Vitamina D e lattoferrina contro il Covid-19: facciamo chiarezza

PUBBLICATO IL 14 DICEMBRE 2020

L’immunologo della Casa di Cura La Madonnina spiega cosa sono e a cosa servono la vitamina D e la lattoferrina, anche in relazione al nuovo Coronavirus.

La vitamina D e la lattoferrina sono proteine naturali ben note da molto tempo, ma che ultimamente sono balzate alla ribalta in relazione al Covid-19.

Negli ultimi mesi si è discusso molto, infatti, di una loro possibile efficacia contro il nuovo Coronavirus, con opinioni al riguardo contrastanti. Il Dott. Giorgio Serino, Immunologo e Allergologo della Casa di Cura La Madonnina ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sul tema.

 

Cos’è e a cosa serve la Vitamina D 

La vitamina D è una delle tante vitamine presenti all’interno del corpo umano.  La sua funzione principale è regolare nell’organismo l’assorbimento e la distribuzione del calcio, recuperarlo (ne espelliamo, infatti, una parte con le urine) e aiutare altri ormoni e proteine a fissarlo nelle ossa.

Oltre a questo, la vitamina D:

  • ha una funzione anti-infiammatoria, in quanto potenzia i sistemi che a livello immunitario controllano i processi infiammatori, “spegnendo” l’infiammazione tramite l’attivazione di alcuni mediatori (proteine che organizzano e regolano le risposte del sistema immunitario) come l’interferone e altre linfochine;
  • sembrerebbe avere anche un’azione anti-virale in grado di inibire l’ingresso di alcuni virus all’interno delle cellule, impedendo, così, che questi si replichino e proliferino nell’organismo.

 

Cos’è e a cosa serve la lattoferrina 

La lattoferrina è una proteina molto piccola, ma fondamentale nel nostro organismo, in quanto nata probabilmente per la protezione del neonato. La sua funzione principale è quella di trasportare e regolare la concentrazione del ferro all’interno dell’organismo (omeostasi del ferro). La lattoferrina, infatti, si lega a questo e lo tiene agganciato o lo trasporta dall’interstizio intercellulare (lo spazio dove avviene lo scambio fra una cellula e l’altra) al sangue e viceversa. Oltre a ciò, la lattoferrina ha: 

  • funzione anti-virale e anti-batterica in quanto, legandosi al ferro e sottraendolo dall’ambiente impedisce a molti virus (soprattutto quelli respiratori) e ad alcuni batteri, di utilizzarlo come ponte per entrare nelle cellule e infettarle;
  • un’azione di regolazione e controllo di alcune sostanze che le nostre cellule di difesa (granulociti e, soprattutto, linfociti) rilasciano a volte in maniera eccessiva, provocando i sintomi della malattia quali il dolore, la febbre persistente e danni ai tessuti stessi. La lattoferrina essendo una molecola di protezione ancestrale, che agisce precocemente in aiuto del nostro sistema immunitario, agisce regolando questi mediatori che potrebbero creare un’infiammazione esagerata. 

 

Il legame tra Covid-19 e vitamina D

Il Dott. Serino spiega come la tematica di relazione tra vitamina D e Sars-Cov-2 sia nata da alcune osservazioni cliniche e scientifiche che hanno fatto notare come un certo numero di pazienti che avevano riscontrato un’evoluzione più grave della malattia avessero livelli di vitamina D molto bassi rispetto a soggetti con una prognosi migliore che ne presentavano un livello più elevato. 

 “Si tratta di osservazioni cliniche molto interessanti – chiarisce il Dottor Serino -, ma è anche vero che i soggetti più a rischio per fascia d’età e con patologie croniche sono anche quelli che hanno livelli di vitamina D bassi in assoluto. È difficile dire che somministrando questo tipo di vitamina ai pazienti questi guariscano prima o che fornendola come supplemento si riduca il rischio infettivo. Vi sono diversi studi controllati in corso sull’argomento, per cui occorre attenderne i risultati

Un giusto apporto di vitamina D in tutti i soggetti dovrebbe essere una buona norma a monte, per cui, il consiglio è quello di mantenere sempre una corretta alimentazione, muoversi ed esporsi alla luce solare tutte le volte in cui è possibile, così da conservare livelli adeguati di questa importante vitamina”.

