La chirurgia di revisione protesica all’Istituto Clinico San Rocco

PUBBLICATO IL 26 OTTOBRE 2023

In Italia si stima siano oltre 200.000 le protesi di anca e ben 400.000 quelle impiantate al ginocchio, senza contare quelle a spalla, caviglia e gomito in crescita negli ultimi anni. Durante la vita di una protesi possono subentrare dei problemi che possono portare ad una loro revisione

Come spiega il Prof. Alfredo Savarese, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia sez. IV dell’Istituto Clinico San Rocco: “Si tratta di numeri elevati, ma se pensiamo che l’avvento della chirurgia protesica nel nostro Paese ha avuto inizio negli anni ’60, quando i materiali che componevano le protesi non erano così evoluti, è facile comprendere meglio questo trend. 

I biomateriali che si utilizzano oggi in ambito protesico - sottolinea lo specialista - sono decisamente migliorati, più avanzati tecnologicamente e affidabili. In alcuni casi hanno una durata anche trentennale”. 

Insieme all’esperto parliamo della chirurgia di revisione protesica.

 

Materiali fissi e materiali a contatto

In una protesi vi sono: 

  • materiali fissi che si posizionano dentro l’osso (come, per esempio, il cotile e lo stelo); 
  • materiali a contatto dei tessuti, che sono in movimento continuo e possono andare incontro ad usura. 

Quest’ultima, a sua volta, può portare dolore ed instabilità. Quando la situazione non è più recuperabile, si ricorre ad una revisione della protesi.

 

Le cause del fallimento di un impianto

Gli impianti possono fallire per diverse ragioni: 

  • mobilizzazioni (allentamento); 
  • infezioni
  • lussazioni
  • fattori propri del paziente stesso. 

 

L’intervento chirurgico di revisione

L'anatomia e la fisiopatologia del fallimento di una protesi articolare contribuiscono alla decisione di eseguire un intervento chirurgico di revisione che mira a migliorare la qualità della vita dei pazienti alleviando il dolore, migliorando la capacità di movimento e aumentando i livelli di attività. 

Le revisioni di una protesi possono essere: 

  • precoci o tardive (quest’ultime contraddistinte da usure importanti);
  • parziali (se dobbiamo sostituire solo una parte della protesi);
  • totali (quando bisogna cambiare proprio tutto). 

“Un bel risultato clinico si ottiene in generale quando c’è il concorso di più fattori: un bravo chirurgo, un’ottima organizzazione ospedaliera, un ottimo ambiente in cui si opera, ma anche un bravo paziente. 

Noi ricordiamo sempre ai pazienti protesizzati l’importanza dei controlli ambulatoriali periodici, ma molti ignorano questo invito senza magari sapere che una protesi può usurarsi anche in maniera asintomatica al punto da scollarsi dall’osso e consumarlo”, spiega il dottore.

I tipi di interventi di revisione protesica

C’è chi necessita di una revisione non solo di un impianto protesico bensì di 2. Si tratta di quei pazienti che si sono sottoposti ad interventi di protesi bilaterale (tutte e 2 le anche o tutte le 2 ginocchia) o interventi di protesi bifocale (sempre 2 protesi, ma per 2 diverse articolazioni). 

I nuovi protocolli riabilitativi prevedono di rimettere in piedi anche questi pazienti già il giorno stesso dell’intervento. Il ritorno all’attività sportiva dipende dallo sport praticato. 

Dopo un mese, un paziente (anche se dipende da persona a persona a seconda dell’età, del peso e del proprio stato di salute) può riprendere le proprie attività, a prescindere dalla tecnica chirurgica adottata dal chirurgo ortopedico. L’importante è che lo specialista abbia familiarità con la via d’accesso prescelta perché il successo di una protesi (costruita con materiali di qualità) è il suo corretto posizionamento. 

 

Ad ognuno la sua protesi

Scegliere e adattare la lunghezza e la forma della protesi è fondamentale per assicurare al paziente un buon recupero ed un ritorno alle performance di un tempo. Le misure delle protesi sono varie e, in particolare negli ultimi anni, il progresso tecnologico si è indirizzato sempre di più verso una progettazione su misura dell’impianto protesico

“Generalmente per ciascun paziente valutiamo le misure più idonee dell’impianto protesico da impiantare tramite un planning preparatorio. Sovrapponendo alle radiografie realizzate in scala 1 a 1 dei lucidi, otteniamo le misure reali delle varie componenti”, spiega lo specialista.

 

I fattori che allungano la vita di una protesi

2 fattori vitali per la durata di un impianto protesico sono rappresentati da:

  • controlli regolari; 
  • materiale con cui è stata concepita la protesi. 

I materiali più durevoli per le protesi di ginocchio

Per le protesi di ginocchio sono estremamente durevoli ed affidabili: 

  • le leghe di cromo e cobalto a livello del femore; 
  • le leghe di titanio per la tibia con inserto in polietilene. 

Vi è anche la lega in tantalio, leggera e molto resistente, che presenta una superficie microporosa in cui l’osso spesso cresce dentro assicurando un’ottima e rapida osteointegrazione e consentendo di evitare l’uso del cemento. Ma per utilizzare questo materiale c’è bisogno di un paziente che non soffra chiaramente di osteoporosi. 

I materiali più durevoli per le protesi di anca

Per le protesi d’anca, invece, i biomateriali sono per certi versi ancora più innovativi: 

  • titanio o tantalio per lo stelo e la coppa acetabolare; 
  • metallo o ceramica con inserti in polietilene; 
  • metallo su metallo o ceramica su ceramica per i materiali da contatto.

 

La Banca Regionale del tessuto muscolo scheletrico

Non tutti lo sanno, ma ogni regione dispone di una banca dell’osso che preleva, raccoglie il tessuto da donazione, lo conserva, ne certifica l'idoneità prima del suo utilizzo e lo distribuisce ai Centri trapianto che ne fanno richiesta. 

Il principale campo di applicazione di utilizzo di tessuto osseo da donazione è costituito dalla chirurgia ortopedica con l'utilizzo di: 

  • osso tritato negli interventi di revisioni di protesi d’anca in pazienti anziani e negli interventi di scoliosi in pazienti giovani;
  • tendini o menischi negli interventi di ricostruzioni dei legamenti del ginocchio, caviglia, spalla;
  • osso in toto (femori, tibia, radio, omero) negli interventi di resezione di tumori ossei consentendo al paziente di guarire con una ripresa ottimale delle funzioni motorie.
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