Esame obiettivo e anamnesi spesso non sono sufficienti per la diagnosi di endometriosi

PUBBLICATO IL 19 SETTEMBRE 2019

Sin dalla più giovane età è importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore.

“Per completezza o per avere delle ulteriori conferme diagnostiche rispetto alla diagnosi di endometriosi - ci ha spiegato il Dott. Eric Francescangeli, specialista ginecologo dell’Istituto Clinico S. Anna - possiamo usufruire, oltre a quanto descritto nell’approfondimento precedente, di altre metodiche diagnostiche più o meno invasive come la risonanza magnetica, utile soprattutto per la valutazione dei rapporti delle lesioni endometriosiche con gli organi pelvici (utero, vescica, retto ed ovaie) e le strutture retroperitoneali (ureteri, grossi vasi arteriosi e venosi, radici nervose); la valutazione sierica del CA125, ormone che tipicamente aumenta in maniera aspecifica nella maggior parte dei casi di endometriosi; il clisma opaco, esame invasivo che permette di evidenziare la presenza di alterazioni della morfologia dell’intestino - colon; la cistoscopia, esame invasivo che permette di studiare la normale morfologia della vescica. In conclusione, si può affermare che l’endometriosi sia una vera e propria patologia invalidante per una donna, determinando un abbattimento notevole della propria qualità della vita con associati aspetti psico - emotivi negativi molto importanti. È opportuno, quindi, che l’endometriosi venga sospettata in tutti quei casi di dolore pelvico cronico, infertilità e dolori ciclici mestruali riducendo, così, il tempo di diagnosi e attuando una terapia medica o chirurgica adeguata”.

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