Ernia primitiva: qual è il migliore iter chirurgico?

PUBBLICATO IL 29 LUGLIO 2019

“In caso di presenza di un’ernia primitiva, ossia mai operata - spiega il professor Giampiero Campanelli, responsabile di Day & Week Surgery e Chirurgia generale dell'Istituto Clinico Sant'Ambrogio e direttore dell’Hernia Center di Milano presso Casa di Cura La Madonnina e Istituto Clinico Sant’Ambrogio - il trattamento ideale è un intervento mininvasivo open in anestesia locale. Le caratteristiche essenziali sono sostanzialmente quattro: il primo è l’uso routinario dell’anestesia locale sulla parte da operare, effettuata con una tecnica tale da garantire al paziente une perfetta tollerabilità e nessun dolore. Il secondo punto è un approccio soft ai tessuti, proprio in considerazione del fatto che il paziente è sveglio, che ha come effetto secondario un rispetto dell’anatomia tale da ridurre notevolmente le sensazioni e le conseguenze post-operatorie. Il terzo punto è l’uso di reti e protesi adeguate e pertanto è necessario averne a disposizione di tutte le tessiture, materiali, pesi e composizioni in modo tale da poter scegliere la più idonea a ciascun caso. Importante è il discorso sul suo tipo di fissaggio: la tecnica senza suture, utilizzando una colla particolare, rappresenta la scelta più frequente. Senza dimenticare che alcuni casi possono essere trattati anche senza l’ausilio di protesi. Il quarto punto è il regime di Day Surgery ossia la capacità e possibilità organizzativa, clinica e di controllo di poter dimettere il paziente operato di ernia inguinale dopo poche ore, inviandolo a casa con opportune spiegazioni, brochure informative e reperibilità dei medici operatori”. Quando ricorrere alla laparoscopia? “La tecnica laparoscopica - prosegue lo specialista - deve essere parte del bagaglio culturale e tecnico di un esperto di chirurgia delle ernie della parete addominale: soprattutto nel trattamento delle ernie ventrali dell’addome, nei pazienti obesi e/o sovrappeso, così come in alcuni tipi di laparoceli o di ernie recidive, rappresenta in questi casi l’opzione di scelta, inserendosi quindi nel concetto di approccio tailored, cioè su misura. Recentemente, anche la modalità robotica sta acquistando un certo peso in alcune specifiche indicazioni”. “Adottare corretti approcci, una tecnica anestesiologica e chirurgica ineccepibile, conoscenza accurata dell’anatomia dei diversi distretti, capacità di adottare diverse soluzioni - conclude il prof. Campanelli - sono tutte prerogative tipiche di una passione e di una dedizione tali e di migliaia e migliaia di casi che garantiscono un sereno intra e postoperatorio e una qualità di vita ottimali. In definitiva, un approccio a 360 gradi per poter identificare il corretto trattamento per ciascuno, allo scopo di garantire una buona qualità della vita a tali pazienti”.

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