Come si manifesta l’incontinenza urinaria femminile e come si cura

Come si manifesta l’incontinenza urinaria femminile e come si cura

PUBBLICATO IL 22 MAGGIO 2025

Come si manifesta l’incontinenza urinaria femminile e come si cura

PUBBLICATO IL 22 MAGGIO 2025

Con incontinenza urinaria si intende l'incapacità di controllare l'atto della minzione a piacimento, compiendolo in condizioni igienicamente e socialmente accettabili.

La continenza urinaria è data dall'interazione di 4 distretti corporei: il cervello, che riconosce il riempimento vescicale; il midollo spinale, che coordina i riflessi necessari alla funzione di riempimento e svuotamento vescicale; quest’ultimo fa capo all'unità morfo-funzionale vescicale/sfinterica; il pavimento pelvico, che dà sostegno meccanico a vescica e uretra. La compromissione di una o più di queste componenti genererà le varie forme di incontinenza urinaria. 

Nel soggetto femminile, è un disturbo piuttosto comune che consiste nella perdita involontaria di urina. Può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, ma esistono diverse opzioni di trattamento. 

Ne parliamo in maniera approfondita con il dottor Antonello Paulesu, responsabile dell’Unità operativa di Urologia all’Istituto Clinico Villa Aprica.

 

Chi può soffrirne

Spiega il dott. Paulesu: “A soffrire di incontinenza urinaria, come detto, sono soprattutto le donne con una probabilità di risultarne affette variabile in base all'età.

A tutt'oggi è una patologia sommersa, infatti la maggior parte delle persone che ne soffre evita di rivolgersi al medico per l'imbarazzo, nonostante le perdite d'urina possano causare ansia, depressione, isolamento e un complessivo peggioramento della qualità della vita”.

 

Le cause dell’incontinenza urinaria femminile

“L'incontinenza urinaria femminile è causata sia dal venir meno delle normali caratteristiche di serbatoio a bassa pressione della vescica, sia da un deficit dell'apparato sfinterico uretrale. Entrambe le problematiche possono coesistere”.

L'incontinenza urinaria femminile può essere dunque dovuta a:

  • aumentata pressione endovescicale per:
  • instabilità della muscolatura vescicale secondaria a ostruzioni uretrali; calcoli, tumori, infezioni vescicali; patologie neurologiche (ictus, Parkinson, idrocefalo, tumori cerebrali, lesioni del midollo spinale, Sclerosi Multipla, spina bifida, mieliti trasverse);
  • bassa compliance vescicale, ovvero riduzione della proprietà della vescica di lasciarsi distendere dall'urina senza un aumento della pressione al suo interno. Questa rigidità della parete è dovuta a: incremento del collagene legata a cistite (tubercolare, post-radioterapia, interstiziale) e cateterizzazione cronica; ipertono detrusoriale neurogeno da chirurgia pelvica (es. isterectomia radicale, resezione del retto), atrofia multisistemica, lesioni spinali toraco-lombari;


 

  • alterazione anatomo-funzionale dell'apparato sfinterico uretrale dovuta a:
  • ipermobilità uretrale da deficit di supporto con dislocamento anatomico dell'uretra (prolassi uretro-vescicali);
  • deficienza sfinterica intrinseca;
  • associazione fra ipermobilità uretrale e deficit sfinterico intrinseco.

 

Le forme di incontinenza urinaria e i sintomi 

“Le condizioni che determinano un'aumentata pressione endovescicale producono l'incontinenza da urgenza o urge incontinence, caratterizzata da sintomi irritativi con irrefrenabile e improvvisa necessità di svuotare la vescica - approfondisce l’esperto -.

L'alterazione anatomo-funzionale dell'apparato sfinterico uretrale produrrà l'incontinenza da sforzo o stress incontinence, dove la fuga d'urina è data dal superamento della pressione uretrale da parte di quella intravescicale, in assenza di una contrazione della vescica. Tra le manifestazioni più tipiche troviamo i colpi di tosse, gli starnuti, il cambio di posizione, il sollevamento di un peso, la corsa e l’attività sessuale.

Una terza forma di incontinenza è quella mista in cui la componente da sforzo e urgenza coesistono, dando luogo a quadri clinici complessi”.

