La metodica hi-tech per la revisione della protesi del ginocchio: come funziona

PUBBLICATO IL 13 SETTEMBRE 2024

A Brescia, da diversi anni, si predilige una metodica hi-tech per la revisione protesica del ginocchio che piace anche Oltreoceano. Ne abbiamo parlato con il dott. Giacomo Stefani, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia (Sezione II) dell’Istituto Clinico Città di Brescia.

 

Quando fare l’intervento di protesi al ginocchio 

Le cause più comuni che portano all’intervento di protesi al ginocchio sono l’osteoartrosi e le malattie infiammatorie, tra le quali spicca l’artrite reumatoide

“L’osteoartrosi è tipicamente una malattia degenerativa da usura legata allo sfregamento anomalo ed eccessivo della cartilagine articolare, ma spesso è legata anche a predisposizione genetica o a sovraccarichi continui dell’articolazione (sovrappeso e lavori pesanti) e può essere anche la conseguenza di traumi - spiega il dott. Stefani -. 

Nell’artrite reumatoide la distruzione articolare avviene per un processo autoimmune che colpisce le membrane articolari e, successivamente, porta alla scomparsa della cartilagine con un risultato finale del tutto simile a quello che si ha nell’osteoartrosi”.

 

Le nuove protesi hi-tech 

Mentre un tempo si demoliva il ginocchio per inserire il manufatto protesico, oggi molto è cambiato. Le nuove protesi hi-tech sono dei rivestimenti conservativi che offrono il vantaggio di essere revisionate anche molto più facilmente

“Si può eseguire una protesi totale o parziale o addirittura optare per una mini protesi, a seconda dell'usura dei componenti dell'articolazione - sottolinea il chirurgo ortopedico -. 

La scelta di optare per una specifica soluzione è data da diverse variabili a discrezione del chirurgo: dall'ampiezza del danno, dall'età, dal peso del paziente e dal fatto che il ginocchio possa avere un asse più o meno corretto”.

 

Come cambia la revisione con queste nuove protesi 

“La revisione con queste nuove protesi un’evoluzione migliorativa di una tecnica adottata in altri centri di cui ho parlato in una lezione magistrale alla Faculty del Dipartimento di Ortopedia della Facoltà di Medicina dell'Università di Stanford, poco distante da San Francisco, in California - racconta lo specialista con all’attivo oltre 300 interventi di protesi di ginocchio l’anno -. Risulta efficace nei casi in cui: 

  • l’intervento tradizionale non è stato risolutivo o va aggiornato; 
  • quando l’usura del tempo fa il suo corso. 

Nella revisione tradizionale si posiziona generalmente una protesi diversa da quella usata nel primo intervento. Una protesi dotata di 2 allungamenti, 2 steli, da inserire contestualmente sia nel femore, sia nella tibia. All’inizio si utilizzava uno stelo semplice, poi lo si è sostituito con uno dotato di un allargamento alla base, sotto e sopra il ginocchio, per renderlo più stabile. 

Da qui l’intuizione: ‘Perché, nei casi di revisione, non si utilizza una protesi allargata, eliminando tutti gli steli?’. Abbiamo così sposato questa metodica una quindicina di anni fa, dopo accurati studi, e abbiamo visto che, in questo modo, diminuiscono non solo i tempi chirurgici e l’invasività della protesi, ma anche i costi dell'intero intervento con notevoli vantaggi anche per il paziente, senza ridurre le aspettative di durata della protesi revisionata”. 

 

Chirurgia protesica: per chi è indicata 

Grazie a questo tipo di chirurgia è possibile sostituire un'articolazione dolente e funzionalmente limitata per usura o per traumi, ripristinando una funzione quasi del tutto normale. È indicata per tutti coloro, giovani (spesso in seguito a traumi importanti) e anziani, che hanno il ginocchio non più efficiente e con una limitazione della qualità di vita. 

“Un’eventualità percorribile quando non ci sono alternative chiarendo, però - conclude il Dott. Stefani -, che la protesi migliora la qualità della vita di una persona che ha forti dolori e limitazioni, ma è evidente che non restituisce a un settantenne le potenzialità di una persona giovane”.

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