Pubalgia: sintomi e cura
PUBBLICATO IL 24 OTTOBRE 2019
La pubalgia, o sindrome retto adduttoria, è una patologia infiammatoria che provoca dolore anche intenso nella zona pubica, nella fase acuta.
E’ molto diffusa tra gli sportivi, ma può colpire anche chi non pratica sport a livello agonistico.
Il dottor Emanuele Franchi, responsabile dell’U.O di Ortopedia e Traumatologia presso l’Istituto Clinico Villa Aprica, ci spiega di cosa si tratta, come si diagnostica, come si cura
I sintomi
Il primo campanello di allarme è il dolore, come spiega il dottore: “La forma classica è caratterizzata da sintomatologia dolorosa nella regione pubica di intensità variabile.
Si va dal semplice fastidio sino al dolore acuto, che rende spesso difficile lo svolgimento delle normali attività.
Il dolore può comparire dopo gare o allenamenti, scomparire dopo il riscaldamento e ripresentarsi con il sovraccarico da allenamento”.
Le cause e i fattori di rischio
“Le cause della pubalgia, soprattutto nella forma classica, vanno ricercate in un sovraccarico funzionale relativo, ciò significa che anche un carico modestamente elevato può scatenare la pubalgia”.
Vi sono poi alcune condizioni ortopediche predisponenti come ad esempio la scoliosi, l’iper/ipolordosi lombare o il marcato varismo delle ginocchia.
La diagnosi
In genere la diagnosi si basa sulla raccolta dei dati anamnestici associata all’esame clinico ma, per maggior precisione, è necessario ricorrere anche a esami strumentali come:
· radiografia del bacino;
· risonanza magnetica che ci può dire molto sia sull’osso sia sul tessuto muscolo-tendineo interessato;
· ecografia soprattutto dinamica specie in presenza di edemi infiammatori, ematomi o lacerazioni tendinee.
Le cure: terapia conservativa, terapia fisica e terapia manuale
Le terapie per curare la pubalgia possono essere di diverso tipo: conservativa, fisica e manuale.
Le spiega lo specialista: “La terapia conservativa consiste nel correggere le cause meccaniche infiammatorie attraverso l’uso di rialzi e plantari correttivi.
Importante è la riduzione del carico funzionale e/o sportivo, ma evitando il riposo assoluto. Ci si può quindi avvalere di esercizi guidati dal fisioterapista e della ginnastica in acqua”.
“La terapia fisica - conclude Franchi - si avvale, invece, di onde d’urto, tecar terapia, laserterapia e ultrasuoni, mentre quella manuale di massoterapia muscolare e connettivale, stretching assistito e ginnastica eccentrica”.