Grasso viscerale: cos’è, sintomi e strategie per eliminarlo

Grasso viscerale: cos’è, sintomi e strategie per eliminarlo

PUBBLICATO IL 21 LUGLIO 2025

Grasso viscerale: cos’è, sintomi e strategie per eliminarlo

PUBBLICATO IL 21 LUGLIO 2025

Il grasso viscerale è un tipo di tessuto adiposo che avvolge gli interni della cavità addominale, come fegato e intestino. A differenza del grasso sottocutaneo (il grasso “comune”), il grasso viscerale può essere pericoloso per la salute, poiché aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e infiammazioni croniche. 

Scopriamo come riconoscerlo e cosa fare per prevenirlo o diminuirlo con l’aiuto della dottoressa Cristina Robba, nefrologa, referente dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica del Policlinico San Marco.

 

Cos’è il grasso viscerale 

“Tipicamente per grasso viscerale si intende un grasso di deposito cosiddetto ‘ectopico’, ossia situato fuori dai normali tessuti deputati al deposito di grasso (come la sottocute), ma in zone più profonde. È presente infatti attorno agli organi interni, come fegato e intestino, e si trova anche attorno al cuore - sottolinea la dottoressa Robba -. 

Si tratta di un grasso quindi che può essere considerato disfunzionale. A differenza del grasso sottocutaneo, infatti, non è inerte: 

  • è metabolicamente attivo;
  • può avere effetti negativi sulla salute”.

 

Come si riconosce e come si misura il grasso viscerale

Il metodo più semplice per determinare la quantità di grasso viscerale è sicuramente la misurazione della circonferenza addominale.  

“Valori di circonferenza addominale superiori a 94 cm nell’uomo e a 80 cm nella donna indicano aumentata presenza di grasso viscerale e un conseguente aumentato rischio cardio-metabolico. 

Valori superiori a 102 cm  nell’uomo e a 88 cm  nella donna indicano un elevato rischio cardiometabolico - sottolinea la dottoressa Robba -. 

Anche alcuni apparecchi bioimpedenziometrici per l’analisi della composizione corporea sono in grado di riconoscere e misurare il grasso viscerale, dando un valore più puntuale e preciso della quantità di grasso presente a livello addominale”.  

Ci sono poi altri esami che possono dare un’indicazione della quantità di grasso viscerale: 

  • la DEXA (Dual Energy X-ray Absorptiometry), analisi diagnostica eseguita attraverso l’esecuzione di una MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) con tecnica DEXA. Essendo un esame radiologico, che quindi espone a dosi seppur minime di raggi X, non può essere utilizzato routinariamente;
  •  l’ecografia, che però è un esame in questi casi molto operatore dipendente. 

“Nella pratica clinica, quindi, la misurazione della circonferenza addominale, il rapporto fianchi-vita e la bioimpedenziometria sono le metodiche più facilmente applicabili”, continua la specialista.

 

Perché è pericoloso per la salute

Il grasso viscerale ha caratteristiche morfologiche e funzionali diverse rispetto al tessuto adiposo sottocutaneo, che lo rendono pericoloso per l’organismo. Gli adipociti che lo compongono sono infatti più piccoli di quelli sottocutanei e soprattutto più “attivi” dal punto di vista metabolico e hanno quindi la capacità di alterare il metabolismo e favorire lo sviluppo di molte malattie croniche

Il grasso viscerale agisce quindi in diversi modi:

  • produce sostanze infiammatorie. Il grasso viscerale rilascia citochine pro-infiammatorie che promuovono uno stato di infiammazione cronica di basso grado, collegato allo sviluppo di malattie cardiovascolari, insulino-resistenza e diabete tipo 2;
  • altera il metabolismo di glucosio e lipidi. Gli adipociti che compongono il grasso viscerale sono dotati di maggiore attività “lipolitica”. La conseguenza è un’eccessiva liberazione di acidi grassi liberi nel sistema circolatorio che vanno a stimolare la gluconeogenesi epatica (cioè la sintesi del glucosio), aggravando l’iperinsulinemia e l’insulino resistenza;
  • favorisce l’aterosclerosi. Aumenta i livelli di colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue, riduce il colesterolo buono (HDL) e contribuisce alla formazione di placche nelle arterie, aumentando il rischio di infarto e ictus.

“È bene sottolineare che l’aumento del grasso viscerale incrementa significativamente il rischio cardiovascolare indipendentemente dalla quantità totale di tessuto adiposo presente in un organismo. Questo vuol dire che anche una persona apparentemente magra, ma con accumulo di grasso viscerale, può essere a rischio”, avverte la dottoressa.