 

Relazione tra Covid-19 e lattoferrina

Anche in questo caso, spiega il medico, si è partiti dall’osservazione che i neonati fossero meno interessati dal Covid-19 e che presentassero livelli di lattofererrina più alti

“Sono anche questi studi osservazionali – continua il Dott. Serino -. Notare che chi era esposto maggiormente al virus, forse con conseguenze più gravi, presentasse livelli di lattoferrina bassi è un altro discorso dal dire che somministrando la lattoferrina il quadro clinico migliora. 

Oltretutto, è anche vero che i neonati presentano minori recettori ACE2 (le proteine a cui si lega il Covid-19), in quanto sono in fase di sviluppo. Esistono degli studi d’intervento anche su quest’argomento che sembrano incoraggianti e si stanno facendo le opportune valutazioni sul tema, quindi è necessaria cautela. 

Forse, la lattoferrina potrebbe regolare la risposta infiammatoria del sistema immunitaria e, trasportando il ferro potrebbe, usiamo sempre il condizionale, aiutare a inibire in qualche modo l’ingresso del virus nelle cellule umane, ma è ancora presto per dirlo”.  

Lo specialista precisa, inoltre, che sideremia e ferro basso non significano assolutamente maggior protezione dal Covid-19.

 

Vitamina D: come prenderla

La vitamina D viene assunta:

  • in parte sintetizzandola dalla pelle tramite esposizione al sole (20-30 minuti al giorno potrebbero essere già sufficienti al fabbisogno quotidiano, senza bisogno d’altro)
  • in parte dagli alimenti, che possono venire in aiuto soprattutto quando vi è poco sole. In particolare, quelli che ne contengono di più sono:
  • pesce (salmone, branzino, pesce azzurro, triglie)
  • alcuni tipi di funghi (anche secchi)
  • uova

Nei mesi invernali quando il sole è meno presente, la sintesi di vitamina D si riduce e nell’anziano o nel malato cronico che potrebbe uscire con minor frequenza di casa o soffrire anche di una cattiva alimentazione e/o problemi di malassorbimento, si può verificare un impoverimento di calcio a livello osseo (osteopenia, osteoporosi etc.).  Un supplemento di vitamina D prescritto dal medico aiuta a correggerne velocemente la concentrazione nell’organismo, ma per risolvere le problematiche di fragilità ossea sono necessari diversi mesi. Anche l’attività fisica, inoltre, aiuta il calcio a fissarsi all’interno dell’apparato scheletrico.

 

Lattoferrina: dove si trova

Tutte le nostre ghiandole sierose sintetizzano in differente quantità la lattoferrina che può anche essere assunta con il latte (in particolare da quello materno) e trasportata nelle ghiandole come quelle lacrimali, del pancreas, salivari, ecc. 

 

Attenzione agli integratori

Il Dott. Serino fa notare come sostanze che si reputano comunemente dei semplici integratori vengono, invece, coinvolte in meccanismi molto complessi. Il concetto, continua lo specialista, non deve essere che più ne assumiamo e meglio è o che facendovi ricorso si possa sostituire un’alimentazione sana ed equilibrata: anche per l’utilizzo degli integratori va consultato il medico e vanno consumati con raziocinio.

La vitamina D, infatti, se assunta in eccesso, può risultare tossica a livello renale ed epatico: vi è proprio un’epatite da Vitamina D.  

La lattoferrina, invece, non si accumula, ma occorre sempre fare attenzione in quanto la sua assunzione potrebbe risultare inutile. Anche se, infatti, fosse provata una sua efficacia contro il Covid-19, la somministrazione come supplemento orale non è paragonabile al suo assorbimento con il latte o con le nostre secrezioni a livello gastrointestinale, per cui non è detto questa vada a collocarsi nell’area d’interesse. Per il resto, la lattoferrina, specifica il medico, essendo una proteina piccolissima può essere assunta tranquillamente anche da chi è allergico alle proteine del latte o intollerante al lattosio.

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