I benefici della medicina rigenerativa nello sportivo
PUBBLICATO IL 29 APRILE 2021
I trattamenti di medicina rigenerativa sono indicati per curare le malattie a carico di articolazioni, tendini o legamenti degli sportivi. Parola all’ortopedico.
L’ambito sportivo rappresenta uno dei tanti campi di azione in cui la Medicina rigenerativa gioca un duplice ruolo di prevenzione e cura, utilizzando tre azioni:
- antinfiammatoria
- lubrificante (nei disturbi articolari)
- pro-rigenerativa.
A seconda delle patologie, sono a disposizione i trattamenti più efficaci in grado di aiutare lo sportivo a rimettersi in forma il prima possibile. Ma che differenza c’è tra un trattamento e l’altro? Come facciamo a scegliere il più adatto a noi?
Ne parla il dottor Federico Valli, chirurgo ortopedico presso l’Unità C.A.S.C.O. - Chirurgia Articolare Sostitutiva e Chirurgia Ortopedica dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e presso il Centro RE.GA.IN, il centro di Medicina Rigenerativa della struttura del Gruppo San Donato.
I diversi trattamenti della medicina rigenerativa
La medicina rigenerativa sfrutta le potenzialità di:
- PRP, fattori di crescita piastrinici
- cellule staminali mesenchimali, ossia concentrati cellulari derivanti da tessuto adiposo;
- cellule mononucleate da sangue periferico.
Cos’è il PRP e come funziona
Il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) si ottiene da un semplice prelievo di sangue periferico, centrifugato in modo da separare e concentrare le piastrine.
Il plasma così ottenuto, ricco di piastrine, sarà infiltrato nella sede del danno favorendo il rilascio di fattori di crescita dal potenziale anti-infiammatorio e rigenerativo.
Cosa sono le cellule staminali mesenchimali e come funziona la terapia
Le cellule staminali mesenchimali sono cellule capaci di auto-rigenerarsi e differenziarsi, a seconda della necessità, in cellule specifiche e caratteristiche dei diversi tessuti umani.
La metodica di trattamento con cellule di derivazione adiposa prevede:
- il prelievo di tessuto adiposo dalla regione addominale o dai glutei oppure dalle cosce
- la sua processazione all’interno di un circuito chiuso attraverso un setto filtrante in grado di rimuovere le componenti pro-infiammatorie (residui oleosi, ematici e detriti cellulari).
Il tessuto adiposo micro-frammentato così ottenuto risulta ricco di cellule mesenchimali e pronto per essere infiltrato nel sito articolare.
Le cellule mesenchimali sono in grado di:
- promuovere la spontanea guarigione dei tessuti;
- ridurre il processo infiammatorio;
- rigenerare i tessuti danneggiati;
- prevenire l’utilizzo di farmaci FANS e altre terapie convenzionali.
La terapia con cellule mononucleate da sangue periferico
Le cellule mononucleate possono essere considerate una terapia cellulare alternativa tra il PRP e il concentrato cellulare e si ottengono da un semplice prelievo di sangue periferico da cui è trattenuta la componente cellulare mononucleata, costituita da monociti e linfociti.
Una volta infiltrate in sede di lesione, le cellule mononucleate ed in particolare i monociti hanno il vantaggio di:
- rispondere per primi al danno tissutale;
- partecipare al rimodellamento vascolare;
- riparare la componente strutturale tissutale;
- convertire il processo pro-infiammatorio in un processo anti-infiammatorio, dando inizio nel sito del danno alla rigenerazione dei tessuti e portare alla formazione di nuovi vasi sanguigni e quindi a una migliore vascolarizzazione.
La tecnologia che separa le cellule mononucleate dal resto del sangue si avvale di un sistema dotato di un filtro che, tramite circuito chiuso, seleziona per dimensione le cellule mononucleate dal potenziale rigenerativo, escludendo altre componenti cellulari come gli eritrociti e i granulociti dal potere pro-infiammatorio.
Il concentrato di cellule mononucleate selezionate è caratterizzato da un’alta vitalità cellulare in quanto il sangue non viene stressato ma filtrato ed è facilmente iniettabile in sede di lesione e non presenta reazioni avverse.
Come scegliere il trattamento di medicina rigenerativa
“Per quanto riguarda i disturbi da sovraccarico tendinei legati a movimenti ripetuti - spiega il dottor Valli - le terapie infiltrative con PRP o concentrato di cellule mononucleate sono le più indicate perché vanno a trattare in maniera mirata le lesioni tendinee legate a patologie infiammatorie croniche.
Le cellule staminali da tessuto adiposo hanno un’indicazione specifica per quadri più complessi degenerativi cartilaginei.
In questo ambito, sono però esclusi i disturbi a livello dei menischi, molto frequenti nella seconda fascia d’età della popolazione sportiva, perché il menisco è una struttura non ricettiva, a-vascolare, per cui la cura con le cellule staminali avrebbe un ruolo solamente di protezione e non di rigenerazione; è importante sottolineare infatti che le lesioni meniscali soprattutto legate a fenomeni degenerativi sarebbe meglio gestirle in modalità conservativa e non chirurgica”.
Lo sportivo professionista ha un’intensità, una frequenza del gesto atletico molto alta, ma una preparazione diversa che lo porta a gestire i sovraccarichi in maniera idonea.
Il vero pericolo nella gestione dei traumi sportivi è soprattutto nell’amatoriale perché spesso non è dotato di un efficiente sistema di protezione muscolare/propriocettivo durante l’allenamento gestito da figure sportive e sanitarie che vigilano sull’attività limitando i traumi da sovraccarico.
Prevenzione e cura: il duplice ruolo della medicina rigenerativa
“Quando parliamo di patologie muscoloscheletriche legate allo sport dobbiamo fare questa grande distinzione tra patologie articolari e tendinee o legamentose - conclude Valli -.
In entrambi i casi, la medicina rigenerativa riveste un doppio ruolo di prevenzione e cura, anche se in realtà quel che conta è una gestione continua della problematica a carico dell’arto.
Per semplificare, se uno sportivo è consapevole di portare la propria articolazione a subire uno stress regolare e continuo, allora dovrà continuamente proteggerla, ad esempio, grazie a un trattamento semestrale o annuale di PRP, alternato ad acido ialuronico.
La chiave di volta è prevenire l’instaurarsi di un fenomeno sintomatico degenerativo.
Spesso, ad esempio, devo gestire disturbi legati allo ‘sperone calcaneare’, cioè un quadro di tallonite cronica: il paziente ‘accusa’ la formazione ossea evidente alla radiografia come la causa dei suoi dolori, invece quello non è altro che il risultato di un’infiammazione cronica dei tessuti molli (fascia plantare) che ha dato origine al deposito di calcio e quindi allo sperone; la strategia terapeutica pertanto non deve essere rivolta alla formazione ossea quanto al tessuto degenerato che infiammato l’ha causata”.