Colonscopia: cos’è e a cosa serve
PUBBLICATO IL 08 GENNAIO 2025
La colonscopia è un esame diagnostico che si esegue con uno strumento flessibile, il colonscopio, dotato di una telecamera, che consente al medico di esplorare tutto il colon. Prima di essere effettuata, deve essere preceduta da un’adeguata preparazione poiché l’intestino può essere valutato accuratamente solo in assenza di feci.
La colonscopia, oltre a essere uno strumento fondamentale per fare diagnosi anche di tumore al colon retto, consente anche il trattamento di alcune lesioni, come i polipi intestinali. Ma come si effettua e per chi è indicata?
Ce ne parla il dottor Luca Ferraris, gastroenterologo e responsabile del Servizio di Endoscopia Digestiva all’Istituto Clinico Villa Aprica.
A cosa serve e quando è indicata
“La colonscopia è utile nell’identificare, attraverso la visione diretta, alterazioni della parete del colon che possono essere di natura strutturale (come, ad esempio, i diverticoli), infiammatoria (ad esempio, coliti) e tumorale benigna o maligna - spiega il dott. Luca Ferraris -.
Durante l’esame è anche possibile:
- prelevare dei campioni di tessuto per un’analisi istologica;
- eseguire piccoli interventi come l’asportazione di piccoli tumori benigni, i cosiddetti polipi.
I più comuni problemi per i quali è necessario eseguire una colonscopia sono:
- presenza di sangue nelle feci;
- riscontro di una anemia;
- dolori addominali;
- calo di peso immotivato o un cambiamento persistente del modo di evacuare, sia esso stipsi o diarrea”.
È possibile ricorrere a una colonscopia anche dopo che esami non invasivi abbiano escluso altre cause.
Come si effettua la colonscopia
Per eseguire la colonscopia è necessario completare in modo accurato una preparazione che serve a pulire il colon dalle feci per consentire una visione nitida delle pareti. Questo passaggio è indispensabile per la completa riuscita dell’esame e deve pertanto essere eseguito scrupolosamente.
Il medico che esegue l’esame deve essere informato su tutte le patologie del paziente, sulle terapie che sta assumendo e su eventuali allergie.
“L’esame viene eseguito a digiuno, somministrando per via endovenosa dei farmaci analgesici e sedativi che consentono di sopportare i fastidi dovuti alla conformazione del colon e alla necessità di insufflare aria per avere una migliore visione - prosegue il dottore -.
Quanto dura
La durata della colonscopia può variare in relazione alle caratteristiche del paziente e alle procedure che possono essere eseguite;normalmente sono necessari 20-30 minuti. L’esecuzione delle biopsie o l’asportazione dei polipi non causano dolore al paziente e possono, quindi, essere eseguite direttamente durante l’esame senza necessità di anestesia supplementare.
Dopo la colonscopia
Al termine dell’esame, viene consegnato al paziente un referto che riassume quanto è stato diagnosticato dal medico, che procedure sono state eseguite e le modalità del ritiro di un eventuale esame istologico.
Dopo l’esame il paziente può mangiare normalmente.
L’effetto dei farmaci somministrati provoca sonnolenza e intontimento per un periodo di tempo variabile da persona a persona, per tale motivo è necessario essere accompagnati ed è consigliato stare a riposo per l’intera giornata perché non è consentito né guidare l’auto, né svolgere attività che richiedano particolare attenzione”.
L’esito della colonscopia e dell’eventuale esame istologico consentono al curante o allo specialista di formulare una diagnosi in base alla quale dare delle indicazioni al paziente per una terapia ed eventuali controlli.
Controindicazioni della colonscopia
“La colonscopia è un esame invasivo - afferma lo specialista - e, come tale, non deve essere eseguito se:
- le condizioni del paziente al momento dell’esame siano tali da non permettere la somministrazione dei farmaci sedativi in condizioni di sicurezza;
- sia sospettata un’infiammazione acuta, come la diverticolite, o una perforazione.
In generale, non è opportuno eseguire la colonscopia se non è prevedibile che il suo esito possa dare indicazioni utili per curare chi vi si sottopone (ad esempio, diagnosticare un cancro a una persona che, per l’età avanzata o le patologie di cui soffre, non potrà comunque essere operata).
L’esecuzione stessa dell’esame può portare in rari casi a complicazioni, soprattutto quando durante la colonscopia vengono eseguiti interventi di asportazione di polipi. Le complicazioni più frequenti sono l’emorragia e la perforazione dell’intestino, spesso possono essere risolte già durante la colonscopia, ma talvolta è necessario ricorrere a un intervento chirurgico”.
La colonscopia come prevenzione del tumore al colon retto
La colonscopia è il principale strumento di prevenzione del cancro del colon retto in persone che:
- abbiano almeno un familiare di primo grado (genitori, fratelli o figli) cui sia stato diagnosticato un cancro colorettale;
- dopo i 50 anni, siano risultate positive alla ricerca del sangue occulto fecale proposto gratuitamente a tutti i cittadini mediante lo screening regionale.
Attraverso l’asportazione di polipi, prima che possano degenerare, si previene l’insorgenza del tumore, mentre l’identificazione precoce di tumori maligni prima che diano sintomi, quali evidenti perdite di sangue o dolori addominali, consente di curare un maggior numero di persone in una fase iniziale con migliori possibilità di guarigione.
“La colonscopia - conclude Ferraris - rappresenta quindi un esame in grado di fornire al paziente non solo una diagnosi delle sue problematiche, ma, in alcuni casi, anche la cura degli stessi e, soprattutto, una efficace prevenzione del cancro del colon e retto”.