Intervento di protesi d’anca con tecnica mininvasiva al Policlinico San Donato
PUBBLICATO IL 01 GIUGNO 2021
*(pagina aggiornata l'8 marzo 2024)
La protesi d’anca mininvasiva garantisce un rapido recupero e preserva muscoli e tendini. L’ortopedico racconta l’intervento di successo del Policlinico San Donato su una settantenne.
Un intervento mininvasivo che permette l’inserimento della protesi all’anca senza “tagliare” i muscoli, con conseguente riduzione del dolore, del sanguinamento e dei tempi di recupero.
La tecnica AMIS (Anterior Mini Invasive Surgery), utilizzata dall’équipe di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico San Donato, ha consentito di realizzare anche un intervento “doppio” su una paziente di 70 anni, sottoposta contemporaneamente all’intervento all’anca e al ginocchio con applicazione di protesi.
Un’operazione che non si sarebbe potuta realizzare senza la tecnica mininvasiva: troppi rischi in termini di complicanze e necessità di trasfusione. In questo modo, invece, la paziente è stata dimessa tre giorni dopo l’intervento.
Vediamo come funziona questa tecnica mininvasiva.
La tecnica mininvasiva per la protesi d’anca
L’accesso mininvasivo anteriore (AMIS) è la tecnica fiore all’occhiello dell’Unità di Ortopedia del Policlinico San Donato, guidata dal Dott. Augusto Dagnino e dal Dott. Carlo Enrico Fiorentini.
“Grazie a questa metodologia, riusciamo a effettuare l’accesso chirurgico per l’anca senza tagliare i muscoli e i tendini – racconta il Dott. Dagnino -.
È un doppio vantaggio dal punto di vista:
- della funzionalità;
- estetico.
Il taglio viene effettuato nella parte frontale dell’anca, mentre gli approcci tradizionali prevedevano l’accesso posteriore o laterale.
I benefici nell’utilizzo di questa tecnica
I benefici sono molteplici:
- non ci sono tagli di muscoli o tendini, che vengono solo spostati per raggiungere l’osso. Il taglio riguarda solo i tessuti molli della capsula articolare;
- il sanguinamento, di conseguenza, è ridotto, con bassissime possibilità di dover ricorrere a una trasfusione;
- oltre all’anestesia tradizionale spinale, viene effettuata un’anestesia di blocco e la LIA (Local Infiltration Analgesia), un’infiltrazione intra-articolare che riduce il dolore post-operatorio;
- i tempi di recupero funzionale sono ridotti: non vengono applicati né drenaggi né cateteri, così da riprendere più facilmente la mobilità dell’articolazione;
- la cicatrice ha un impatto estetico ridotto, più piccola e posizionata in una zona meno visibile.
L’intervento contemporaneo ad anca e ginocchio al Policlinico San Donato
Emblematico è il caso di una paziente, di 70 anni, che al Policlinico San Donato è stata recentemente sottoposta a un duplice intervento con inserimento di protesi all’anca e al ginocchio.
Con i metodi tradizionali, quest’intervento non si sarebbe potuto realizzare, perché troppo debilitante per il paziente.
“Abbiamo visitato una paziente affetta da grave artrosi all’anca e al ginocchio, dallo stesso lato, con un’importante disabilità funzionale - approfondisce il dottore -. Per timore dell’intervento ha temporeggiato troppo, compromettendo entrambe le articolazioni del lato sinistro. Alla prima visita, l’artrosi e il dolore erano tali da non permettere di valutare l’anca o il ginocchio singolarmente”.
C’era quindi indicazione all’intervento protesico sia per l’anca che per il ginocchio: procedere in un solo distretto avrebbe compromesso la riuscita dell’intervento stesso, a causa dell’articolazione non operata.
“Abbiamo quindi deciso di proporre alla paziente un intervento di protesi di anca e ginocchio in contemporanea. Con le tecniche mininvasive il rischio di emorragia post-operatoria è molto ridotto e il non dover fare due iter chirurgici con due anestesie abbassa il rischio operatorio in senso assoluto.
Per prima cosa abbiamo realizzato l’intervento per la protesi all’anca con tecnica AMIS, poi è stato allestito un nuovo campo sterile per il ginocchio ed è stata impiantata una protesi totale di ginocchio con la tecnica di allineamento cinematico”.
Il giorno dopo la paziente ha iniziato il trattamento riabilitativo post-operatorio, con specifiche procedure di fisiochinesiterapia, e dopo 3 giorni è stata dimessa.
“Dopo solo un mese, alla visita di controllo, la paziente si è presentata con una stampella e con il carico completo. Il dolore era quasi del tutto ridotto e il recupero era già a un livello ottimale”, conclude il Dott. Dagnino.