I sintomi del prolasso della vescica e come si cura
PUBBLICATO IL 12 SETTEMBRE 2024
Il prolasso della vescica o cistocele si verifica quando la vescica si sposta dalla sua naturale posizione verso le pareti della vagina. La donna è anatomicamente predisposta a questo tipo di prolasso e, di solito, può avvertire dolore e fastidio che possono influenzare così le proprie attività quotidiane.
Diverse sono le cause che determinano il prolasso vescicale. Lo abbiamo approfondito con il dott. Luca Bordoni, responsabile dell’Unità funzionale di Proctologia e Patologie del Pavimento Pelvico presso l’Istituto Clinico Villa Aprica, che spiega nel dettaglio cos’è il prolasso della vescica, i sintomi più comuni e i trattamenti disponibili presso la struttura.
Cos’è il prolasso della vescica
“Il prolasso della vescica, o cistocele, è una patologia che determina uno spostamento della vescica dalla sua posizione originaria e la sua discesa verso il basso, all’interno della vagina - spiega il dott. Bordoni -.
È la predisposizione anatomica più frequente nella donna, in quanto la pelvi femminile è più abitata e ampia perché naturalmente predisposta, ad esempio, al passaggio del feto e può permettere la discesa di organi come la vescica, l’utero, la vagina o il retto. Pertanto, la vescica può spostarsi in vagina perché è uno spazio aperto e nella sua discesa non trova ostacoli nel suo percorso”.
Quali sono le cause
Le cause principali associate al prolasso dell’utero e della vescica sono in genere conseguenze della gravidanza, in quanto il parto (cesareo, naturale o con travaglio) determina una situazione di stress sulle strutture di supporto muscolo-legamentose che, nel lungo periodo, possono andare incontro a un cedimento.
“Dopo la gravidanza, infatti, la donna può avvertire iniziali disturbi a causa della discesa degli organi, che possono compensarsi nel tempo, ma si manifestano con più frequenza con il passare degli anni e soprattutto dopo la menopausa - continua -.
Un’altra causa del prolasso può essere dovuta agli sforzi, ad esempio, la stipsi (o stitichezza), che determina uno sforzo per il quale gli organi vengono spinti verso il basso.
Anche l’attività lavorativa, che costringe la donna a una posizione eretta prolungata, e tutte quelle condizioni che favoriscono la discesa per gravità peggiorate dall’aumento di pressione dell’addome possono portare al cedimento di queste strutture di sostegno, per cui la vescica si sposiziona invadendo la vagina”.
Quali sono i sintomi più comuni
Di solito, la donna non avverte subito dolori o bruciore, ma iniziano a insorgere disturbi locali legati al fatto che fa più fatica a trattenere le urine, in occasione di starnuti o tosse.
Il riscontro occasionale si verifica dopo l’igiene intima, momento in cui si riscontra una pallina o tumefazione che ingombra la vagina. Al contempo, può associarsi un senso di peso, un ingombro vaginale, che dalla pelvi tende a cambiare posizione.
I sintomi che si possono avere dal cistocele possono essere bruciore o dolore in quanto il continuo strusciare con l’intimo può causare nel tempo bruciore e addirittura lesioni che sanguinano.
Con il passare del tempo, se non valutati e trattati precocemente, i fastidi possono aumentare giungendo al punto in cui è necessario l’intervento.
Come avviene la diagnosi
“Per quanto riguarda il prolasso vescicale o cistocele, vi è una diagnosi prettamente clinica accompagnata da una serie di accertamenti - prosegue lo specialista -.
La donna spesso si rivolge a un professionista quando iniziano a esserci disturbi, come frequenti infezioni alle vie urinarie. Ciò si verifica in quanto una vescica sposizionata o abbassata non riesce a svuotarsi bene e la donna avverte un mancato svuotamento della vescica oppure deve sforzarsi per urinare senza riuscirci.
Il mancato svuotamento vescicale alla lunga può causare il ristagno dell’urina che rimane lì generando delle infezioni”.
Come si cura il prolasso della vescica
Prima di tutto, la paziente può iniziare una terapia antibiotica, la quale potrebbe non portare risultati. Infatti, dopo mesi in cui ha provato tutti gli antibiotici a disposizione, la problematica potrebbe non essersi risolta in quanto si è di fronte a un’infezione batterica che si sovrappone a una disfunzione anatomica e funzionale.
In seguito ai continui sintomi e cistiti, ci si rivolge a un medico specialista per la diagnosi di prolasso della vescica. Il cistocele può essere di grado lieve, moderato o severo.
Il trattamento per il cistocele di grado lieve
Nel caso in cui sia lieve, vi è la possibilità di adottare un trattamento di tipo conservativo.
“L’Istituto Clinico Villa Aprica è una delle poche strutture a essere dotata di macchinari che stimolano e forniscono un materiale che con l’età tende a perdersi, il collagene, permettendo di guadagnare in termini di prognosi e risultati negli stadi iniziale dei prolassi. La tendenza al cistocele che la paziente ha con il materiale fornito viene antagonizzato e risolto”, afferma il proctologo.
Il trattamento per il cistocele di grado medio
“Nello stadio più avanzato, quello medio, si può adottare un trattamento conservativo iniziale per ridurre l’impatto chirurgico, soprattutto nella donna giovane che ha avuto un parto impegnativo e che ha il cistocele.
Prima di operarla, si cercano di adottare tutte le misure conservative per risolvere la situazione, ad esempio, associando anche la ginnastica ed evitando gli sforzi”.
Il trattamento per il cistocele di grado severo: l’intervento Pops
“Nel caso in cui il prolasso sia di grado severo, molto spesso viene associato al prolasso dell’utero e in questo caso si interviene, ma non con l’asportazione dell’utero, come consigliato dai ginecologi: si mantiene l’utero e con un solo intervento si sistemano sia l’utero sia la vescica, riportando entrambi gli organi alla loro posizione naturale”.
L’intervento di riferimento è la Pops (Pelvic Organs Prolapse Suspension) in laparoscopia e non è particolarmente invasivo: si rimane in ospedale 2 giorni e poi si torna a casa.
In Villa Aprica, essendo un centro che si occupa di patologie pelvi-patologiche, si svolge regolarmente la Pops che rappresenta uno degli interventi di punta per quanto riguarda queste patologie ‘funzionali’.
Gli esami diagnostici prima dell’intervento
Prima dell’intervento viene svolta una visita ginecologica con ecografia e Pap test per verificare se la donna è ginecologicamente sana.
Altro accertamento importante è la perineografia o colpo-cisto-defecografia con studio del tenue che analizza, contestualmente, 4 apparati con un solo esame: vagina, utero, retto e intestino tenue per ottenere una panoramica di tutta la zona della pelvi.
In genere, si effettua anche la colonscopia, ma, se non si ha familiarità, si fa la ricerca del sangue occulto e, se è tutto negativo, si procede alla correzione del prolasso.
Il rischio peggiore dell’intervento è quello di non risolvere la situazione, ma è una condizione che si verifica in casi estremamente rari.
Come avviene il post-intervento
“Una volta tornata a casa dopo 2 giorni, inizia la parte più delicata per il paziente. I risultati dell’intervento sono legati al tipo di convalescenza. Per un paio di mesi, non bisogna:
- fare sforzi;
- sollevare pesi;
- svolgere attività fisica, sportiva e sessuale.
Successivamente ai 2 mesi, si può svolgere qualsiasi attività - conclude Bordoni -.
È strettamente necessario stare a riposo dopo l’intervento anche se ci si sente bene, in quanto la protesi necessita di solidarizzarsi”.