Cos’è la legatura elastica delle emorroidi e come funziona

PUBBLICATO IL 12 GIUGNO 2024

La legatura elastica è uno dei trattamenti più importanti e comunemente utilizzati per il trattamento delle emorroidi interne, problema molto diffuso in particolare tra le donne. 

“Nei casi di emorroidi interne sintomatiche, sanguinanti o con incostante prolasso, la legatura elastica rappresenta la terapia di prima linea, offrendo diversi vantaggi sia rispetto ad altri metodi non chirurgici sia rispetto all’intervento chirurgico di emorroidectomia” afferma il dottor Francesco Azzolini, gastroenterologo ed endoscopista presso il servizio di Endoscopia digestiva e gastroenterologia del Policlinico San Marco, responsabile dell’Unità funzionale di Endoscopia operativa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Milano. 

Presso il Policlinico San Marco è possibile effettuare questa procedura in regime ambulatoriale e in sedo-analgesia.

 

Come si svolge il trattamento

“La legatura delle emorroidi (RBL) si esegue inserendo un anoscopio o un endoscopio nel retto fino a raggiungere la zona emorroidaria da trattare. Quindi, mediante legatore endoscopico a banda elastica o manuale a pinza, si posiziona alla base delle emorroidi un laccio elastico per restringere il flusso sanguigno -  spiega il dottor Azzolini -. A seguito del posizionamento del laccio si arresta il flusso di sangue al nodulo emorroidario determinando la necrosi parziale dopo 4-5 giorni dalla applicazione degli elastici. Gli elastici, poi, cadono dopo 7-14 giorni lasciando una piccola ferita che cicatrizza in 3-4 settimane”. 

Possono essere eseguite legature singole o multiple, fino a 6 lacci con una media di 3 lacci, in un'unica seduta. Generalmente, sono necessarie 3-4 sedute a distanza di almeno 2 settimane per completare il trattamento.

I risultati sono:

  • una riduzione del sanguinamento;
  • una riduzione del prolasso, cioè la fuoriuscita dall’ano delle emorroidi dopo l’evacuazione. 

“In particolare, risultati soddisfacenti nel controllo dei sintomi di sanguinamento e prolasso si ottengono in oltre l’80 % dei casi.  Il 20-30% circa dei pazienti può presentare recidiva dei sintomi a distanza di tempo, ma in questi casi la tecnica è ripetibile. Se eseguita con le corrette indicazioni, solo il 5% circa dei pazienti trattati richiederà un successivo intervento chirurgico di emorroidectomia”, precisa il dottor Azzolini.

 

I vantaggi della legatura elastica rispetto alle altre tecniche

Come spiega l’esperto: “Rispetto ad altri metodi non chirurgici, come la scleroterapia, la crioterapia e la coagulazione, la legatura:

  •  ha una migliore efficacia a lungo termine;
  •  richiede un minor numero di sessioni di trattamento

Rispetto invece all'emorroidectomia chirurgica, cioè l’asportazione delle emorroidi con la chirurgia la legatura è associata a:

  • un minor numero di complicanze;
  • un ritorno al lavoro più rapido

La terapia chirurgica può essere presa in considerazione in presenza di un prolasso stabile, dopo trombosi o recidiva, dopo ripetute legature”.

 

Come prepararsi alla legatura

Per prepararsi alla legatura è di fondamentale importanza pulire il colon retto in modo che la mucosa sia ben visualizzabile con l’endoscopio. Per questo è raccomandato:

  • il giorno prima dell’esame consumare una cena leggera, seguita da un clistere;
  • il giorno dell’esame è necessario rispettare il digiuno e assumere un altro clistere.

 

Quali precauzione seguire dopo il trattamento

Dopo la procedura di legatura, bisogna seguire alcune precauzioni e in particolare:

  • evitare attività sportive e sforzi fisici per 10 giorni;
  • mantenere le feci morbide assumendo abbondante acqua, fibre e lassativi con macrogol per 2-3 settimane, in modo da facilitare l’evacuazione e non traumatizzare la parte trattata.

 

L’esperienza del Policlinico San Marco

Negli anni, nell’ambito della procedura di legatura delle emorroidi sono stati sviluppati diversi approcci tecnici principalmente per migliorare l'efficacia e la sicurezza della RBL. 

“Nel nostro centro la legatura è effettuata sotto visione e controllo endoscopico associando alla procedura una rettoscopia. Inoltre, per ridurre il dolore della procedura viene effettuata una sedazione endovenosa simile a quella che si utilizza per la colonscopia. Questo permette al paziente di non sentire dolore e allo specialista di poter eseguire la procedura nel modo migliore e più efficace possibile”, conclude il dottor Azzolini.

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