Fistole anali: al Policlinico San Donato un nuovo approccio con tecnologia LASER

Fistole anali: al Policlinico San Donato un nuovo approccio con tecnologia LASER

PUBBLICATO IL 17 SETTEMBRE 2025

Fistole anali: al Policlinico San Donato un nuovo approccio con tecnologia LASER

PUBBLICATO IL 17 SETTEMBRE 2025

Le fistole anali sono una condizione infiammatoria delicata e complessa, che può causare dolore, secrezioni, disagio nella vita quotidiana e, nei casi più gravi, infezioni ricorrenti. 

Per questi motivi, il trattamento è spesso chirurgico. Fino a tempi recenti, la tecnica più utilizzata prevedeva l’impiego del setone: un filo medico che veniva inserito all’interno della fistola. 

Oggi però, all’IRCCS Policlinico San Donato, si sta affermando un approccio completamente diverso con metodologia LASER, che supera i limiti della tecnica tradizionale e punta a una risoluzione più rapida, meno invasiva e con un impatto minore sulla vita dei pazienti.

Per capire meglio in cosa consiste questo nuovo approccio, abbiamo intervistato il dottor Angelo Stuto, primario dell’Unità di Chirurgia ColoProctologica e del Pavimento Pelvico all’IRCCS Policlinico San Donato, che ci spiega i dettagli della tecnica innovativa. Una scelta che segna un importante passo avanti nel trattamento delle fistole anali.

 

Il metodo tradizionale del setone: perché oggi non basta più

Per molti anni, il setone è stato considerato la tecnica di riferimento nel trattamento delle fistole anali complesse

Si tratta di un filo medico (solitamente in silicone o altro materiale biocompatibile) che viene inserito all’interno del canale fistoloso per mantenere aperto il passaggio e favorire il drenaggio delle secrezioni infette, riducendo così il rischio di ascessi e complicanze.

Tuttavia, questo metodo presenta una serie di criticità che oggi spingono molti specialisti a cercare alternative più efficaci e meno invasive. 

I limiti della tecnica con il setone

Come spiega il dottor Angelo Stuto: “Il setone, per anni considerato lo standard nella gestione delle fistole anali complesse, presenta diversi limiti. Può creare false strade e falsi orifizi, cioè deviazioni del percorso fistoloso che complicano ulteriormente la situazione. 

Inoltre, può allargare in modo incontrollato l’orifizio interno della fistola, rendendo poi più difficile un intervento chirurgico risolutivo. 

Paradossalmente, non sempre garantisce un drenaggio efficace dell’infezione, che è proprio l’obiettivo per cui viene utilizzato. 

Senza contare che non tutti i pazienti lo tollerano bene: può causare dolore, fastidio continuo e disagio nella vita quotidiana, anche per periodi prolungati”.

 

Il nuovo approccio con il laser per le fistole anali criptoghiandolari

Presso l’IRCCS Policlinico San Donato è stato introdotto un nuovo approccio chirurgico con tecnologia LASER per il trattamento delle fistole anali criptoghiandolari, che rappresenta un vero cambio di paradigma rispetto alle tecniche tradizionali. In particolare, questa metodica viene applicata alle cosiddette fistole "vergini", cioè non ancora sottoposte a interventi chirurgici.

L’obiettivo è affrontare la patologia fin da subito in modo risolutivo: “Abbiamo deciso di cambiare completamente prospettiva. Oggi trattiamo le fistole anali criptoghiandolari direttamente con una tecnologia LASER, senza utilizzare il setone e senza manipolare l’ano, ovvero evitando qualsiasi accesso transanale”.

La tecnica si basa sull’utilizzo di una fibra laser inserita all’interno del tragitto fistoloso, che emette energia termica mirata per sigillare il canale dall’interno. Questo consente di "asciugare" la fistola, cioè: 

  • ridurre l’infiammazione; 
  • favorire la chiusura del tragitto senza doverlo aprire chirurgicamente.

I vantaggi della tecnica

Il vantaggio principale è un minore trauma per i tessuti, con conseguente: 

  • riduzione del dolore post-operatorio;
  • tempi di recupero più rapidi; 
  • impatto minimo sulla continenza e sulla funzionalità ano-rettale. 

Inoltre, grazie all’approccio mini-invasivo, l’intervento può essere ripetuto o seguito, se necessario, da una seconda procedura più mirata.

“Lo scopo – aggiunge il dottor Stuto – è asciugare la fistola, ridurre il trauma chirurgico e predisporre eventualmente un secondo intervento solo se davvero necessario”.

Si tratta quindi di una strategia conservativa, ma allo stesso tempo efficace, che punta a migliorare la qualità della vita del paziente già dalla prima operazione.

 

I vantaggi concreti per il paziente

“Questo approccio limita il rischio di incontinenza, che rappresenta una delle principali preoccupazioni dei pazienti candidati a intervento per fistola anale. Inoltre, evita l’allargamento dell’orifizio interno, riduce i tempi di recupero, e permette di intervenire nuovamente in modo più semplice se la fistola non si chiude del tutto - chiarisce Stuto -.

A 6 mesi dall’adozione sistematica di questa tecnica, stiamo riscontrando risultati molto positivi. I pazienti riferiscono: 

  • maggiore comfort post-operatorio; 
  • meno dolore; 
  • rapido ritorno alla vita quotidiana. 

In particolare, la tecnica si è dimostrata altamente efficace su fistole già asciutte, dove l’intervento è spesso risolutivo fin da subito”, conclude il primario.