Coxalgia, il segreto è la mininvasività

PUBBLICATO IL 12 LUGLIO 2019

Il dolore dell’anca o coxalgia può derivare da cause delle più disparate, a seconda che esso si manifesti in età pediatrica o adulta e a seconda, quindi, delle sue possibili origini: da un’incipiente artrosi sino a traumi di origine sportiva e non da ultimo posturali. Per orientarsi e procedere con una valutazione corretta delle varie possibili manifestazioni della coxalgia e per sapere quali sono le strategie chirurgiche e terapeutiche disponibili per risolverla in modo definitivo, abbiamo interpellato il Dott. Giovanni Bonaspetti, responsabile dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia sez. II dell’Istituto Clinico S. Anna. “La problematica della coxalgia non ha oggi un’incidenza maggiore rispetto a quella calcolata in passato. Quel che invece è cambiato e sta ancora cambiando sono le relative tecniche di trattamento e di chirurgia, posto naturalmente che il dolore può avere diverse cause ed essere la spia di problemi diversi, fra gli adulti e i bambini”. Quando la coxalgia colpisce i più piccoli, le possibili origini sono sostanzialmente due, non è così? ”Gli imputati principali sono in ambito pediatrico i problemi di tipo vascolare del nucleo di accrescimento della testa del femore e, a seguire, le infezioni dell’articolazione, discretamente frequenti, e suscettibili di un trattamento per via antibiotica o con un intervento di lavaggio del materiale purulento dall’articolazione”. Come è possibile trattare efficacemente la coxalgia? “Poche sono le possibilità di contrastare in modo efficace l’insorgenza della coxalgia quando essa è causata dall’artrosi e in questo caso il consiglio è evitare tutte le attività professionali e sportive che possano accrescerne l’usura. Nelle circostanze in cui un’operazione si riveli non soltanto praticabile ma anche inevitabile, la strada percorribile è l’impianto di una protesi ossia la sostituzione chirurgica della testa del femore e dell’acetabolo. Nei soggetti più giovani si tende a conservare la maggior parte possibile di osso; molti sono i possibili posizionamenti, nel tentativo di contenere al massimo il pericolo di danneggiare i tessuti molli circostanti”. Quali sono gli accessi più indicati per l’inserimento della protesi? “L’accesso postero-laterale e l’accesso anteriore sono i più utilizzati per la protesi dell’anca perché mininvasivi, praticati cioè senza recidere né i muscoli, né i tendini, bensì passandovi attraverso. Senz’altro si tratta di interventi complicati che richiedono un’attenzione estrema ma sono al tempo stesso gli accessi prediletti perché consentono di tornare a camminare poche ore dopo l’intervento”.

 

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