La dialisi al tempo del coronavirus: storia di un successo
PUBBLICATO IL 22 APRILE 2020
La Caposala del reparto di Emodialisi del Policlinico San Marco racconta com’è stato riorganizzato il reparto per le dialisi in sicurezza ai pazienti COVID e a quelli non COVID.
Durante tutta questa emergenza coronavirus, il Policlinico San Marco si è progressivamente riorganizzato per accogliere pazienti COVID riconvertendo quasi tutti i reparti.
Ci sono però alcuni trattamenti e cure che non possono essere sospesi e rimandati e anche in questo delicata fase devono essere garantiti. Tra questi quelli della dialisi.
”Da un giorno all’altro abbiamo dovuto modificare tutta l’impostazione del nostro lavoro e capire come assicurare le dialisi salvavita ai nostri numerosi pazienti, che nonostante le restrizioni devono venire in ospedale tre volte alla settimana”, racconta Sonia Zucchinali, Capo Sala del reparto di Emodialisi del Policlinico San Marco.
Sorridente, nonostante la stanchezza accumulata in queste giornate frenetiche, è soddisfatta, perché lo sforzo fatto finora ha dato buoni risultati.
La riorganizzazione delle dialisi per i pazienti COVID e non COVID
“Abbiamo dovuto creare in poco tempo una zona dedicata, dove dializzare i pazienti positivi a COVID-19, ma senza sintomi respiratori importanti, per poterli separare dai pazienti in buona salute” spiega la Caposala.
È stato infatti disegnato, rapidamente, un percorso alternativo per poter assistere in sicurezza questi pazienti. Anche la sanificazione del reparto, degli spogliatoi dei malati e dei corridoi è stata implementata e modificata, un grande impegno è stato anche richiesto al personale addetto alla “bonifica” degli ambienti.
”Il problema maggiore - racconta Sonia - è stato dover dializzare pazienti positivi, ma con problemi respiratori severi, che necessitavano di Cpap e di ricovero nei reparti dedicati.
Con i nostri tecnici e con il coordinamento dell’Aiuto Primario del reparto, il dottor Alongi Giancarlo, nel giro di una giornata è stata allestita una stanza apposita presso il reparto COVID, con osmosi portatili, per effettuare le sedute emodialitiche in piena autonomia, senza mai dover spostare il paziente”.
È stata poi allestita una seconda stanza, modificando impianti idraulici, per assicurare le cure ai pazienti dializzati che necessitano di ricovero meno intensivo.
”Sono molto soddisfatta del lavoro svolto - commenta Sonia -. Le infermiere del reparto, superato il primo momento di tensione, hanno fatto grande gioco di squadra, con un super lavoro e modificando continuamente l’organizzazione a seconda delle condizioni cliniche dei nostri malati.
Si sono prodigate per fornire a tutti i pazienti le indicazioni del comportamento da tenere a domicilio, durante il trasporto in ospedale e durante la seduta dialitica, stilando nuovi protocolli interni o semplicemente riassumendo le raccomandazioni”.
E i pazienti in terapia Intensiva? ”Abbiamo continuato a dializzare anche loro - risponde l’infermiera- ma a questo eravamo già abituati. Un nostro ‘rene artificiale’ è sempre presente nei reparti intensivi e anche in questa occasione il personale infermieristico ha potuto dare l’apporto corretto”.