Sindrome del tunnel carpale: cos’è e come si cura al Policlinico San Donato

PUBBLICATO IL 01 GIUGNO 2023

Approfondiamo con la dott.ssa Eloisa Legina, chirurgo ortopedico all’IRCCS Policlinico San Donato e specialista in chirurgia della mano, che cosa si intende con sindrome del tunnel carpale, quali sono le cause e i sintomi principali e quando si rivela indispensabile ricorrere all’intervento chirurgico.

 

Cos’è 

Con sindrome del tunnel carpale si intende la compressione del nervo mediano nella zona di passaggio tra polso e mano, più precisamente nel canale del carpo, delimitato superiormente da un legamento, chiamato legamento traverso del carpo. All’interno del canale, oltre al nervo, decorrono i tendini flessori.

Il nervo mediano è responsabile della sensibilità e capacità tattile di palmo, pollice, indice, dito medio e lato radiale dell’anulare. Innerva anche alcuni muscoli nella regione del pollice.
Quando lo spazio all’interno del canale si riduce, il nervo mediano viene schiacciato andando incontro a sofferenza e, con il passare del tempo, a un possibile danno nervoso.

Come si manifesta

I sintomi più comuni della sindrome del tunnel carpale sono:

  • formicolio o ‘parestesie’ lungo le dita da esso innervate;
  • riduzione della sensibilità fino all’anestesia (mancanza di tatto) di alcune zone delle dita;
  • riduzione della forza per diminuzione del tono della muscolatura (ipotrofia);
  • dolore.

Nella maggioranza dei casi i sintomi esordiscono gradualmente. Nelle fasi iniziali si verificano soprattutto di notte con parestesie e sensazione di torpore, tanto che la mattina successiva il paziente riferisce la necessità di scuotere la mano. 
Successivamente, il formicolio e il deficit di sensibilità peggiorano, aumentando d’intensità e di frequenza, presentandosi anche in diversi momenti della giornata, per esempio mentre si usa il cellulare, si guida o si usa il computer. Nei casi gravi e cronici la sensibilità è molto ridotta, fino quasi a perdere la capacità tattile, così come la forza e il movimento; il dolore si acuisce.

Le cause

La sindrome del tunnel carpale si manifesta come conseguenza di uno o più dei seguenti fattori:

  • traumi come distorsioni o fratture che determinano la comparsa di tumefazione;
  • malattie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide;
  • patologie endocrine che coinvolgono l’ipofisi o la tiroide;
  • diabete mellito;
  • gravidanza;
  • sesso (più frequente nelle donne 3:1) ed età (il rischio aumenta con il passare degli anni);
  • neoformazioni o cisti nel canale del carpo o a compressione del nervo;
  • alterata meccanica del polso;
  • utilizzo frequente e ripetuto di strumenti vibranti.

Come si diagnostica

A seguito di un’attenta valutazione clinica, durante la quale viene esaminato tutto l’arto superiore per escludere malattie che possono confondersi con la sindrome del tunnel carpale, si esegue una serie di test, volta a riprodurne i sintomi:

  • Test di Tinel: si picchietta con l’indice la regione palmare del polso. Il test è positivo se il paziente avverte la sensazione di una scossa;
  • Test di Phalen: si tiene piegato il polso per qualche minuto. Il test è positivo se il paziente avverte intorpidimento e formicolio delle dita innervate dal mediano.

Tra gli esami strumentali più comuni e utili, vi sono:

  • elettromiografia: valuta i parametri della conduzione nervosa, indicando se il nervo è compresso, in che sede e la gravità;
  • ecografia e risonanza magnetica: servono principalmente per studiare l’anatomia del polso, la morfologia del nervo ed eventuali cause di compressione esterna.

Come si cura

Nelle fasi iniziali della malattia, si procede generalmente con trattamento conservativo, comprensivo di:

  • terapia farmacologica (neurotrofici e cortisone);
  • utilizzo di tutore al polso nelle ore notturne; 
  • evitamento di movimenti che provocano i sintomi, in associazione alla terapia occupazionale, che insegna la corretta esecuzione dei movimenti. 

