Infertilità maschile: da cosa dipende?
PUBBLICATO IL 20 FEBBRAIO 2018
Con il termine infertilità - spiega il dottor Robert Stubinski, medico dell’U.O. di Urologia dell’IRCCS Policlinico San Donato - si intende la difficoltà di un uomo nel produrre una qualità di seme adeguata per poter procreare con la propria partner. Le cause possono essere di tipo genetico, organico o acquisito.
Le cause genetiche - continua - prevedono che l’individuo abbia un proprio corredo genetico tale da non poter produrre un liquido seminale adeguato alla procreazione. Con cause organiche, si intendono quelle situazioni per le quali o il seme non riesce a essere espulso in maniera adeguata, oppure vi siano condizioni anatomiche che non favoriscano l’ottimale produzione del liquido seminale; tra queste consideriamo, come evento principale, il varicocele, ovvero una distensione della vena spermatica la quale non favorisce l’ottimale eliminazione del materiale di scarto del testicolo con una qualità del seme più bassa.
Tra le cause acquisite si considera soprattutto l’alimentazione: alcuni cibi possono, infatti, contenere estrogeni, ovvero ormoni femminili, i quali inibiscono l’ottimale funzione dell’ormone maschile prodotti dall’uomo e quindi l’ottimale produzione del liquido seminale. Di conseguenza, anche le patologie metaboliche di cui un paziente può essere affetto (es. diabete, vasculopatie) possono avere un significato su come l’individuo può produrre il liquido seminale. Tutte queste cause - conclude il dott. Stubinski - devono chiaramente essere prese in considerazione e, sulla base di queste, il paziente viene consigliato verso quale terapia o comportamento attuare per ottimizzare la possibilità di avere figli”.