Quali sono le differenze tra cervello maschile e cervello femminile?
PUBBLICATO IL 29 NOVEMBRE 2022
Esistono differenze tra cervello maschile e femminile nelle capacità cognitive e funzionali, nell’espressione delle emozioni? Ebbene la risposta è sì. Talvolta, però, gli stereotipi portano alla definizione dei cosiddetti ‘luoghi comuni’: occorre, dunque, fare delle precisazioni.
È ormai noto a molti che dal punto di vista anatomico e strutturale vi siano delle differenze, ad esempio, nelle dimensioni del cervello, così come da un punto di vista cerebrale e neurale. Lo sviluppo e il processo di invecchiamento, inoltre, implicano delle fasi differenti tra i 2 generi: questo sembra avere un impatto sulle modalità di interagire con l’ambiente e sulla qualità delle relazioni.
Ne parliamo con Enrico G. Bertoldo, Silvana Pagliuca e Valentina Fiolo, Psicoterapeuti e Neuropsicologi dell’Unità di Psicologia dell’IRCCS Policlinico San Donato.
Le differenze che emergono dagli studi
Sia che venga considerato da un punto di vista biologico, cognitivo o comportamentale, il cervello da sempre rappresenta una componente eccezionale del genere umano e con l’avvento delle Neuroscienze, ovvero lo studio scientifico del cervello e del sistema nervoso, ha iniziato a vedere riconosciuto il suo primato.
All’inizio del ventesimo secolo, la discussione si è arricchita di grandi scoperte, anche grazie alla disponibilità di tecnologie di neuroimmagini sempre più avanzate che consentono di osservarne strutture anatomiche e funzionali. Tali scoperte hanno aiutato a capire se esistano delle sostanziali differenze, anatomiche e funzionali, tra il cervello maschile e quello femminile.
Uno studio condotto da Lise Eliot della Rosalind Franklin University conclude che le differenze tra il cervello dei 2 generi sono praticamente inesistenti e queste sono essenzialmente attribuibili alla dimensione della testa. Nello studio emerge che le donne hanno un cervello dell’11% più piccolo rispetto agli uomini, se correlato con le dimensioni globali del corpo.
Le neuroimmagini hanno indicato come nei maschi si osservi una maggiore presenza di sostanza bianca (Gur R. et. al., 1999), mentre nelle donne vi sia una maggiore presenza di sostanza grigia (Goldstein J.M. et al., 2001).
Altri studi hanno evidenziato alcune differenze nelle aree encefaliche sottocorticali deputate al significato emotivo degli stimoli in entrata (amigdala), alla memoria e all’orientamento (ippocampo).
L’amigdala e l’ippocampo sono 2 elementi focali del sistema limbico, un insieme di strutture complesse che hanno un ruolo chiave nelle relazioni emotive, nelle risposte comportamentali, nei processi mnesici, nel controllo del movimento intenzionale, il senso del tempo e la motivazione.
Una piccola differenza è stata osservata nel corpo calloso che sembra rendere i 2 emisferi del cervello degli uomini più indipendenti e con meno comunicazioni tra loro.
Le funzioni degli emisferi cerebrali
In entrambi i generi si osserva come l’emisfero di sinistra sia deputato al pensiero logico, razionale, analitico, lineare e al centro del linguaggio verbale (aree di Broca e Wernicke), mentre l’emisfero di destra sia deputato al pensiero visivo, emozionale, alla creatività, all’elaborazione parallela delle informazioni e al centro del linguaggio non verbale. Queste specializzazioni emisferiche smentiscono in qualche modo le generalizzazioni sorte negli ultimi anni.
L’intelligenza emotiva e l’empatia
Il cervello è un organo molto complesso e dotato di plasticità, capace cioè di modificare la propria struttura: dunque, non sembra esistere un vero e proprio marcatore legato al genere, ma le differenze sono piuttosto da osservarsi in tutto ciò che ci rende capaci di essere cognitivamente attivi, di sviluppare nuove connessioni nervose per garantirci una buona riserva cognitiva al di là del genere di appartenenza.
Gli esseri umani, che siano maschi o femmine, sono dotati di una componente molto importante che viene definita ‘intelligenza emotiva’, ovvero la capacità di riconoscere, dare un nome, distinguere tra loro e saper gestire le proprie e altrui emozioni. Nell’immaginario collettivo, spesso le donne vengono percepite maggiormente intelligenti da un punto di vista emotivo rispetto agli uomini. Ma è davvero così?
Uno studio dimostra che le femmine sembrano più propense ad esprimere emozioni e di conseguenza sembrano avere una maggiore espressività emotiva (Yaling Deng, 2016); sembrano, inoltre, avere maggiori capacità di verbalizzazione delle emozioni anche attraverso l’utilizzo di vocaboli complessi. È stato dimostrato (Baron-Cohen, 2003) che le femmine assumono più frequentemente un atteggiamento supportivo, accogliente ed empatico nei confronti dell’altro, riuscendo a comprendere meglio gli stati emotivi altrui.
Molti studi, ancora, sono stati realizzati per comprendere come i maschi e le femmine elaborano le emozioni e molte ricerche si sono soffermate sull’empatia. Alcuni studi hanno valutato l’empatia in modo soggettivo e si è notato che le femmine erano maggiormente predisposte nel percepire sentimenti in risposta a vari scenari sociali, ma quando si è cercato di misurare in modo oggettivo l’empatia, attraverso l’identificazione precisa di emozioni espresse nelle foto di volti, si è notato che la differenza tra i due sessi è molto bassa.
Cosa influisce sulle differenze di genere
In sintesi, questa rassegna di ricerche ci mostra chiaramente che quando parliamo di differenze di genere, per evitare il rischio di cadere in stereotipi, sia necessario tenere conto di altre variabili come:
- età;
- aspetto biologico;
- contesto socioculturale.
La risposta alla domanda iniziale sembra, dunque, riportare il focus sulla persona come individuo bio-psico-sociale. L’ambiente, la cultura, l’interazione sociale, la personalità sembrano essere elementi che plasmano le nostre neuro strutture e guidano i nostri comportamenti, rendendoci così speciali nella nostra ‘unicità’ pur condividendo una fisiologia ed un cervello anatomicamente simile.
Il quesito che, in conclusione, sembra aprirsi non è tanto sulla differenza di genere, ma piuttosto su come favorire un mondo che sappia accogliere le specificità e l’unicità di ciascuno, al di là del genere di appartenenza.