Vertigini: come si riconoscono e come si possono curare

PUBBLICATO IL 30 NOVEMBRE 2020

*(Pagina aggiornata il 31 maggio 2022)

Le vertigini possono essere di diversi tipi e con una durata variabile. L’esperto di Palazzo della Salute-Wellness Clinic spiega l’importanza di rivolgersi a uno specialista per curarle al meglio.  

La vertigine è un sintomo di movimento illusorio, ovvero la sensazione di un movimento che non esiste, pur stando perfettamente fermi. É un fenomeno passeggero di durata variabile che può cogliere all’improvviso, in qualsiasi momento. Esistono diversi tipi di vertigine anche se principalmente è di tipo rotatorio e, se importante, può portare a una vera e propria “caduta da vertigine”. Questo problema colpisce quasi tutte le persone nel corso della vita (uomini e donne) e aumenta con l’età. 

Il dottor Pietro Bassi, neurologo al Centro di Diagnosi e Cura delle Cefalee e del Centro Diagnosi e Cura delle Vertigini presso Palazzo della Salute-Wellness Clinic e a Smart Clinic Centro Fisioterapico Milanese, spiega come riconoscerle e dell’importanza di rivolgersi a uno specialista esperto nel trattamento di questi disturbi.

Le tipologie di vertigini

Nel 90% dei casi, la vertigine è dovuta ad alterazioni di 2 organi l’orecchio e il cervello. Questi presentano differenti tipi di vertigine che possono essere distinti da un punto di vista clinico, cioè tramite la sola visita specialistica, e richiedono parallelamente anche indagini strumentali, per una diagnosi più appropriata. Il dott. Bassi spiega: “La vertigine può essere periferica o centrale”

La vertigine periferica

“Si dice periferica, quando è causata direttamente da una problematica vestibolare dell’orecchio interno, di cui la più frequente è sicuramente la vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) - spiega il dottor Bassi -. Questo tipo di vertigine, legata al movimento del capo, porta la persona che ne soffre a perdere la percezione del proprio capo nello spazio. Questa sensazione si interrompe pochi secondi dopo che si ferma il movimento della testa. 

La causa della VPPB è legata a un distaccamento di piccoli cristalli di ossalato di calcio, detti otoliti, dall’apparato vestibolare all’interno dell’orecchio, i quali causerebbero questa vertigine ogni volta che si effettua un movimento. Questo fenomeno prende il nome di cupololitiasi. 

Quando questi otoliti, a seguito di un trauma, incidenti dovuti allo sport, familiarità o altre cause, si staccano dalla struttura che li tiene insieme, provocano dei disturbi anomali che andando a toccare altri parti dell’orecchio interno, trasmettono al cervello un segnale diverso da un orecchio rispetto all’altro. Se al cervello arrivano due segnali differenti, si genera appunto la vertigine, poiché i due segnali non sono perfettamente sincronizzati”.

Oltre alla vertigine parossistica benigna, vi è anche la patologia del nervo che, conosciuta una volta come labirintite, oggi prende il nome di neuronite vestibolare. Si tratta di un’infiammazione o una ischemia del nervo vestibolare che collega il labirinto (ovvero l’insieme dei canali che costituiscono l’apparato vestibolare dell’orecchio interno) all’encefalo. Questo collegamento, deputato alla regolazione dell’equilibrio, se danneggiato, provoca la sensazione di vertigine. Più spesso, la neuronite vestibolare ha un’origine infiammatoria di tipo virale.

