
Cibo ed emozioni, un rapporto delicato
PUBBLICATO IL 16 MAGGIO 2025
Mangiare è un’azione che per molte persone è assolutamente normale e naturale, ma che non va banalizzata. È capitato a tutti di mangiare per conforto in modo esagerato, in un momento di stress o non riuscire neppure a “buttare giù’” un boccone perché si è troppo tristi e lo stomaco sembra chiuso. Sono tutte situazioni che ci fanno capire che legato al cibo c’è un mondo di emozioni.
Ne parliamo con la dott.ssa Alessandra Sfondrini, psicologa e psicoterapeuta presso l’Unità operativa di Chirurgia bariatrica dell’Istituto Clinico Beato Matteo.
L’importanza delle emozioni: capirsi per vivere bene anche a tavola
Le emozioni che proviamo sono tante, dalle mille sfumature. Alcune si intrecciano tra di loro e non sono sempre ben decifrabili e gestibili.
Quando non riusciamo ad ascoltarci davvero e a capire cosa stiamo provando, in modo più o meno inconscio cerchiamo delle strategie per lenire il nostro dolore, il senso di frustrazione, la rabbia o altre sensazioni. Premiarsi con un bel dolce in un momento di gioia o per consolarsi dopo una giornata non proprio positiva è una cosa che facciamo spesso e non c’è nulla di male. Ma la problematicità emerge quando le abitudini alimentari risentono in modo eccessivo e quasi totalizzante dell’andamento delle nostre emozioni, mettendo a volte a rischio addirittura la salute psicofisica.
“Possiamo parlare di buona gestione delle emozioni - ci spiega la dott.ssa Sfondrini – quando siamo in grado di riconoscere ciò che proviamo e quando il vissuto emotivo non è un magma indistinto, ma un insieme di sensazioni e pensieri che si è in grado di maneggiare. Infatti, se riusciamo ad ascoltarci, ad accettare le nostre emozioni senza giudicarle, possiamo trovare diverse modalità adattive per elaborarle e regolarle senza ricorrere necessariamente al cibo”.
Quando il rapporto tra cibo ed emozioni diventa disfunzionale
Il rapporto tra cibo ed emozioni diventa disfunzionale quando alimentarsi, o non farlo, diventa l’unica strategia per gestire le nostre emozioni.
“Sovente – specifica la specialista - succede che si crei una via preferenziale di scarico emotivo per cui, senza che l’emozione sia compresa e accettata, venga ‘agita’ attraverso comportamenti alimentari impulsivi, compulsivi o restrittivi. I casi più eclatanti sono:
- binge eating (abbuffata di cibo);
- bulimia, in cui dopo i pasti segue l’eliminazione del bolo tramite vomito, uso di lassativi o eccesso di attività fisica;
- anoressia, in cui la persona che ne soffre evita di mangiare per paura di ingrassare. Chi ne è colpito soffre di un’alterazione dell’immagine corporea.
Esistono però forme meno patologiche che non vengono caratterizzate in un disturbo preciso, perché non così eclatanti per gravità, ma che sono pur sempre anomalie del comportamento alimentare. Da qui l’importanza di un auto-analisi e dell’affidarsi a un aiuto esperto se il comportamento alimentare diventa troppo controllato o specchio di un malessere o disagio più profondo.
I rischi che possono derivarne
I rischi che sottendono questi atteggiamenti alimentari sono il permanere in situazioni di disagio senza arrivare a identificare la sofferenza sottostante. Spiega la dottoressa Sfondrini: “Ciò porta a sviluppare schemi comportamentali che si ripetono nel tempo e che portano con loro:
- frustrazione e senso di colpa;
- peggioramento dell’autostima;
- possibile aumento o perdita di peso;
- insoddisfazione corporea;
- disturbi alimentari”.
I consigli della psicologa per normalizzare il rapporto cibo/emozioni
“Le strategie per normalizzare il rapporto cibo/emozioni – precisa la specialista - partono da un lavoro di consapevolezza emotiva in cui impariamo a leggerci e a dare un nome alle nostre emozioni.
Da qui si può poi cercare di coltivare un rapporto più positivo con il cibo attraverso un approccio consapevole all’alimentazione come, ad esempio, la mindful-eating. Questo ‘atteggiamento nuovo’ consiste nell’imparare a prestare attenzione al momento presente, al momento in cui mangiamo, a cosa mangiamo e alle sensazioni che sentiamo possano riconnettere l’alimentazione al suo ruolo primario di nutrire il corpo.
Parallelamente, riconoscendo le nostre dinamiche interne, possiamo utilizzare strategie alternative per gestire stress ed emozioni come:
- l’attività fisica;
- la meditazione;
- una doccia rilassante;
- parlare con un amico.
Certamente in situazioni persistenti, il supporto psicologico è molto importante per poter intraprendere questo lavoro di conoscenza”.