
All’Istituto Clinico San Siro il percorso per la cura della cataratta con impianto di lente intraoculare (IOL)
PUBBLICATO IL 09 GIUGNO 2025
“Bianco come l’acqua che cade giù”, è così che già i medici dell’antica Grecia descrivevano la cataratta in fase avanzata, riferendosi ai tipici riflessi biancastri che la pupilla assume in questa condizione.
La cataratta, patologia ben conosciuta, colpisce ogni anno milioni di persone al mondo e rappresenta ancora oggi la principale causa di riduzione visiva nella popolazione adulta e anziana.
La chirurgia della cataratta è una procedura ormai comune ed è l’unica strada percorribile per contrastarla in maniera mininvasiva e, nella maggior parte dei casi, risolutiva.
Parliamo della presa in carico del paziente, dell’inquadramento clinico per l’intervento chirurgico con l’impianto di lente intraoculare (IOL) e del follow up con il dottor Salvatore Giglio, Responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica dell’istituto Clinico San Siro di Milano.
Cos’è la cataratta e perché intervenire
“La cataratta è una patologia oculare molto frequente soprattutto dopo i 60 anni, in pazienti di ambo i sessi, che insorge con l’invecchiamento del cristallino.
È importante ricordare, però, che può insorgere anche in età giovanile, per cause specifiche come quelle metaboliche, traumatiche o farmacologiche”, afferma lo specialista.
La cataratta, principalmente (ma non esclusivamente) legata all’avanzare dell’età, nello specifico, è causata dalla perdita, progressiva nel tempo, di trasparenza della lente naturale dell’occhio posta dietro l’iride, il cristallino.
Questa opacizzazione del cristallino porta, inevitabilmente, ad alcune conseguenze dirette, che possono essere:
- visione annebbiata;
- percezione meno vivida dei colori;
- senso di abbagliamento in caso di esposizione a luce intensa;
- difficoltà di visione in attività quotidiane, come la lettura e la guida;
- difficoltà a riconoscere i volti.
“Prima che la vista peggiori a tal punto da interferire con la quotidianità è consigliabile rivolgersi a uno specialista in oculistica, per un’attenta valutazione e per definire l’eventuale necessità di sottoporsi a procedura chirurgica - specifica il dottor Giglio -.
A oggi l’unica procedura per contrastare la cataratta è la rimozione del cristallino, ormai opacato, e la sua sostituzione con una lente artificiale intraoculare calcolata sulle necessità di correzione di ogni paziente”.
L’intervento con la lente artificiale intraoculare (IOL)
L’intervento di cataratta è una procedura chirurgica minimamente invasiva che prevede la sostituzione del cristallino con lenti intraoculari ad hoc. Queste lenti intraoculari (IOL) possono anche:
- correggere difetti visivi preesistenti (come miopia, ipermetropia e astigmatismo);
- eliminare, il più delle volte, l’utilizzo di occhiali.
“Esistono diversi tipi di lenti IOL ciascuna con caratteristiche specifiche. La scelta più adatta viene sempre effettuata dallo specialista in base all’anatomia oculare e alle esigenze visive del paziente”, afferma il dottor Giglio.
Per chi è indicato l’intervento con impianto di lente intraoculare (IOL)
L’intervento è consigliato quando l’acutezza visiva, ovvero la capacità dell’occhio di percepire i dettagli nitidamente, si riduce intorno o sotto i 4/10. È anche possibile che il medico lo consigli in caso di:
- attività lavorative che richiedano una buona vista;
- disturbi di vista persistenti;
- patologie oculari che potrebbero aggravarsi.
“Rivolgersi a uno specialista e fare visite di controllo periodiche, permette di intervenire per tempo e ottenere un recupero più rapido”, afferma l’oculista.
La presa in carico del paziente all’Istituto Clinico San Siro
Il paziente con cataratta presso l’Istituto Clinico San Siro accede a una presa in carico completa.
“Tutto inizia con una visita oculistica, in cui si valuta l’acutezza visiva ancora presente e l’eventuale possibilità di migliorarla con nuove lenti.
Nella stessa visita viene appurato lo stato e l’aspetto dei tessuti:
- della congiuntiva;
- della cornea;
- dell’endotelio corneale.
È importante valutare, anche, la risposta della pupilla alla luce e l’aspetto delle opacità del cristallino.
Infine, prima di dare indicazione all’intervento, è necessario controllare la pressione oculare, per escludere la presenza di glaucoma. Questo, infatti, potrebbe concorrere, in modo anche molto marcato, a una riduzione della vista che non migliorerebbe neanche dopo l’intervento di asportazione della cataratta.
Importante verificare, inoltre, lo stato della retina, perché anche una malattia retinica potrebbe impedire di ritornare a vedere bene”, afferma il dottor Giglio.
A seguito della visita viene eseguita una ecografia dell’occhio, la cosiddetta biometria, che consente di calcolare il potere del cristallino artificiale, la lente intraoculare adeguata a ridurre o eliminare gli occhiali.
“Al termine della visita e degli accertamenti oculistici, se lo specialista lo ritiene necessario, provvede a far metter in nota il candidato all’intervento – prosegue il medico -. Qualche giorno prima dell’intervento viene eseguito:
- un elettrocardiogramma;
- la visita anestesiologica, se ritenuta utile;
- eventualmente anche esami del sangue in pazienti con particolari patologie”.
Come si svolge l’intervento di cataratta con impianto di lente intraoculare
L’intervento di cataratta con impianto di lente intraoculare si esegue in day surgery, ovvero in unica giornata.
“L’intervento avviene in sala operatoria, in ambiente sterile, dopo aver eseguito l’anestesia con poche gocce di collirio (senza aghi e siringhe) e la disinfezione del sacco congiuntivale e della cute del viso. È una procedura totalmente indolore per il paziente”, afferma Giglio.
La procedura è di breve durata e prevede l’esecuzione da parte dell’oculista di una piccola incisione nell’occhio, di circa 2,2 mm, utile a introdurre una sonda che frantuma il cristallino in modo indolore, permettendone l’aspirazione.
Attraverso la stessa apertura viene, poi, inserita la lente intraoculare scelta dallo specialista che sostituisce il cristallino rimosso.
Salvo complicanze rare, il paziente viene dimesso in giornata.
Il recupero post-operatorio
“Il recupero è molto rapido, la nitidezza della visione e dei colori aumentano molto e in pochi giorni molti pazienti sostengono di avere un grande recupero della vista”, afferma l’oculista.
Il decorso post-operatorio prevede un’attenta cura dell’occhio operato con:
- collirio antibiotico e cortisonico per una settimana;
- collirio antinfiammatorio per un mese.
È inoltre consigliato nella prima settimana di evitare sforzi fisici intensi e di proteggere l’occhio da polvere e luce diretta del sole (anche con l’uso di occhiali con lenti scure).
“Studi recenti hanno evidenziato che l’infiammazione post-operatoria dura almeno un mese e può manifestarsi con edema della regione maculare. Possono esserci casi, decisamente rari, di uveite post-operatoria che può necessitare di terapie anche per alcuni mesi”, afferma il dottor Giglio.
I controlli oculistici successivi all’operazione, quindi, sono fondamentali e sono scadenzati dallo specialista. Solitamente avvengono:
- il giorno dopo l’intervento;
- a una settimana dall’intervento;
- un mese dopo l’intervento.