 

Quando operare il tunnel carpale e perché è importante

Nelle fasi avanzate o in caso di fallimento della terapia conservativa, è necessario procedere con l’intervento chirurgico, indispensabile anche nel momento in cui i sintomi diventano persistenti e limitano le attività del paziente.
Esistono diverse tecniche chirurgiche, tutte volte alla decompressione del nervo mediano:

  • tecnica ‘a cielo aperto’ (open): si pratica un’incisione longitudinale di circa 5 cm a livello del polso-palmo della mano e si seziona il legamento. Di solito si esegue in anestesia locale;
  • tecnica endoscopica: attraverso un’incisione a livello del polso si inserisce uno strumento dotato di telecamera che seziona internamente il legamento; in anestesia locale o loco-regionale.
  • tecnica mini-open: in anestesia locale attraverso una piccola incisione (circa 1.5 cm al palmo) si incide il legamento con uno strumento dedicato.

Nella fase post-operatoria i sintomi più importanti, quelli che normalmente impediscono il riposo notturno, regrediscono praticamente da subito, mentre il recupero nervoso completo necessita di alcuni mesi, circa 6-9 mesi dall’intervento.
Nei casi più gravi, cioè quelli in cui il danno nervoso è avanzato, è possibile che persista un deficit di forza e/o di sensibilità.
Ci possono essere delle complicanze post-operatorie quali, ad esempio, infezioni, cicatrici dolorose, danni nervosi, rigidità; mentre, raramente, si possono verificare recidive.

L’intervento è importante perché:

  • ripristina totalmente o quasi (nei casi gravi) la funzione della mano, facendo scomparire i sintomi;
  • blocca la progressione della malattia, evita cioè che la compressione peggiori aumentando il danno nervoso fino ad una mancanza di sensibilità e di forza.

 

Diagnosi e intervento ‘mini-open’ al Policlinico San Donato

Dopo una prima valutazione per sospetta sindrome del tunnel carpale presso l’Ambulatorio dedicato di chirurgia della mano, il paziente esegue gli esami necessari, in particolare l’elettromiografia (EMG), se non già effettuata su indicazione del medico curante. Durante la visita di controllo lo specialista stabilisce, sulla base dell’entità del danno, se sia necessario procedere con trattamento conservativo o intervento chirurgico. 

L’intervento chirurgico si esegue in anestesia locale con tecnica ‘mini-open’, attraverso un’iniezione alla piega del polso. A livello della parte superiore dell’arto, il chirurgo ortopedico posiziona un bracciale che viene gonfiato per il tempo dell’intervento, necessario perché lo specialista abbia una migliore visibilità del campo operatorio. L’intervento dura 10 minuti circa, con dimissione del paziente 10-15 minuti dopo l’uscita dalla sala operatoria.

“Questa tecnica -  spiega la dott.ssa Legina - presenta alcuni importanti vantaggi rispetto alle valide alternative, open e endoscopica, tra cui:

  • recupero funzionale più veloce; 
  • minor incidenza di dolore e di problemi della cicatrice chirurgica;
  • minori complicanze post-operatorie”.

La convalescenza dopo l’intervento al tunnel carpale

Polso e palmo vengono bendati in modo tale da lasciare le dita libere, che devono essere mosse sin da subito, riducendo così il rischio di gonfiore e di dolore. Il bendaggio non va bagnato e di solito si tiene fino alla rimozione dei punti (circa 12-15 giorni dopo l’intervento)

Nei primi giorni e in caso di dolore si consiglia l’utilizzo di analgesici. Dopo la rimozione dei punti si devono eseguire i massaggi di scollamento della cicatrice chirurgica con creme specifiche. Questi massaggi sono molto importanti perché servono per ammorbidire le cicatrici sottocutanee, evitando la formazione di aderenze tra il nervo, i tendini e la cute, che potrebbero provocare delle spiacevoli complicanze.

Il paziente è in grado in breve tempo di riprendere le attività quotidiane, ad esempio di solito riprende a guidare in 3-4 giorni. È, invece, necessario prestare maggiore attenzione per le attività che richiedono forza e sollevamento ripetuto di pesi: per tali mansioni si consiglia un riposo post-operatorio di 20-30 giorni.

Cura e Prevenzione