Coronavirus e chiusura attività: perché è importante e cosa si può fare

PUBBLICATO IL 12 MARZO 2020

Il virologo Pregliasco commenta il DPCM del 9 marzo e le nuove integrazioni dell’11 marzo 2020 per il contenimento del contagio e spiega cosa è concesso fare e cosa no. 

Dopo l’estensione a tutta l’Italia, per decisione del Governo, del divieto di uscire di casa salvo per non differibili e comprovati motivi di lavoro, ragioni di salute o per altre necessità, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura della maggior parte delle attività lavorative per 2 settimane come ulteriore misura di contenimento del coronavirus.

Il decreto esclude la chiusura di supermercati, farmacie e parafarmacie e altri servizi necessari alle persone compresi i trasporti. 

Alcune catene di negozi, spontaneamente, lo avevano già fatto, abbassando le saracinesche di tutti i loro punti vendita a tutela dei dipendenti e dei clienti. 

La parola d’ordine, quindi, è sempre di più “stare a casa”. Ma serve davvero chiudere tutto? E cosa significa non uscire di casa? Quali eccezioni ci sono?

Lo abbiamo chiesto al professor  Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

Blocco attività commerciali: il commento del virologo Pregliasco

“Sicuramente da un punto di vista della Sanità pubblica - asserisce il professor Fabrizio Pregliasco - la chiusura più ampia delle attività ha una maggiore efficacia.

Le scelte operative politiche devono prendere in considerazione la fattibilità e la possibilità di mantenere nel tempo questa astringenza, continuando a garantire la distribuzione degli alimenti e l’erogazione dei servizi di prima necessità (supermercati, farmacie, parafarmacie e altri servizi primari). 

Questi sono alcuni aspetti essenziali da valutare con attenzione anche perché, ovviamente, non tutto si può fermare. 

Questa è stata una decisione difficile perché, come sappiamo, tutto ciò ha un peso notevole sull’economia del paese e richiede un grande sforzo e un grande sacrificio da parte di ciascuno di noi. 

Però, più ci si ferma e meglio sarà per tutti!”.

Le nuove indicazioni: cosa possiamo fare e cosa no

Si può fare una passeggiata all’aperto o portare il cane al parco?

“Certamente - sostiene il professor Pregliasco -. È importante non considerarsi reclusi o prigionieri delle proprie mura domestiche.

Soprattutto in questo periodo, dove l’indicazione è di stare a casa il più possibile, una passeggiata all’aria aperta non potrebbe che fare bene a tutti (adulti, bambini ma soprattutto anziani), sia per cambiare aria sia per passare il tempo in maniera più piacevole.

Anche una sana attività fisica potrebbe senz’altro aiutarci non solo a mantenerci in forma, ma anche a rafforzare le nostre difese immunitarie. 

Naturalmente, tutto ciò va fatto con coscienza evitando affollamenti di persone e, soprattutto, rispettando le distanze di sicurezza.

È sempre meglio prevenire e, in questi casi, più che mai! Ricordo che questa è sì un’emergenza nazionale, ma possiamo viverla con serenità (e anche un po’ di giusta preoccupazione) nel rispetto di queste poche ma semplici regole che possono fare la differenza, se ognuno di noi fa la sua parte. 

Soprattutto la popolazione dei giovani, più difficile da contenere in termini di ‘sensibilizzazione’ allo stare in casa e che spesso sottovaluta la problematica.

I ragazzi devono comprendere che questo virus non fa distinzioni: potrebbe capitare a chiunque (naturalmente con un’incidenza maggiore verso quei soggetti più deboli come gli anziani o pazienti con patologie concomitanti importanti) e che quel chiunque potrebbe, sfortunatamente, essere uno dei propri cari. 

Ciò deve, dunque, indurre a una maggiore responsabilizzazione e coscienza verso il prossimo. 

Non dimentichiamo che, soprattutto al Nord Italia, esiste anche una situazione critica relativa alla disponibilità dei posti letto in Terapia intensiva: un ulteriore aumento dei contagi potrebbe non essere più gestibile, con una serie di conseguenze gravi e preoccupanti”.

Si può far visita ai parenti?

“È possibile anche andare a trovare i propri cari (specialmente se anziani), sempre con le dovute precauzioni: è sempre bene tenere sù il morale di queste persone più fragili facendogli visita e, dove possibile, portarli fuori.

Attenzione ai gesti di affetto, come baci, abbracci o strette di mano, perché sono anch’essi veicoli di contagio. Inoltre, se si avvertono sintomi para influenzali, sarebbe meglio non entrare in contatto con altre persone, per evitare di infettarle”.

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