Una radiografia del torace svela la malattia nei pazienti COVID non sintomatici

PUBBLICATO IL 07 MAGGIO 2020

Un’indagine dell’IRCCS Galeazzi e dell’Università Statale di Milano sul coinvolgimento polmonare in pazienti asintomatici o poco sintomatici provenienti dal focolaio di Codogno.

Il nuovo virus provocherebbe un coinvolgimento dei polmoni anche in pazienti asintomatici o poco sintomatici. A rilevarlo è un’indagine pubblicata sulla rivista Radiology e realizzata dall’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano

Lo studio, realizzato in collaborazione con le Università degli Studi di Milano, Pavia e Palermo, il centro Medical Radiologico di Codogno e la Radiologia della Casa di Cura San Camillo di Cremona, documenta, infatti, in maniera dettagliata la compromissione polmonare in soggetti non sintomatici o poco sintomatici per COVID-19 nella “zona rossa” del lodigiano.

Ce ne parla il professor Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e professore all’Università Statale di Milano, tra gli autori del paper. 
 

La base dello studio: le radiografie eseguite post quarantena a Codogno

Il 20 febbraio è stato individuato il primo caso di COVID-19 a Codogno e il 23 febbraio è stata imposta una quarantena di 14 giorni alla popolazione nella stessa città e in dieci comuni limitrofi. 

Al termine del periodo di quarantena, un centro radiologico codognese ha ricevuto un’alta e anomala richiesta di radiografie al torace da parte della popolazione. Alcuni pazienti sono stati inviati dai medici di base, altri invece si sono presentati spontaneamente per sottoporsi ad un controllo, preoccupati dall'evolversi della malattia. Tutti i pazienti provenivano da un ambiente ad alto contagio e a elevato rischio di trasmissione del virus. 

“Il lavoro dei ricercatori del Galeazzi e dei colleghi delle università e delle radiologie - spiega il professor Luca Maria Sconfienza - si è focalizzato sull'analisi retrospettiva delle radiografie al torace eseguite post-quarantena. 

I pazienti che richiedevano la rx non riferivano particolari malesseri oppure solo sintomi piuttosto vaghi, come febbricola (<37,5°C) e avvisaglie parainfluenzali, ma nessuno manifestava chiari sintomi da COVID-19”. 

In una sola settimana è stato riscontrato come 100 radiografie al torace su 170 (circa il 60%) presentavano immagini riconducibili a una polmonite interstiziale bilaterale, quindi altamente sospette e riferibili alla polmonite correlata al COVID-19.

Il coinvolgimento era bilaterale in tutti i casi: nel 54% dei pazienti il ​​coinvolgimento era simmetrico, mentre le anomalie dei raggi X al torace erano maggiori su un lato del torace nel 46% dei casi.  

“Le radiografie del torace ci hanno pertanto fornito informazioni sul coinvolgimento polmonare in questi pazienti, provenienti da un focolaio di COVID-19 ad alta prevalenza. 

Questi risultati supportano i dati che stanno emergendo in merito alla trasmissione della patologia in soggetti asintomatici o poco sintomatici, che quindi possono risultare positivi al virus e pertanto contagiosi anche in assenza di sintomi e anche dopo due settimane di quarantena” conclude il professor Sconfienza.

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