuni casi, purtroppo, gli stessi professionisti diventano pazienti. Forniamo supporto per via telefonica e, quando sarà possibile, realizzeremo dei gruppi di ascolto”. 

L’impatto su tutta la popolazione

La necessità di un intervento psicologico non riguarda solo la fase critica o i pazienti ospedalizzati: l’impatto di questa pandemia avrà purtroppo effetti di lungo termine su tutta la popolazione. 

“Molto dipende dal livello di esposizione di una persona: se ha familiari malati o deceduti, se si deve prendere cura di una persona anziana o fragile, oppure fa un lavoro più esposto a rischi, come i farmacisti, commessi o camionisti. 

Non avere problemi economici e poter continuare a svolgere la propria attività lavorativa, in sicurezza, sono senza dubbio fattori preventivi. La precarietà o la perdita del lavoro amplificano l’impatto psicologico della quarantena, senza dimenticare coloro che hanno problematiche pregresse come la predisposizione all’ansia o la depressione. 

Tutto si amplifica e la capacità di rilassamento diventa fondamentale”.

Come affrontare l’isolamento 

Per affrontare con maggiore serenità questo periodo di isolamento si suggerisce di:

  • evitare la sovraesposizione alle notizie: limitarsi a una fonte principale, non più di 2 volte al giorno;
  • dare una struttura alla giornata, creando una nuova routine;
  • mantenere i contatti con familiari e amici, con l’aiuto dei mezzi tecnologici; 
  • tenersi occupati con attività lavorative o hobby.

“È importante accogliere e condividere - commenta il dottore Callus -. Mi piace molto la frase ‘Hope for the best but prepare for the worst’: dobbiamo essere preparati, contribuire alla sicurezza della popolazione facendo i nostri sacrifici, ma non perdere la speranza nelle risorse di questo Paese”. 

Informazioni utili sul servizio

Il servizio è riservato ai dipendenti e ai pazienti ricoverati. È attivo dal lunedì alla domenica dalle 08:00 alle 20:00 ed è raggiungibile al numero 02-52774735, oppure mandando una mail a psicologia.PSD@grupposandonato.it con i recapiti per essere ricontattati. 

Covid-19 emergency: a psychological support service dedicated to hospitalized patients and medical staff

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