Traumi sportivi di mano e polso: ad ogni sport il suo infortunio e la sua cura
PUBBLICATO IL 21 LUGLIO 2020
Dal tennis al motocliclismo, gli infortuni di mano e polso sono frequenti in certi tipi di sport. L’esperto di Zucchi Wellness Clinic ci spiega quali sono e come intervenire.
Gli infortuni del polso e della mano sono frequenti in chi pratica determinati sport, sia a livello agonistico, sia amatoriale. Tennis, pallanuoto, pallacanestro, ma anche motociclismo ed equitazione, per esempio, possono provocare disturbi a mani e polsi che a lungo andare possono peggiorare.
Affrontiamo l’argomento con il dottor Loris Pegoli, responsabile del Centro della Mano Sportiva di Zucchi Wellness Clinic che invita a non trascurare l’infortunio: “La maggior parte dei traumi sportivi che avvengono nelle zone del polso e della mano si riscontrano tra gli amatori che, trascurando per un po' di tempo il problema, arrivano nei nostri ambulatori con patologie già in stato avanzato - spiega l’esperto -.
Negli atleti molto giovani, invece, la voglia di tornare in attività il prima possibile può portare a un peggioramento dell’infortunio e infine ad una rinuncia della propria carriera sportiva”.
In questi casi è fondamentale rivolgersi ad uno specialista che, in base all’infortunio e allo sport praticato può indicare il giusto percorso e i tempi di guarigione. Lo specialista che si occupa di patologie dello sport conosce, infatti, le diverse necessità funzionali del polso e della mano richieste nei vari sport e sa che nella stessa disciplina queste sono diverse a seconda che sia coinvolto il lato destro o il sinistro.
Ecco quali sono gli sport che più spesso espongono a traumi della zona del polso e della mano e come intervenire per limitare o risolvere i danni dell’infortunio.
Pallavolo, pallacanestro, pallanuoto
Sport come pallavolo, pallacanestro e pallanuoto registrano più frequentemente traumi a carico delle articolazioni delle dita e del polso causati dalla palla stessa oppure fratture conseguenti a una caduta.
“Tra questi atleti è comune anche il cosiddetto dito a martello, ovvero, l’impossibilità ad estendere l'ultima falange del dito per via di una lesione del tendine estensore o della frattura dell'ultima falange nel punto dove questo tendine si inserisce - approfondisce lo specialista -.
Questi traumi sono spesso sottovalutati e radiografie negative (che non evidenziano problematiche ossee) non vogliono sempre dire che tutto vada bene e che non vi siano altri tipi di lesioni. Strutture delicate, quali i legamenti, se non accompagnate nel loro recupero possono lasciare deficit funzionali importanti.
Fondamentale è allora il ruolo del terapista della mano che con tutori modellati ad arte può facilitare il ritorno agli allenamenti prima ed all'attività agonistica dopo”.
Il golf e il tennis
Uno sport elegante e rilassante come il golf, tornato in voga negli ultimi anni, può provocare:
- lesioni legamentose del polso
- patologie a carico dell'osso pisiforme
- infiammazioni tendinee da sovraccarico.
Il tennis, invece, può provocare patologie che riguardano varie strutture anatomiche del corpo. “Focalizzandoci sul polso e sulla mano sono molto comuni le lesioni del sistema legamentoso chiamato ‘complesso della fibrocartilagine triangolare’ il cui compito è quello di dare stabilità all’articolazione del polso - spiega il dottor Pegoli -.
Tramite l’artroscopia con due piccoli incisioni è possibile effettuare una diagnosi certa della lesione, la sua localizzazione e nella maggior parte dei casi la sua riparazione”.
Rugby, arti marziali ed equitazione
Le discipline come il rugby, le arti marziali e l'equitazione possono portare a fratture del polso e della mano. In questi casi gli atleti hanno a disposizione i cosiddetti mezzi di sintesi per stabilizzare la frattura, che consentono una mobilizzazione immediata che anticipa il protocollo riabilitativo.
“Un esempio è il trattamento della frattura dello scafoide, frequente anche nei motociclisti, nello snowboard e nei pattinatori, che viene trattata con una apposita vite tramite una mini incisione di 3 mm al polso senza necessità di punti di sutura - illustra il dottor Pegoli -. Vi sono poi una serie di condizioni che non comportano necessariamente una lesione, ma un sovraccarico di gruppi muscolari a causa di movimenti ripetitivi, che rendono difficoltosa se non impossibile l'attività agonistica”.
Free climbing e vela
Nei free climbers e nei velisti sono comuni le infiammazioni dei tendini della mano, anche detto dito a scatto. Nei casi che non rispondono al trattamento conservativo il problema si risolve con un’altra tecnica mininvasiva in endoscopia, con poche gocce di anestetico locale, tramite due mini incisioni di pochi millimetri, con l'utilizzo di una micro videocamera, senza punti di sutura.
Motociclismo
Altri sport quali il motociclismo sollecitano maggiormente i muscoli dell'avambraccio aumentandone sotto sforzo il volume in maniera importante, con conseguente perdita di forza e formicolii durante la competizione: è la cosiddetta “Pump Arm Syndrome”.
Anche in questo caso la tecnica endoscopica consente la risoluzione del problema con una mobilizzazione immediata e un precoce ritorno all'attività.
L’importanza della riabilitazione e degli ausili
È doveroso sottolineare che le tecniche chirurgiche perderebbero il loro significato se non supportate da un adeguato protocollo riabilitativo con figure specializzate.
“Questo è ancora più vero nell'atleta che deve iniziare il suo recupero quanto prima. E’ quindi importante approfondire la storia dell’atleta, esaminare il mezzo del loro lavoro, dalla bicicletta alla palla da bowling, dalla racchetta alla mazza da golf: questo consente sia di impostare il protocollo riabilitativo mirato, sia di confezionare su misura e necessità gli ausili più adatti a guidare l'atleta verso il recupero completo” conclude il Dottor Pegoli.