Ernia iatale: come risolverla con la chirurgia robotica e quali sono i vantaggi

PUBBLICATO IL 21 GIUGNO 2024

La chirurgia robotica per la correzione dell’ernia iatale ha preso sempre più piede all’interno dell’attività chirurgica dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio. Quali sono i vantaggi di questa tecnica per il chirurgo ma, soprattutto, per il paziente? 

Lo spiega il prof. Davide Bona, Responsabile della Unità Operativa di Chirurgia Generale all'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio e Professore Associato di Chirurgia Generale all'Università degli Studi di Milano.

Cos’è e i sintomi dell’ernia iatale 

L’ernia iatale consiste nella risalita di una parte dello stomaco attraverso il diaframma, un muscolo a forma di cupola che separa il torace dalla cavità addominale e che presenta nel suo contesto un’apertura naturale, chiamata iato esofageo

Tramite questa apertura passa l’esofago che si congiunge direttamente con lo stomaco. Attraverso questa apertura lo stomaco può spostarsi verso l’alto, risalendo nella cavità toracica e dando così origine all’ernia iatale. 

I sintomi tipici sono quelli associati al reflusso gastroesofageo, cioè: 

  • la pirosi (epigastralgica e/o bruciore retrosternale); 
  • il rigurgito.

Possono tuttavia comparire anche altri sintomi extra esofagei come:

  • dolore a livello toracico;
  • difficoltà nella deglutizione;
  • asma;
  • tosse cronica;
  • dispnea;
  • disfonia;
  • raucedine.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

Il primo approccio all’ernia iatale è di tipo medico conservativo. L’approccio chirurgico può essere tuttavia indicato in caso di: 

  • sintomatologia persistente;
  • pazienti giovani che non vogliono assumere una terapia per il reflusso in modo continuativo;
  • esofago di Barrett;
  • ernie molto voluminose.

L’intervento chirurgico tramite chirurgia robotica o laparoscopia è, infatti, l’unico trattamento definitivo e risolutivo. 

La chirurgia robotica per il trattamento dell’ernia iatale

“La chirurgia robotica per il trattamento dell'ernia iatale – spiega il prof. Bona - è una tecnica mininvasiva avanzata che sta prendendo sempre più spazio, grazie ai numerosi vantaggi sia per il paziente sia per il chirurgo che esegue l’intervento. La chirurgia robotica è l’evoluzione della chirurgia laparoscopica, dove il chirurgo controlla gli strumenti da una console esterna al campo operatorio”. 

I vantaggi della chirurgia robotica

Tra i principali vantaggi della chirurgia robotica troviamo: 

  • miglior precisione: il campo visivo tridimensionale, magnificato e ad alta definizione è molto più stabile rispetto a quanto accade con le tecniche laparoscopiche tradizionali, questo permette al chirurgo di effettuare delle dissezioni più precise;
  • minor sanguinamento: l’accuratezza e la precisione della dissezione chirurgica di questa tecnica minimizza i traumi riducendo di conseguenza i sanguinamenti; 
  • minor rischio di complicanze post-intervento: la combinazione di precisione, visibilità migliorata e controllo avanzato spesso porta a risultati chirurgici migliori e più consistenti, con una riduzione delle complicanze;
  • tempi di recupero più brevi: secondo i dati emersi dalla letteratura scientifica, i pazienti sottoposti a chirurgia robotica hanno tempi di recupero più rapidi. I tempi di degenza sono inferiori per cui è possibile tornare in breve tempo alle proprie attività quotidiane

La tecnica laparoscopica

A oggi, tuttavia, la maggior parte degli interventi di trattamento dell’ernia iatale sono effettuati con la tecnica laparoscopica. 

La laparoscopia per la correzione dell’ernia iatale è una tecnica chirurgica minimamente invasiva: in questo caso, il chirurgo opera tramite una telecamera bidimensionale inserita attraverso piccole incisioni nell'addome (del tutto simili a quelle effettuate con la tecnica robotica). 

“Sebbene la chirurgia robotica presenti notevoli vantaggi sia per il chirurgo sia per il paziente, entrambe le tecniche sono da considerarsi valide per il trattamento dell’ernia iatale – conclude il prof. Bona -. La laparoscopia, infatti, continua a essere una tecnica mininvasiva ben consolidata, con ottimi risultati in termini di riuscita dell’intervento e recupero del paziente”. 

 

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