Laparoscopia sempre più micro

PUBBLICATO IL 19 AGOSTO 2018

Ogni anno in Italia vengono eseguiti circa 70mila interventi chirurgici per la rimozione dell’utero in seguito a malattie benigne (come fibromi e prolassi) e maligne (come i tumori). Un dato che, sommato ai numeri di operazioni come la rimozione di cisti, tumori ovarici o “semplici” indagini diagnostiche, fa della chirurgia ginecologica uno dei campi principali di intervento chirurgico nel nostro Paese e non solo. E, per lo stesso motivo, anche uno di quelli che beneficiano maggiormente di innovazioni tecnologiche, come nel caso della microlaparoscopia. Sempre con il fine ultimo di portare vantaggi alle pazienti, riducendo complicazioni, tempi di degenza e dolore. “Gli strumenti chirurgici per la microlaparoscopia hanno diametri inferiori a 3 mm, più piccoli di quelli usati per la laparoscopia tradizionale che vanno dai 5 ai 12 mm”, ci ha spiegato il Dott. Eric Francescangeli, Responsabile del servizio di Chirurgia laparoscopica mininvasiva dell’Istituto Clinico S. Anna. Dal punto di vista del chirurgo questo significa avere un vantaggio nella gestione dell’operazione perché, banalmente, pinze più piccole producono un insulto tissutale inferiore, con minori perdite di sangue e complicanze, a beneficio della paziente. Inoltre, ha aggiunto il Dott. Francescangeli, perché l’impatto di un intervento in microlaparoscopia sia davvero minimo occorre utilizzare particolari insufflatori che soffiano un gas inerte nell’addome a pressione costante ma bassa, che dunque consente di vedere bene il campo operatorio senza gravare sulla perfusione degli organi”.

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