Prostata ingrossata: dalla diagnosi alle terapie per curarla
PUBBLICATO IL 04 NOVEMBRE 2019
La prostata ingrossata (in termini medici iperplasia prostatica benigna) può essere una patologia progressiva specialmente se non curata.
Nei casi più gravi può causare infezioni alle vie urinarie, calcolosi vescicale e ritenzione d’urina.
Scopriamo con lo specialista come scoprirla e curarla.
Gli esami per diagnosticare la prostata ingrossata
Come si scopre una prostata ingrossata? Come spiega il Dott. Danilo Zani, Responsabile dell’U.O. di Urologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia, una corretta raccolta anamnestica associata all'esplorazione rettale può rivelare un marcato ingrossamento della prostata o la presenza di altre lesioni:
"Per accertare l’aumento del volume della prostata e prevenire l’iperplasia prostatica, è utile sottoporsi a controlli periodici come:
- esame completo delle urine;
- esami di valutazione della funzione renale”.
Un indice fondamentale per indagare lo stato di salute della prostata è il valore P.S.A., ossia l’antigene prostatico specifico: “Questo valore – spiega il dottore - permette di stimare la possibilità di progressione dell’iperplasia prostatica benigna”.
Inoltre il PSA indica se c’è la necessità di effettuare ulteriori indagini per individuare una neoplasia prostatica.
Tra gli esami a cui sottoporsi per identificare la patologia prostatica ci sono anche:
- ecografia sovrapubica e transrettale: permettono di valutare sia il volume prostatico, sia il residuo postminzionale, cioè è il residuo di urina che rimane nella vescica dopo aver urinato. La quantità di urina rimanente nella vescica è spesso sintomo importante che l'iperplasia si sta aggravando.
- uroflussometria: un'indagine utile, seppur con dei limiti, per valutare il getto urinario sia in fase diagnostica, sia nel controllo dell’efficacia terapeutica.
I farmaci per curarla
“La terapia farmacologica per contrastare l’ingrossamento della prostata e mitigare i disturbi minzionali prevede l’uso di diversi farmaci presi singolarmente o in associazione”, illustra lo specialista.
“I farmaci alfa bloccanti hanno un'azione immediata e agiscono migliorando l’apertura del collo vescicale e di conseguenza il flusso di urina. Tuttavia come controindicazione, talvolta, possono causare eiaculazione retrograda”.
Gli inibitori della 5α-reduttasi agiscono invece riducendo il volume della ghiandola prostatica, ma necessitano di tempo perché la loro azione si esplichi.
“Un'azione sulla sintomatologia è svolta anche dai farmaci anticolinergici e b3 agonisti inibitori delle 5 fosfodiesterasi. L’indicazione principale di questi farmaci è il deficit erettile in quanto hanno la funzione di rilassare la muscolatura liscia.
In aggiunta si possono usare alcuni fitoterapici, come la Serenoa repens, l'Hypoxis rooperi e la Pygeumda da cui si ottengono buoni risultati, senza effetti collaterali, quando la sintomatologia è lieve” conclude il dottor Zani.
Qualora il ricorso alla terapia farmacologia non sortisse gli effetti sperati, è opportuno ricorrere alla chirurgia.