Fistole anali complesse: agli Istituti Clinici Zucchi si curano anche con le cellule mesenchimali

Fistole anali complesse: agli Istituti Clinici Zucchi si curano anche con le cellule mesenchimali

PUBBLICATO IL 30 MAGGIO 2025

Fistole anali complesse: agli Istituti Clinici Zucchi si curano anche con le cellule mesenchimali

PUBBLICATO IL 30 MAGGIO 2025

La fistola anale complessa è una patologia rara che, quando presente, influisce negativamente sulla vita di tutti i giorni provocando dolore, secrezioni, infezioni ricorrenti e, nei casi più gravi, compromissione della continenza. È una condizione che può avere esiti anche gravi se non correttamente trattata, in quanto coinvolge i muscoli adibiti al controllo della continenza anale. 

Presso gli Istituti Clinici Zucchi, è possibile affrontare questa patologia anche grazie a un trattamento innovativo basato sull’uso di cellule mesenchimali, che offre nuove prospettive di guarigione minimizzando i rischi.

Una corretta gestione e un approccio mirato diventano quindi cruciali, ne parliamo con il professor Angelo Guttadauro, Responsabile dell’Unità Operativa Clinicizzata di Chirurgia Generale, sede del Centro per la cura delle patologie Proctologiche e del Pavimento Pelvico presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza.

 

Cosa sono le fistole anali e come si classificano

Con fistola anale si intende una condizione in cui si forma una comunicazione, attraverso un canalino anomalo (detto canale fistoloso) più o meno complesso, tra l’interno del canale anale e l’esterno della cute perianale.

“Una fistola anale regredisce spontaneamente di rado, perché vi è un continuo transito di germi e batteri insieme al materiale fecale presente nel canale anale. Questa continua contaminazione rende la patologia cronica, ovvero che non si risolve né migliora nel tempo se non attraverso un trattamento mirato”, spiega il professor Guttadauro.

Le fistole anali si possono classificare in base alla loro complessità ed è possibile distinguerle in 2 principali differenti macro categorie. Le fistole anali semplici sono canalini che attraversano la mucosa anale e/o il muscolo sfintere interno e si aprono nella pelle perianale; il trattamento di queste non compromette significativamente la continenza. 

Le fistole anali complesse, invece, includono:

  • le fistole transfinteriche, che attraversano il muscolo sfintere esterno, responsabile della continenza; 
  • le fistole sovrasfinteriche ed extrasfinteriche, che si estendono oltre i muscoli, coinvolgendo anche il pavimento pelvico. 

Il trattamento chirurgico di queste fistole potrebbe indebolire l’apparato muscolare  compromettendo la continenza.

 

Le cause di insorgenza delle fistole anali complesse

“Le fistole anali complesse sono una patologia che colpisce circa l’1% della popolazione, prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età - spiega lo specialista –. Queste fistole hanno necessità di una corretta diagnosi, tempestiva, e di un trattamento specifico”.

Le cause di insorgenza di questa patologia possono essere differenti e tra le principali è possibile individuare:

  • ostruzione e infezione delle ghiandole secernenti del canale anale;
  • un ascesso anale, un'infezione perianale più estesa che causa gonfiore e dolore e può evolvere in una fistola.

Una fistola complessa può svilupparsi anche in presenza di malattie infiammatorie come, ad esempio:

  • Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), come il morbo di Crohn; 
  • idrosadenite suppurativa;
  • ragadi;
  • neoplasie; 
  • secondariamente a interventi di chirurgia anale.

 

La diagnosi delle fistole anali complesse

“La diagnosi di fistola anale complessa prevede una prima visita specialistica, in cui il chirurgo esamina direttamente la presenza di un tragitto fistoloso nella sede del canale anale. 

Per le fistole più complesse il ricorso all’utilizzo della diagnostica per immagini è fortemente consigliato. L’ecografia transanale o la risonanza magnetica, infatti, possono essere molto utili per mappare con precisione il percorso del tramite fistoloso e valutare eventuali complicazioni (ascessi), precisandone la sede e il rapporto con i muscoli circostanti”, spiega il professor Guttadauro.

 

Il trattamento chirurgico delle fistole anali complesse

I trattamenti delle fistole anali, come già specificato, dipendono strettamente dal grado di complessità della patologia stessa e dal rischio di compromissione della muscolatura sfinterica che controlla la continenza fecale. 

“Interferire con i muscoli responsabili della continenza fecale comporta sempre dei rischi che possono essere lievi, ma, in alcuni casi, anche gravi. È fondamentale quindi cercare di offrire al paziente la soluzione più appropriata per il suo problema, preservando il più possibile la sua funzione defecatoria, prevenendo il rischio di incontinenza”, afferma lo specialista.

Uno dei procedimenti chirurgici più comuni impiegati per trattare le fistole, soprattutto quelle complesse, è il cosiddetto metodo del “setone in trazione”.

“Questa antica tecnica prevede l’utilizzo di un filo, il setone appunto, che viene inserito dal chirurgo attraverso l’intero tragitto del canale fistoloso e posto in trazione. Questo filo permette il lento processo di cicatrizzazione del tragitto fistoloso – aggiunge il professore –. 

Questo metodo ha una buona percentuale di successo. Tuttavia, ha una convalescenza dolorosa che può richiedere settimane o anche mesi prima della risoluzione completa della patologia e non è privo del rischio di indebolimento della muscolatura sfinterica.

Altri trattamenti prevedono:

  • l'uso di colle biologiche, come le colle di fibrina, iniettate nel canalicolo fistoloso per agevolarne la chiusura;
  • il trattamento con plug biocompatibili (piccole garze biocompatibili) che, inseriti nella fistola, promuovono la guarigione del tragitto fistoloso; 
  • trattamenti del tragitto tramite laser o elettrocoagulazione video assistita.

“Tuttavia, tutte queste opzioni hanno tassi di successo variabili e potrebbero non essere efficaci in tutti i casi”, afferma il professore.

 

Il trattamento con uso di cellule mesenchimali agli Istituti Clinici Zucchi

Un approccio chirurgico innovativo, a oggi disponibile, per il trattamento delle fistole anali e nello specifico di quelle complesse, che tiene conto della complessità della fistola e dei muscoli coinvolti, prevede l’utilizzo delle cellule mesenchimali, ovvero cellule staminali che hanno origine dal mesoderma (uno dei foglietti embrionali da cui originano i tessuti muscolari).

“Questo approccio, utilizzato anche presso gli Istituti Clinici Zucchi, sfrutta le capacità rigenerative delle cellule staminali per: 

  • riparare i tessuti danneggiati;
  • stimolare la guarigione del tragitto fistoloso. 

In questo trattamento, le cellule staminali vengono prelevate direttamente dal tessuto adiposo presente nell’addome del paziente, tramite una procedura del tutto simile alla liposuzione. Una volta estratto il campione, le cellule vengono trattate e reintrodotte, durante la stessa seduta chirurgica, nel sito della fistola per favorirne la guarigione. 

Questo metodo chirurgico mininvasivo permette il trattamento della fistola con abolizione del rischio di incontinenza

Il trattamento delle fistole anali complesse con uso cellule mesenchimali è, nella nostra esperienza, un intervento con una buona percentuale di riuscita (superiore > 70%)”, conclude il professor Guttadauro.