Curare l’ipertrofia prostatica con il laser a luce verde

PUBBLICATO IL 04 OTTOBRE 2024

Un laser verde per curare l’ipertrofia prostatica: si chiama Green Laser o Greenlight laser ed è una tecnica mini-invasiva, sicura ed efficace, sempre più utilizzata nei centri tecnologicamente all’avanguardia per il trattamento dell’ingrossamento benigno della prostata, disturbo che colpisce circa l’80% degli uomini italiani over 50. 

Ma come agisce? E quali sono i pazienti candidabili a questa tecnica? Ne parliamo con il professor Francesco Greco, responsabile dell’Unità di Urologia del Policlinico San Pietro e consulente urologo della Clinica La Madonnina di Milano.

 

L’ipertrofia prostatica benigna

“L’intervento con tecnica Green Laser, detta anche vaporizzazione fotoselettiva della prostata con laser a luce verde (PVP), rappresenta un trattamento mini-invasivo dell’ipertrofia prostatica benigna, patologia che interessa la maggior parte degli uomini sopra i 50 anni. 

Il quadro clinico dell’ipertrofia prostatica benigna è caratterizzato da disturbi minzionali, quali: la pollachiuria (andare spesso a urinare di giorno), la nicturia (alzarsi la notte per urinare), il getto ipovalido, l’urgenza minzionale, la difficoltà a iniziare la minzione e la minzione in più tempi. 

L’ostruzione vescicale conseguente a questa patologia, oltre che compromettere negativamente la qualità di vita, può determinare nel tempo, se non ben curata, gravi complicanze quali patologie neurologiche della vescica, che possono costringere il paziente all’uso del catetere, e l’insufficienza renale” spiega il professor Greco. 

 

Come si svolge l’intervento con luce verde

“Con la tecnica Green Laser, attraverso l’utilizzo di un raggio di luce verde e senza praticare incisioni - continua lo specialista -, viene vaporizzato il tessuto prostatico in eccesso in modo da

  • recuperare una completa pervietà del canale uretrale; 
  • ripristinare una normale funzione vescicale. 

Entrando più nel dettaglio, uno strumento endoscopico collegato a una videocamera viene introdotto nel pene, fino a raggiungere l’uretra prostatica. Attraverso questo strumento viene introdotta la fibra laser che, grazie all’utilizzo di energia ad alta potenza che viene specificamente assorbita dal sangue all’interno del tessuto prostatico, riesce a vaporizzare il tessuto adenomatoso in eccesso. La conseguenza è: 

  • la riduzione del volume della prostata;
  • la risoluzione, nella maggior parte dei casi, dei disturbi minzionali associati all’ipertrofia. 

I benefici dell’intervento, che si effettua in anestesia spinale, si avvertono a distanza di circa 1-3 mesi, ovvero al completamento del processo di cicatrizzazione” spiega il professor Greco.

 

I vantaggi del laser

“Il vantaggio principale del Green Laser, oltre ovviamente alla mini-invasività, è rappresentato dall’enorme potere coagulativo che rende il sanguinamento, dovuto a questa metodica, nettamente inferiore a quello della metodologia tradizionale, ovvero la resezione endoscopica della prostata (la cosiddetta TURP), e delle tecniche chirurgiche con laser al Tullio e Olmio” sottolinea lo specialista. 

Inoltre, il GreenLight elimina il rischio della complicanza più grave associata all’intervento tradizionale e nota come sindrome TURP che comporta confusione, nausea, vomito, disturbi nervosi e instabilità circolatoria. 

Infine, il laser verde riduce significativamente i tempi di cateterizzazione e dunque della degenza ospedaliera, che dura in genere 1-2 giorni”, conclude il dottore.

 

Chi è candidabile all’intervento con Green Laser

“Utilizzato all’inizio degli anni 2000 prevalentemente in pazienti cardiopatici in cui non era possibile sospendere la terapia antiaggregante in virtù del suo elevato potere coagulativo, oggi tutti gli uomini affetti da iperplasia prostatica benigna che non rispondono alla terapia medica con farmaci sono candidabili a questo tipo di intervento” conclude il professor Greco.

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