Che cos'è il Binge Eating Disorder?
PUBBLICATO IL 15 MARZO 2023
Il termine binge eating significa letteralmente ‘abbuffata di cibo’. Chi ne soffre vive situazioni ricorrenti in cui assume grandi quantità di cibo in un tempo relativamente breve, perdendo il controllo su cosa e quanto stia mangiando.
In occasione della Giornata Mondiale dei Disturbi del Comportamento Alimentare che si celebra oggi, mercoledì 15 marzo 2023, approfondiamo la tematica con la dott.ssa Maria Paola Bertani, dietista dell’Unità Operativa di Chirurgia Bariatrica dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano e dell’U.O. Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano.
Cos’è e in cosa consiste il disturbo da alimentazione incontrollata
Il binge eating è un disordine alimentare tra i più diffusi dei nostri tempi e si accompagna a stati depressivi spesso cronici. Le crisi iperfagiche compulsive, manifestazione di un disagio psicologico, sono seguite da senso di colpa e vergogna e, nella maggior parte dei casi, inducono chi ne soffre a mangiare in solitudine o di nascosto.
“Quando gli episodi di binge eating sono ricorrenti, almeno 1 volta a settimana, per un periodo di almeno 3 mesi consecutivi – spiega la specialista - si fa diagnosi di Disturbo da Alimentazione Incontrollata”.
A differenza del disturbo bulimico, chi soffre di BED (Binge Eating Disorder) non mette in atto sistematicamente comportamenti compensatori per controllare il peso, come vomito, abuso di lassativi, digiuno o eccessivo esercizio fisico. Tipico invece è vivere, ma in modo compulsivo e metodico questi eccessi alimentari, seguiti in genere da un grande senso di sconforto e inadeguatezza.
Chi soffre di Binge Eating Disorder
Attualmente, il Binge Eating Disorder è considerato un disturbo del comportamento alimentare molto diffuso e si ritiene colpisca il 2-3% della popolazione generale adulta.
“La sua prevalenza – precisa la dottoressa - cresce parallelamente al grado di sovrappeso. Studi effettuati sulla popolazione italiana dimostrano che il disturbo si riscontra in prevalenza nei soggetti obesi e che in quelli che intendono sottoporsi a interventi di chirurgia bariatrica il disturbo supererebbe addirittura il 50%”.
A soffrire del Disturbo da Alimentazione Incontrollata sono prevalentemente le donne; tuttavia, tra tutte le malattie psichiatriche legate all’alimentazione, come anoressia e bulimia, il Binge Eating Disorder ha anche una forte incidenza nel sesso maschile.
Si ritiene che questo disturbo colpisca maggiormente tra i 20 e i 30 anni, anche se indagini retrospettive hanno rivelato che la perdita di controllo sul cibo esordisca ben prima dei 20 anni. Questo lasso di tempo tra esordio e diagnosi potrebbe in parte spiegare la tendenza alla cronicizzazione del disturbo.
I sintomi del disturbo da alimentazione incontrollata
Il sintomo più eclatante è la crisi iperfagica che, sul piano psicologico, si associa a un tono basso di umore, bassa autostima e dispercezione corporea.
“Inoltre - sottolinea la specialista -, chi soffre di Disturbo da Alimentazione Incontrollata corre il rischio di sviluppare nel tempo le complicanze tipiche dell’obesità come:
- diabete;
- apnee notturne;
- malattie cardiovascolari;
- neoplasie maligne”.
Il peso eccessivo e la sofferenza psicologica provocano poi difficoltà nei rapporti interpersonali e problematiche nelle relazioni sociali che possono spingere a un progressivo isolamento. Le implicazioni psicologiche, insieme alle complicanze mediche, determinano un significativo peggioramento della qualità di vita in chi ne soffre.
Le Cause
Sulle cause scatenanti il Binge Eating Disorder, in letteratura viene spesso citata la teoria multifattoriale che comprende fattori:
- genetici;
- neuroendocrini;
- evolutivi;
- affettivi;
- sociali.
La dott.ssa Bertani ci spiega che non sono molti gli studi sulle influenze genetiche nel Binge Eating Disorder, ma alcuni dati indicano che la prevalenza del disturbo è più elevata in individui che hanno almeno un parente di primo grado che soffre di questa stessa patologia.
Tra i fattori sociali sembrerebbero rivestire un ruolo fondamentale un’infanzia difficile anche per via della presenza di disturbi depressivi nei genitori, tendenza all'obesità e ripetuta esposizione a commenti negativi riguardo la sfera alimentare e della percezione corporea.
“Nella patogenesi delle abbuffate, gli ormoni potrebbero avere un ruolo importante, ma anche il contesto e i fattori sociali; soggetti dal livello culturale basso ne sono più colpiti”, sottolinea la specialista.
Diagnosi
“Innanzitutto – spiega la dott.ssa Bertolani - è necessario fare una corretta diagnosi. È importante che nella valutazione di ogni paziente obeso venga indagata con attenzione l’eventuale presenza di un Disturbo da Alimentazione Incontrollata, perché il soggetto non solo tende a mascherarlo per disagio o senso di colpa, ma talvolta non è nemmeno pienamente consapevole della presenza di una condotta alimentare disfunzionale”.
La diagnosi è di competenza dei centri specialistici per DCA o obesità, a cui è opportuno rivolgersi per un corretto inquadramento diagnostico e per un approccio terapeutico mirato.
Criteri diagnostici del Binge Eating Disorder secondo il DSM-5
Per avere un quadro più preciso del disturbo, si riportano i criteri diagnostici del Binge Eating Disorder secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5):
- Ricorrenti episodi di abbuffate. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi gli aspetti seguenti:
- mangiare, in un periodo definito di tempo (per esempio, un periodo di 2 ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili;
- sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per esempio, sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
- Gli episodi di abbuffata sono associati a 3 (o più) dei seguenti aspetti:
- mangiare molto più rapidamente del normale;
- mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni;
- mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati;
- mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando;
- sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o assai in colpa dopo l’episodio.
- È presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.
- L’abbuffata si verifica, in media, almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi.
- L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate, come nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.
“Nella diagnosi di BED – continua poi la dottoressa - ci si avvale anche di test psicometrici come quello della Binge Eating Scale. La BES (Gormally et. al, 1982) è una scala che misura la gravità del sintomo a livello comportamentale ed esamina i sentimenti che accompagnano l’episodio. Analizza in particolare il senso di perdita di controllo e quello di colpa”.
Come si cura
Obiettivo primario del trattamento è l’interruzione del binge eating, del comportamento alimentare malato.
“Focalizzandosi esclusivamente sulla perdita di peso – sottolinea la dottoressa - si rischia di innescare un circolo vizioso controproducente. Infatti la dieta, soprattutto se rigida, aumenta la fame, tende a scatenare le abbuffate, in un’alternanza deleteria di calo ponderale e recupero del peso che nel tempo aggrava la condizione di obesità. Questa tendenza è ancora più frequente nei pazienti con Disturbo da Alimentazione Incontrollata che hanno maggiore difficoltà nell’aderire alle diete e maggiore facilità alle ricadute.”
Secondo le linee guida attuali, il trattamento terapeutico-riabilitativo migliore per l’obesità e per la BED deve essere condotto da un team multidisciplinare di specialisti integrati tra loro composto da:
- psicologi e psichiatri;
- medici internisti;
- endocrinologi;
- dietisti;
- fisioterapisti.