Energy Drink, fanno male?

PUBBLICATO IL 30 SETTEMBRE 2024

A oggi, non esiste una vera e propria definizione scientifica che descriva gli energy drink, o che li classifichi in una certa categoria di prodotti. Quella che conosciamo è una definizione comune. Gli energy drink, nello specifico in Italia, sono registrati come bevande di consumo generico e, talvolta, anche come integratori naturali. 

Ciò che manca è però la descrizione precisa dei diversi ingredienti e, soprattutto, degli effetti che questi possono avere sull’organismo se consumati in grosse quantità.  

Questa è solo una delle diverse problematiche per cui non è richiesto che venga dichiarato esattamente il contenuto della bevanda e quanto di ciascuna sostanza è presente, come invece sarebbe se fossero commercializzate come farmaci. 

Di fatto, però, sono sostanze che hanno effetti farmacologici, nel senso che sono in grado di alterare il funzionamento del nostro organismo, spesso con effetti devastanti, soprattutto tra i più giovani in cui si registra un consumo molto più elevato.

La professoressa Flavia Valtorta, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, spiega quali sono le problematiche di salute e sociali che queste bevande comportano e quali potrebbero essere le soluzioni più efficaci per regolamentarne la registrazione e la distribuzione.

 

Gli effetti degli energy drink sull’organismo

“Il nome energy drink, infatti, dà l’idea che queste bevande vengano assunte per fornire energia, ma in realtà, più che per questo scopo, sono pensate per fornire energia mentale, sensazione di forza e di maggiore attenzione, per contrastare sonnolenza e stanchezza - spiega la prof.ssa Valtorta -.

In un certo senso, sono energizzanti, perché le sostanze che contengono attivano il sistema cardiovascolare, quindi attivano il cuore che pompa di più, permettendo così - nel caso ad esempio di attività fisica - di avere una performance migliore. 

Gli organi bersaglio sono soprattutto il cervello e il cuore. Queste bevande, con la loro pubblicità aggressiva, fanno leva appunto su queste caratteristiche e hanno molta presa sulla popolazione, soprattutto tra i giovani”, spiega la professoressa. 

 

Energy drink e alcol: cosa succede all’organismo se si associano

L’utilizzo più pericoloso è quello che si effettua in associazione all’alcol che ne amplifica ancora di più gli effetti. 

L’alcol dà sia un senso di euforia e di sovraeccitazione, ma anche una sensazione di stordimento. Associando quindi l’energy drink all’alcol, questa sensazione di stordimento viene in parte contrastata: ci si sente bene, ci si sente forti, in grado di stare svegli tutta la notte nonostante lo stato di ebbrezza, ma questo in realtà si rivela un’arma a doppio taglio per diversi motivi:

  • induce a bere più alcol: non avendo la sensazione di ubriachezza, si tende ad assumere comportamenti pericolosi come ad esempio guidare. Anche se ci sembra di essere svegli, i riflessi sono molto ritardati perché comunque l’effetto dell’alcol è presente;
  • induce a mettere più a dura prova il fisico: come ad esempio nei rave party. Ballare per tanti giorni di fila, sudare ed essere disidratati. La disidratazione viene acuita dall’energy drink magari in concomitanza con l’assunzione di altre sostanze che attivano la muscolatura come, ad esempio, droghe ad attività stimolante che vengono vendute nelle discoteche e che possono portare anche a conseguenze serie.”

Per tutti questi motivi, in alcuni paesi queste bevande non vengono nemmeno commercializzate. 

In Italia, sono commercializzate senza però specificare in maniera dettagliata gli ingredienti perché spesso molti di queste vengono classificate come sostanze naturali mentre in realtà contengono eccitanti come la caffeina, le maltodestrine e la taurina (sostanza che il nostro organismo produce autonomamente, ma in concentrazioni molto più basse rispetto a quelle che si trovano in queste bevande).

Si viene a creare una sorta di dipendenza, soprattutto in associazione con altre sostanze (es. alcol), perché continuando ad assumere queste bevande, il corpo si abitua a questo stato di eccitazione e quando l’effetto svanisce, l’organismo cede alla stanchezza estrema

 

Le conseguenze su cuore e cervello

Il problema dunque esiste e riguarda soprattutto i giovani. 

“Come già accennato, un eccesso di queste sostanze può portare a conseguenze molto gravi soprattutto in determinate tipologie di persone come, ad esempio, i cardiopatici - continua -. 

Questo perché aumenta l’azione di pompaggio del cuore che richiede, appunto, un apporto di ossigeno maggiore. Se già si soffre di cardiopatie, si deve essere consapevoli dei rischi che si stanno correndo assumendo gli energy drinks, soprattutto per il fatto che questi contengono sostanze eccitanti come la caffeina. 

Questo non vale solo per le persone a rischio, ma per tutti.

Oltre al cuore, sempre per quanto riguarda gli effetti a breve termine, un ulteriore rischio è legato agli effetti sul sistema nervoso centrale come insonnia, nervosismo, tremori e, in casi gravi, anche convulsioni. 

Per quanto riguarda quelli a lungo termine, a parte la dipendenza, si possono aggravare quell’insieme di problematiche e sintomi che vanno sotto il cappello della cardiopatia ischemica ma non solo: predispongono anche al diabete perché contengono molti zuccheri che, a loro volta, portano alla dipendenza. 

Già solamente assumere 1 lattina di energy drink da 33 cl può dare i primi effetti di eccitamento al pari di 5-6 caffè”. 

 

Le differenze con gli sport drinks

“Gli energy drinks - precisa la dottoressa - non vanno però confusi con gli sport drinks, perché questi ultimi vengono assunti durante e a fine di una performance sportiva per reintegrare i liquidi e i sali minerali persi durante l’attività intensa. 

Anche qui però bisogna stare attenti agli zuccheri che, se da un lato aiutano a ricaricare, dall’altro peggiorano i livelli di glicemia nel sangue (creando una lieve dipendenza).”

 

Cosa possiamo fare

“Per contrastare questo fenomeno - conclude Valtorta - ritengo sia necessario aumentare la consapevolezza intorno alla tematica e, nello specifico, ai rischi cui queste bevande espongono. Bisognerebbe spingere sul Ministero della Salute perché vengano messe etichette che avvisino della pericolosità del prodotto sui particolari soggetti a rischio e, in generale, per la popolazione, se consumate in eccesso. 

Un altro modo per poterne limitare il consumo è predisporre un maggiore controllo nella distribuzione, stabilendo un range di età sotto il quale queste bevande non possono essere accessibili, in particolare ai giovanissimi.”

Cura e Prevenzione