 

Le cause più comuni dell’aumento del grasso viscerale

Le cause principali dell’aumento di grasso viscerale sono:

  • il sovrappeso;
  • l’obesità;
  • un eccesso di zuccheri e grassi nell'alimentazione;
  • uno stile di vita sedentario. 

 

Le patologie collegate al grasso viscerale

“L’associazione di aumentato grasso viscerale con infiammazione, insulino resistenza, alterazioni della glicemia o diabete mellito, steatosi epatica (fegato grasso), aumento dei valori di colesterolo, trigliceridi, LDL e VLDL, formazione di placche ateromasiche (cioè placche di grasso sulle pareti delle arterie) si configura come sindrome metabolica, una condizione che contribuisce ad aumentare il rischio di aterosclerosi e il rischio cardiometabolico. 

Inoltre l’insulino resistenza, associata a obesità e aumentato grasso viscerale, incrementa il rischio di ipertensione” osserva la specialista. 

 

Le strategie per ridurlo in modo efficace

Negli ultimi anni, si sono sviluppati differenti approcci terapeutici per ridurre il grasso viscerale e quindi il rischio cardio metabolico. Questi comprendono:

  • l’alimentazione la (dieta mediterranea o dieta chetogenica con o senza meal replacement, ossia pasti sostitutivi);
  • la dieta chetogenica con o senza meal replacement (pasti sostitutivi);
  • l’attività fisica;
  • la terapia farmacologica dell’obesità.

Alimentazione equilibrata Il ruolo dell’alimentazione

Una corretta alimentazione equilibrata è il primo fondamentale passo non solo per prevenire, ma anche per ridurre il grasso viscerale e quindi il rischio cardiovascolare. 

“Nel caso del grasso viscerale l’alimentazione ha un valore terapeutico - conferma la dottoressa Robba -. Nel dettaglio deve:

  • essere ricca di fibre e alimenti a basso indice glicemico;
  • prevedere quantità adeguate di frutta e verdura;
  • essere priva di cibi processati;
  • essere accompagnata dalla diminuzione del consumo di alcoolici.

In associazione a un’alimentazione equilibrata, anche la cessazione del fumo, un regolare ritmo sonno-veglia con la diminuzione dello stress generalizzato sono tutte azioni preventive e migliorative sul rischio cardiovascolare mediato dall’aumento del grasso viscerale” suggerisce la specialista.

Attività fisica mirata

Una corretta alimentazione dovrebbe sempre essere accompagnata da una giusta “dose” di attività fisica. “L’attività fisica è uno strumento fondamentale per la salute metabolica e per la riduzione del grasso viscerale” conferma la dottoressa Robba. 

In particolare è consigliabile svolgere attività aerobica moderata o intensa (come camminata veloce, corsa, ciclismo, nuoto) per almeno 150–300 minuti a settimana, con esercizi di resistenza muscolare (come pesi o esercizi a corpo libero) almeno 2 volte a settimana. 

Questo approccio combinato è più efficace, secondo le evidenze scientifiche, nel ridurre il grasso viscerale rispetto al solo esercizio aerobico o alla sola dieta.

L’approccio farmacologico in caso di sovrappeso o obesità

In caso di sovrappeso importante e/o obesità, in associazione alla dieta, da qualche tempo è possibile avvalersi di un ulteriore supporto rappresentato dai cosiddetti “farmaci anti-obesità” che oltre a favorire la perdita di peso, e quindi anche di grasso viscerale, sembrerebbero avere anche un effetto protettivo rispetto al rischio cardiovascolare.  

“Attualmente l’approccio farmacologico si incentra principalmente sull’utilizzo di 2 molecole:

  • la semaglutide, un agonista del Glucagon like Peptide 1;
  • la tirzepatide, che agisce come agonista sia del recettore GLP-1 sia del GIP (peptide inibitorio gastrico).

“Questi 2 farmaci possono sicuramente rappresentare un valido aiuto in molti casi, ma è fondamentale che vengano prescritti dallo specialista dopo aver valutato attentamente le condizioni cliniche della persona ed eventuali controindicazioni al farmaco” puntualizza l’esperta.

 

Quando rivolgersi a uno specialista

“Quando la componente di grasso viscerale è aumentata è bene sottoporsi a un controllo clinico per impostare innanzitutto la terapia dietetica personalizzata più idonea alle esigenze del paziente, soprattutto se il grasso viscerale è associato a:

  • steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso); 
  • alterazioni anche modeste della glicemia
  • alterazioni dei grassi nel sangue

“Solo il medico potrà in quel caso valutare se vi è la necessità di intraprendere anche una terapia farmacologica associata o consigliere terapie dietetiche a indirizzo chetogenico” conclude la dottoressa Robba.