La vertigine centrale

“La vertigine centrale, invece - continua - è quella che deriva da un problema dell’encefalo (più frequentemente dal tronco encefalico o dal cervelletto) e talvolta può essere un’avvisaglia anche di patologie più gravi come:

  •  quelle a carattere infiammatorio, come ad esempio, la Sclerosi Multipla;
  •  di carattere neoplastico, ad esempio, tumore cerebrale;
  •  patologie vascolari, ad esempio, ischemia cerebrale, ictus

Le pseudovertigini

Oltre alle periferiche e alle centrali, vi sono anche le pseudovertigini, ovvero sensazioni di instabilità che hanno caratteristiche differenti rispetto alle vertigini vere e proprie (soprattutto senso di instabilità quando si cammina). Più frequentemente questa instabilità ha un’origine microvascolare”.

I fattori di rischio ed i sintomi associati

I fattori di rischio più importanti legati all’insorgenza delle vertigini sono: 

  • postura e abitudini scorrette
  •  ipertensione
  • diabete
  • alimentazione sbagliata
  • farmaci ototossici (cioè dannosi per l’orecchio).

La sintomatologia che accompagna la sensazione di vertigine, oltre al disorientamento spaziale, può comprendere anche:

  • nausea
  • vomito 
  • perdita di equilibrio
  • nistagmo,cioè movimenti oscillatori degli occhi
  • disturbi dell’udito
  • caduta a terra

La durata delle vertigini è variabile e dipende dalla causa. Possono comparire sia gradualmente sia all’improvviso e, se frequenti, devono portare la persona che ne soffre a rivolgersi quanto prima a un esperto.

Come diagnosticare le vertigini

“Gli specialisti a cui ci si rivolge maggiormente per questi disturbi sono l’otorinolaringoiatra e il neurologo e non è raro che questi lavorino in stretta sinergia. Il primo step è sicuramente un’accurata anamnesi, un esame obiettivo che indirizzeranno lo specialista a prescrivere il percorso diagnostico più indicato - specifica il neurologo -.

Importante è valutare il condotto uditivo esterno e l’analisi del nistagmo per testare i movimenti involontari dei bulbi oculari

La figura dell’otorino è fondamentale per escludere patologie più ‘banali’ (es. tappo di cerume, rottura del timpano) e indirizzare il paziente dal neurologo, il quale indagherà su quella determinata patologia attraverso esami specialistici.  

Quasi sempre si procede con la diagnostica per immagini: a questo proposito, la Risonanza Magnetica fornisce allo specialista immagini più dettagliate degli organi e dei tessuti interni del corpo umano e rispetto alla TC, che si utilizzava maggiormente in passato, è più sicura perché non ricorre a radiazioni ionizzanti, maggiormente dannose per la salute”.

Come curare le vertigini

“Il trattamento delle vertigini varia a seconda dell’origine del disturbo: 

  • nel caso della vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB): la terapia consiste in manovre liberatorie come, ad esempio, la manovra di Hallpike, la più frequente, utile a condurre gli otoliti in un punto dove non possano più nuocere ristabilendo l’equilibrio della persona - spiega Bassi -. Queste particolari manovre, che devono essere effettuate solamente da specialisti esperti, prevedono un numero di sedute che può variare a seconda della quantità di otoliti sparsi nell’orecchio interno. La guarigione può avvenire molto rapidamente o nel giro di qualche settimana o mese”. 

 

  • In caso di neuronite vestibolare, cioè l’infiammazione del nervo, si ricorre a una terapia farmacologica con l’utilizzo di farmaci specifici come, ad esempio, cortisonici, antistaminici o neurolettici.

 

  • Nel caso, invece, di vertigine centrale, è necessario indagare più a fondo sulle cause del malessere, andandole a trattare con terapie mirate”.  

Come prevenire le vertigini

Oltre a queste indicazioni, è consigliabile osservare alcuni comportamenti utili anche da un punto di vista preventivo come: 

  • evitare movimenti bruschi col capo;
  • evitare di alzarsi dal letto troppo in fretta
  • evitare di girarsi con il solo movimento del collo quando, ad esempio, si viene chiamati;
  • sottrarsi, per quanto possibile, a situazioni stressanti che potrebbe far insorgere o peggiorare la sintomatologia.  
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