Che legame c'è tra ana positivi e dolori articolari?

PUBBLICATO IL 20 GENNAIO 2023

Uno tra gli esami del sangue che spesso vengono richiesti come primo inquadramento del paziente con dolore articolare e quindi sospetta patologia reumatica sono gli ANA (Anti-Nuclear Antibodies - Anticorpi antinucleo). Questi sono utilizzati per valutare la presenza di alcuni tipi di patologie autoimmuni, in primis il Lupus

La positività al test ANA è, quindi, associabile a molteplici malattie autoimmuni. Ma esiste una reale associazione tra i dolori articolari e gli ANA positivi? Questa sintomatologia può rappresentare un campanello d’allarme per eventuali malattie autoimmuni?

Ce ne parlano il dottor Georgios Filippou e la dottoressa Silvia Sirotti, specialisti in reumatologia presso l’Unità Operativa di Reumatologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio, diretta dal professor Piercarlo Sarzi Puttini.

 

Cosa sono gli ANA e come si misurano

“Alcuni mezzi a disposizione del nostro sistema immunitario per la difesa contro le infezioni sono rappresentati dagli anticorpi, ovvero proteine prodotte da alcune cellule dell’immunità chiamate plasmacellule, rivolte contro determinate strutture di organismi patogeni – spiega il dott. Filippou -. 

Tuttavia, a volte, può capitare che essi anziché essere rivolti contro un organismo ‘esterno’, come un virus o un batterio, vadano invece a colpire strutture presenti all’interno del nostro corpo: un esempio di ciò è dato proprio dagli ANA. 

Questi anticorpi si riscontrano frequentemente in corso di malattie reumatologiche autoimmuni sistemiche, le cosiddette connettiviti”. 

Gli ANA vengono misurati su un campione di sangue venoso con una tecnica detta Immunofluorescenza Indiretta (IFI). In parole semplici, il sangue del paziente viene messo a contatto con un substrato che è in grado di legare questi anticorpi, se presenti nel sangue del paziente, e renderli visibili al microscopio tramite una tecnica che li rende fluorescenti. 

L’aspetto che assume la fluorescenza all’esame microscopico prende il nome di pattern e può essere di molti tipi. Alcuni di questi pattern possono essere già indicativi della presenza di un certo tipo di ANA, mentre altri pattern non sono specifici e possono essere dati da molti tipi di anticorpi, anche non responsabili di patologia.

“L’altro valore che viene riportato nel referto oltre al pattern - continua lo specialista - è il titolo che esprime la quantità di ANA che abbiamo nel nostro sangue. Questo valore viene espresso come una frazione, che indica fino a quale diluizione si riscontrano ANA all’IFI. Quindi un titolo di 1:160 vuol dire che ci sono meno anticorpi nel sangue rispetto a un titolo 1:320 o 1:640 dove risultano presenti ad una diluizione superiore. Per alcune patologie il cut-off (limite) di positività può essere 1:80 o 1:160 secondo il laboratorio e soprattutto il quadro clinico. 

Positività a basso titolo degli ANA si riscontrano spesso: 

  • in assenza di una vera patologia sistemica di tipo reumatologico (individui sani); 
  • in presenza di patologie autoimmuni non di competenza reumatologica, come la tiroidite autoimmune, epatopatia autoimmune o in corso di infezioni virali”.  

 

ANA positivi e malattie articolari: esiste veramente una correlazione?

Come detto quindi, una positività degli ANA, soprattutto se a basso titolo, non è sufficiente per fare diagnosi di una patologia del connettivo. Peraltro, non è mai stata dimostrata una diretta correlazione della positività degli ANA con il sintomo dolore. Essi, come già ribadito, sono dei biomarcatori della possibile presenza di una patologia sistemica infiammatoria che, a sua volta, può essere responsabile dei sintomi articolari lamentati dal paziente.  

“Va tuttavia precisato – continua la dott.ssa Sirotti - che le connettiviti sono considerate malattie rare, ovvero che interessano meno dello 0,05% della popolazione (come da definizione dell’Unione Europea), quindi bisogna essere cauti nel sospettare queste patologie in prima battuta nei pazienti con soli dolori articolari.
Interpretare come malattia autoimmune sistemica in atto qualsiasi positività agli ANA potrebbe portare a conseguenze anche gravi per la salute dei pazienti, come l’esposizione a farmaci immunosoppressori potenzialmente non necessari, che porterebbero ad un maggior rischio di sviluppare infezioni, e non solo. 

Inoltre, gli ANA tendono a positivizzarsi in assenza di una malattia sistemica nelle persone anziane, fascia di età dove i sintomi articolari sono per lo più dovuti a patologie come l’osteoartrosi che nulla ha a che fare con la positività degli ANA”. 

Infine, va tenuto in considerazione che anche nel caso della presenza di una patologia autoimmune sistemica, si possono sovrapporre altre patologie sistemiche e/o osteoarticolari (per esempio, diabete, artrosi, ecc.) che possono portare sintomi articolari e disabilità anche di notevole entità.

“Non c’è quindi una diretta correlazione degli ANA con il sintomo dolore – concludono gli specialisti -, ma gli ANA sono dei potenziali marker di una patologia autoimmune che a sua volta, e in alcuni casi, può portare a dolore articolare. Pertanto, la decisione della determinazione degli ANA, ma soprattutto l’interpretazione degli stessi, deve essere fatta in ambiente specialistico alla luce di: 

  • quadro clinico; 
  • tutti i fattori di rischio del paziente in questione; 
  • dopo un accurato esame clinico, atto a identificare le cause dei sintomi articolari. 

Nel caso di dubbi, lo specialista reumatologo ha la possibilità di procedere a esami di secondo o terzo livello, che sono utili per valutare l’effettiva presenza, o escludere, una patologia infiammatoria cronica”.

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