Cancro al seno: facciamo il punto della situazione

PUBBLICATO IL 29 GENNAIO 2020

Grazie alla ricerca, la sopravvivenza al tumore del seno è aumentata. Facciamo il punto sulla patologia e l’intervento di mastectomia con lo specialista.

 Ogni giorno 135 donne in Italia scoprono di avere un tumore al seno e iniziano un percorso di cura e di coraggio. 

Grazie ai progressi della ricerca, però, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è aumentata all’87% con un sensibile miglioramento della qualità della vita di molte donne. Ne parliamo con il Dott. Fabrizio Palmieri, direttore della Breast Unit dell’Istituto Clinico S. Anna di Brescia.

Fattori di rischio: quali sono 

Età e fattori riproduttivi

“L’età gioca un ruolo determinante,”, spiega il dottore, “il tumore mammario ha un'incidenza più alta nella fascia dai 50 ai 70 anni. 

Altri ben noti fattori di rischio sono quelli riproduttivi: 

  • menarca precoce (primo flusso mestruale, n.d.r.)
  • menopausa tardiva 
  • nulliparità (donna che non ha mai partorito) o comunque prima gravidanza dopo i 30 anni, mancato allattamento al seno. 

Anche le donne che si sono sottoposte a terapia ormonale sostitutiva rientrano nella categoria di rischio aumentato. 

Dieta e sindrome metabolica

Ultimamente molta importanza è attribuita anche a: 

  • dieta
  • obesità 
  • sindrome metabolica (coesistenza di almeno tre di queste condizioni: diabete, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, obesità addominale, ipertensione arteriosa). 

Familiarità e geni

Molto rilevante è la presenza nella famiglia di carcinoma mammario, specie in giovane età. 

La mutazione di specifici geni (BRCA1 e BRCA2 i più importanti, ma non i soli) è balzata recentemente agli onori della cronaca dopo che personaggi dello star system hanno reso noto di esserne portatori e di essersi sottoposti a interventi di mastectomia preventiva.

Al momento tali mutazioni si ritengono responsabili di circa il 5% di tutte le neoplasie mammarie. 

Causa predisponente più rara è la pregressa radioterapia in regione toracica in giovane età”.

Mastectomia: meno invasiva, più rispettosa dell’anatomia e dell’estetica

“Nei casi in cui non si possa procedere a intervento conservativo, si esegue la mastectomia. 

L'intervento di mastectomia prevedeva tradizionalmente l'asportazione di un'ampia losanga di cute, del complesso areola-capezzolo e della ghiandola vera e propria, nonché dei muscoli pettorali e dei linfonodi ascellari. 

Ormai l'asportazione dei muscoli è eccezionale e riservata a casi particolarmente avanzati. La rimozione dei linfonodi ascellari è impiegata solo in caso di interessamento comprovato del linfonodo sentinella

Nel tempo, a livello mammario, si sono progressivamente affermate tecniche meno invasive che uniscono un maggiore rispetto dell'anatomia e dell'estetica a una consolidata sicurezza oncologica. 

La cute può essere risparmiata, rimodellata e così si può pure conservare il complesso areola-capezzolo. In sede di mastectomia si può procedere contestualmente alla ricostruzione».

L’importanza dell’approccio multidisciplinare della Breast Unit

“L’approccio multidisciplinare - conclude il Dott. Palmieri - ha caratterizzato da sempre il nostro modo di operare e ha avuto come immediato risvolto una condivisione di competenze tra gli operatori sanitari. 

Sicuramente questo migliora l'ambiente di lavoro, stimola a considerare le problematiche da vari punti di vista e viene percepito positivamente dalle pazienti che si sentono al centro del percorso diagnostico-terapeutico che ruota intorno alle loro esigenze. 

Ma al di là di questo aspetto, è emerso in letteratura scientifica che le pazienti trattate in ambito di Breast Unit hanno una migliore sopravvivenza a cinque anni”.

 

Cura e Prevenzione