Chirurgia dello scompenso cardiaco: cosa c’è di nuovo

PUBBLICATO IL 08 OTTOBRE 2019

Lo scompenso cardiaco è una patologia grave e rappresenta per le persone over 65 una delle prime cause di ricovero in ospedale. L’insufficienza cardiaca si verifica quando il cuore diventa troppo debole e non riesce più a pompare sangue in modo ottimale.

Il Prof. Francesco Donatelli, responsabile dell’U.O. di Cardiochirurgia Universitaria all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e Direttore della Cattedra di Cardiochirurgia all’Università degli Studi di Milano spiega cosa si intende per scompenso cardiaco e ne illustra le novità. 

La chirurgia dello scompenso cardiaco 

Cosa è la chirurgia dello scompenso cardiaco? Risponde il Dottore: “Si intende un complesso di procedure convenzionali che, da sole o opportunamente associate, sono in grado di migliorare la funzione della pompa cardiaca e di arrestare la progressione della malattia.

Un intervento di chirurgia dello scompenso cardiaco può comprendere la rivascolarizzazione miocardica, la correzione dell’insufficienza mitralica, la ricostruzione ventricolare sinistra (S.V.R. surgical ventricular reconstruction) e la resincronizzazione cardiaca”.

Il legame con la cardiopatia ischemica e l’intervento di bypass 

 “La cardiopatia ischemica – continua il Professore - rimane a oggi la causa più frequente di scompenso cardiaco. Dopo più di 40 anni di chirurgia coronarica, non sono stati ancora chiariti del tutto il ruolo e i potenziali benefici della rivascolarizzazione miocardica isolata nei pazienti con cardiopatia ischemica e scompenso cardiaco.

Tuttavia, l’indicazione al bypass aortocoronarico nella cardiomiopatia ischemica può essere posta in caso di stenosi critica del tronco comune della coronaria sinistra o di lesioni a questa anatomicamente equivalenti, e in caso di coronaropatia trivascolare che coinvolge la porzione prossimale dell’arteria discendente anteriore.

L’intervento di bypass aortocoronarico viene anche raccomandato in caso di disfunzione ventricolare sinistra, se è presente una quota significativa di miocardio vitale non contrattile e suscettibile di rivascolarizzazione”.

Le novità del campo: le nuove tecniche di bypass

Il Prof. Donatelli spiega le novità in questo campo: tra di esse, la possibilità di eseguire il bypass coronarico con tecniche volte a ridurre il più possibile il rischio legato all’intervento, pur garantendo il risultato migliore in termini di perfusione del miocardico.

“Si tratta della rivascolarizzazione miocardica arteriosa con o senza l’impiego della circolazione extracorporea (tecniche off-clamp e off-pump) e della rivascolarizzazione miocardica ibrida, che prevede l’esecuzione del bypass coronarico arterioso sulla coronaria più importante, completando successivamente la procedura con angioplastica e stenting coronarico in sala di emodinamica”.

L’esperto chiarisce quando si verifica l’insorgenza di insufficienza mitralica: “L’insorgenza di insufficienza mitralica si verifica frequentemente nei pazienti affetti da scompenso cardiaco e cardiomiopatia come conseguenza di molteplici meccanismi fisiopatologici. L’insufficienza valvolare mitralica contribuisce anche ad un ulteriore peggioramento della disfunzione, favorendo un processo di sfavorevole rimodellamento del ventricolo sinistro.

La correzione dell’insufficienza mitralica sembra avere un impatto favorevole su sintomi, qualità di vita e sopravvivenza. La pratica di correggere il rigurgito mitralico, mediante riparazione o sostituzione valvolare, si è progressivamente affermata nell’ambito della chirurgia dello scompenso cardiaco, con una preferenza per l’anuloplastica mitralica nei confronti della sostituzione valvolare”.

La procedura di Ricostruzione Ventricolare Sinistra (SVR) 

Il Prof. Donatelli spiega la procedura di Ricostruzione Ventricolare Sinistra (SVR): “Ha l’obiettivo di escludere aree di parete miocardica non contrattile restituendo al ventricolo sinistro dimensioni e forma più vicine a quelle fisiologiche. L’importanza di associare all’intervento di rivascolarizzazione miocardica una riduzione dei volumi del ventricolo sinistro mediante SVR risiede nella convinzione che senza un’adeguata riduzione del sovraccarico di lavoro, determinato dalla dilatazione patologica del ventricolo sinistro, la perfusione miocardica rimanga subottimale anche dopo l’esecuzione di bypass aortocoronarico. Questo tipo di intervento, nel quale Gruppo San Donato è leader da anni, dimostra ancora oggi degli ottimi risultati immediati e a distanza”.

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