 

I fattori di rischio dell'incontinenza urinaria femminile

Tra i fattori di rischio che possono determinare l’insorgenza dell’incontinenza urinaria troviamo:

  • età e menopausa, attraverso cambiamenti strutturali e funzionali delle strutture vescicali, pelviche e del sistema nervoso centrale;
  • parto vaginale con indebolimento del pavimento pelvico e ridotto supporto uretrale;
  • obesità, favorisce l’incontinenza da sforzo sia aumentando la pressione all’interno dell’addome sia indebolendo il pavimento muscolare (pavimento pelvico) su cui si appoggiano vescica e uretra;
  • diabete, che se non ben curato può danneggiare l’innervazione vescicale e dare un’incontinenza da urgenza;
  • limitazioni motorie (incontinenza funzionale per impossibilità di raggiungere per tempo i servizi);
  • decadimento cognitivo per perdita del controllo da parte dei centri corticali;
  • assunzione di farmaci simpaticolitici (es. clonidina, fenossibenzamina, terazosina, doxazosina) che possono causare o peggiorare un'incontinenza da sforzo;
  • assunzione di farmaci simpaticomimetici, antidepressivi triciclici e anticolinergici che, inducendo una difficoltà nello svuotamento vescicale, possono indurre una ritenzione d'urina e un'incontinenza da “troppo pieno”, ovvero l'iscuria paradossa.

 

Come si diagnostica l’incontinenza urinaria femminile

“La diagnosi è clinica, ovvero basata su anamnesi ed esame obiettivo - specifica il dottore -. Oltre alla storia di patologie passate e presenti, parti, interventi chirurgici e farmaci assunti, vanno acquisite informazioni su:

  • frequenza degli episodi d'incontinenza; 
  • modalità di comparsa; 
  • volume delle perdite (es. numero di pannolini utilizzati); 
  • impatto psicologico e sociale causato alla paziente (compilazione del diario minzionale e PAD test)”.

 

Con l'esame obiettivo si devono valutare: 

  • addome (con ecografia di supporto);
  • sistema nervoso;
  • perineo e vagina (tono sfinterico, stress test, Bonney test e Q-tip test).

 

Nell'inquadramento delle pazienti sono indicati alcuni esami strumentali:

  • esami di laboratorio comprendenti funzionalità renale, esame delle urine, urinocoltura e, talora, esame citologico delle urine;
  • ecografia dell'addome con residuo vescicale post-minzionale;
  • TC o RM addome e cistografia dinamica (solo in casi selezionati);
  • esame urodinamico (soprattutto in pazienti candidate a intervento chirurgico).

 

Come si cura l’incontinenza urinaria femminile

“Il trattamento dell’incontinenza urinaria femminile può essere conservativo o chirurgico - conclude Paulesu -.

Dal punto di vista conservativo, si può ricorrere a:

  • farmaci modulanti la contrazione detrusoriale, cioè relativa al muscolo detrusore della vescica (Anticolinergici e agonisti dei recettori adrenergici beta 3);
  • farmaci che potenziano la contrazione sfinterica uretrale (duloxetina);
  • terapia fisica-riabilitativa per potenziare il pavimento pelvico e il supporto uretrale (esercizi di Kegel) e acquisire il controllo della pressione addominale (Biofeedback);
  • elettrostimolazioni funzionali di potenziamento pelvico e neuromodulazione detrusoriale;
  • modificazioni comportamentali.

Qualora questi trattamenti dovessero fallire si può ricorrere alla chirurgia. Nello specifico a:

  • iniezione cistoscopica di tossina botulinica nella parete vescicale (vescica neurologica iperreflessica);
  • interventi chirurgici transvaginali o laparoscopici, nei prolassi genito-urinari;
  • terapia chirurgica mininvasiva con: iniezione cistoscopica di bulking agents nel collo vescicale (in day surgery); sling o mini-sling (benderelle) suburetrali transvaginali per ripristinare il supporto uretrale in presenza di ipermobilità dell'uretra. In questi casi è possibile effettuare l'intervento anche con una singola piccola incisione della parete vaginale anteriore in regime di Day Surgery”.