La cura dei gliomi o tumori cerebrali: quali possibilità?
PUBBLICATO IL 03 DICEMBRE 2020
*(pagina aggiornata il 28 febbraio 2024)
La cura dei gliomi, grazie alla tecnologia e alla ricerca, sta facendo passi in avanti, migliorando l’aspettativa di vita dei pazienti. Parola al Prof. Bello, responsabile della Neurochirurgia del Galeazzi-Sant'Ambrogio.
Continua il viaggio alla scoperta dei gliomi, un gruppo eterogeneo di tumori cerebrali, di cui il Professor Lorenzo Bello, responsabile dell’Unità operativa di Neurochirurgia all’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio, ci aveva parlato in una precedente news.
L’esperto conclude l’approfondimento spiegando quali sono le possibilità di trattamento di questo tumore e quali vie sta percorrendo la ricerca in questo campo.
Come si curano i gliomi
Il trattamento dei gliomi si basa su 3 terapie cardine:
- la rimozione chirurgica;
- la radioterapia;
- la chemioterapia.
“La terapia e la sua efficacia dipendono dalla natura biologica della neoplasia”, spiega il prof. Bello -.
Trattamento chirurgico
Quando è fattibile, tenendo conto di età, caratteristiche generali del paziente e sede ed estensione della massa, il trattamento chirurgico è la terapia iniziale di scelta in questo tipo di tumori. Con il trattamento chirurgico si ottengono tre importanti risultati:
- la rimozione (o riduzione) della massa tumorale;
- il controllo di eventuali sintomi neurologici;
- la diagnosi istologica e molecolare.
“È a oggi dimostrato da studi clinici internazionali che il grado di resezione, ovvero la porzione di tumore asportata, è correlata a una migliore prognosi e migliora la tollerabilità e l’efficacia di eventuali terapie adiuvanti (radioterapia e chemioterapia) - prosegue -.
Negli ultimi anni si stanno sviluppando sempre di più tecniche volte a rimuovere la massa tumorale in maniera totale o, quando possibile, estendere la resezione oltre i margini del tumore”.
Le tecniche di brain mapping
La rimozione totale e sovra-totale dei gliomi è stata resa fattibile anche grazie a tecniche all’avanguardia di brain mapping, cioè il mappaggio delle funzioni, che permettono di identificare le zone superficiali e profonde del cervello da preservare per mantenerne intatta l’integrità funzionale.
Possono essere mappate e preservate le funzioni motorie, con tecniche di neurofisiologia intraoperatoria sempre più sofisticate.
Invece, le funzioni del linguaggio, visive, della manipolazione degli oggetti, esecutive e attentive, possono essere mappate grazie alla neuropsicologia intraoperatoria e l’anestesia awake, ovvero con la collaborazione del paziente durante le fasi centrali dell’intervento.
Durante l’intervento chirurgico è inoltre possibile avvalersi di strumenti tecnologici che permettono di avere informazioni in tempo reale sulla posizione del tumore all’interno del cervello come:
- la Neuronavigazione
- la TC intraoperatoria
- la RM intraoperatoria
- l’Ecografia intraoperatoria”.
La biopsia stereotassica cerebrale
Se l’intervento chirurgico non è possibile per caratteristiche del tumore e/o del paziente, è possibile effettuare una biopsia stereotassica cerebrale, intervento “poco invasivo” e di breve durata che permette di prelevare campioni di tumore in modo preciso e accurato per effettuare la diagnosi istologica e molecolare e indirizzare il paziente al miglior percorso di trattamento oncologico.
Questo succede in caso di:
- tumori che interessano le strutture profonde, come gangli della base, tronco cerebrale, diencefalo;
- quando la rimozione del tumore è associata a grave morbidità post-trattamento che previene l’accesso del paziente a trattamento adiuvante
- gliomi ad alto grado che interessano il corpo calloso, es. il glioblastoma a farfalla, la cui asportazione non giova alla storia clinica di malattia.
La radioterapia
La radioterapia è una tecnica che consiste nell’utilizzo di radiazioni ionizzanti per il trattamento delle masse tumorali.
“Solitamente, viene utilizzata nei casi di gliomi ad alto grado dopo la chirurgia ed in associazione alla chemioterapia e in alcuni casi selezionati di gliomi di grado intermedio - specifica l’esperto -.
Nella maggior parte dei casi, il paziente è sottoposto a diverse sedute di radioterapia durante le quali viene somministrata una dose di radiazioni diluita nel tempo in modo da ridurne gli effetti collaterali”.
La chemioterapia
“La chemioterapia consiste nella somministrazione, esclusiva o in concomitanza con la radioterapia, di farmaci chemioterapici solitamente in forma di compresse che vengono somministrati per via orale (prima e seconda linea); in stadi più avanzati si possono anche utilizzare farmaci somministrati endovena (seconde e terze linee di trattamento).
Radioterapia e chemioterapia vengono combinate tra di loro o utilizzate singolarmente secondo schemi stabiliti da oncologi e radioterapisti che, insieme al chirurgo, entrano nel team multidisciplinare, di fondamentale importanza nella gestione di patologie complesse come i gliomi cerebrali”.
I farmaci biologici e gli immunoterapici
“Oltre ai chemioterapici tradizionali, negli ultimi anni si stanno sperimentando come armi supplementari nella lotta a queste neoplasie:
- farmaci biologici: in grado di colpire specifiche proteine del tumore;
- immunoterapici: in grado di attivare il sistema immunitario del paziente contro le cellule tumorali”.
Il trattamento dei gliomi lower grade
“I gliomi lower grade si giovano moltissimo della procedura chirurgica - prosegue l’esperto-.
Lo sviluppo delle tecniche di chirurgia oncologica funzionale, ossia delle tecniche di brain mapping, ha consentito:
- la rimozione della massa;
- la rimozione di gran parte delle ramificazioni del tumore entro l’apparente parenchima sano;
- di mantenere l’integrità funzionale del cervello.
Questo ha permesso di raddoppiare la sopravvivenza rispetto agli approcci tradizionali basati sulla sola immagine e di trasformare in molti casi la malattia in una patologia cronica, associata al mantenimento di una ottima qualità di vita (familiare e lavorativa)”.
Il trattamento dei gliomi wildtype
“Nel caso dei tumori wildtype, le tecniche chirurgiche devono essere associate a radio e chemioterapia e a trattamenti combinati. L’evoluzione dei trattamenti ha portato allo sviluppo di trattamenti integrati, spesso combinati e ripetuti. Il risultato è stato un significativo prolungamento della sopravvivenza e dell’intervallo libero da malattia, con selezione di pazienti lungo sopravviventi”, approfondisce il professor Bello.
Tenendo conto delle condizioni del paziente, del tipo, del grado del glioma e della sede, queste terapie possono essere combinate tra di loro in maniera diversa in modo da personalizzare il percorso di trattamento per ogni singolo paziente, minimizzando gli effetti collaterali e massimizzando il risultato oncologico.