Influenza: non facciamoci cogliere impreparati
PUBBLICATO IL 06 FEBBRAIO 2017
“L’influenza - spiega il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario e specialista in igiene e medicina preventiva all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi - colpisce ogni anno milioni di cittadini, soprattutto i soggetti fragili per i quali ha dimostrato essere un fattore che complica e peggiora una condizione clinica di base. Basti pensare ai soggetti con problemi al cuore: in questo caso, è la febbre elevata che causa la vera influenza e favorisce l’aumento del lavoro cardiaco, peggiorandone la performance e portando a un’immediata cascata di eventi. Lo stesso si può dire per coloro che soffrono di problematiche respiratorie croniche, le quali possono portare a un aggravamento repentino, ad esempio, di una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o dell’asma. È in questi casi che possono esserci aumenti di ospedalizzazione e morti. In una stagione influenzale, si citano almeno 8-10mila morti che però spesso sono persone con malattie concomitanti che l’influenza ha contribuito a peggiorare. C’è, quindi, un effetto imponente anche di costi diretti e indiretti: non solo perché i trattamenti sono costosi, ma anche perché l’assenteismo sul posto di lavoro ha un peso economico rilevante. Il problema dell’influenza è importantissimo perché è l’unica malattia che colpisce tutti in modo molto trasversale. I virus, come ormai è noto, sono sempre soggetti a cambiamento e, mentre quelli del passato sono facilmente riconoscibili, per i nuovi la situazione è decisamente più controversa”.
“L’influenza - continua - è difficile da definire perché, nella realtà, si tratterebbe di una sindrome e, solamente nei casi in cui si verifica un isolamento virale, si potrebbe dichiarare come tale grazie a test specifici (tamponi faringei, prelievi di sangue, ecc.). La definizione di influenza è una definizione ‘a ombrello’, in quanto comprende le manifestazioni cliniche di più di 262 virus che causano uno spettro di intensità diversa di malattia respiratoria. Se al limite minimo, si trova il rinovirus che causa il raffreddore, all’estremo si colloca la vera e propria influenza che si riconosce per tre caratteristiche: un inizio brusco con una temperatura che va oltre i 38°C; la presenza contemporanea di almeno un sintomo sistemico generale (spossatezza e stanchezza) e almeno un sintomo respiratorio. Questo succede ogni 2-4 anni, quando il virus si modifica rendendo sempre più difficile identificarlo e l’organismo più vulnerabile, non essendo abituato. In realtà, ad anni alterni, subiamo una manifestazione respiratoria acuta e, talvolta, l’influenza vera e propria; come già detto, nonostante il rischio specifico dell’influenza sia basso, vi è un numero elevato di costi diretti e indiretti sul singolo e sulla società e costi sulla salute. Quando comincia a fare freddo in modo prolungato, scatta la vera influenza anche se ancora non se ne conoscono le cause. Un occhio di riguardo maggiore va sicuramente verso i più piccini che, in un certo senso, sono considerati un po’ come gli 'untori' della malattia perché, non avendo esperienza anticorpale, non riconoscono i nuovi virus e, dunque, diventano maggiormente vulnerabili. L’influenza cambia come numero di casi, con uno zoccolo duro di 8-10 milioni di casi delle forme simil-influenzali. Se nel passato, vi era un unico grande protagonista, adesso ce ne sono 3-4, tra cui il già noto H1N1 California, seguito poi dall’H3N2 Hong Kong, dall’australiano B/Brisbane e probabilmente anche da un thailandese B/Phuket. Quest’anno, ci si aspettano almeno 6-7 milioni di casi, un dato più intenso proprio per la presenza di questi nuovi virus. A mio avviso, la vaccinazione rappresenta un’opportunità per tutti di difendersi da questi attacchi e di sicuro, l’obiettivo del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è quello di proteggere - con una campagna di vaccinazione gratuita - soprattutto i soggetti a rischio. La vaccinazione è consigliata anche ai bambini piccoli, alle persone anziane, a quegli sportivi che hanno la necessità di essere sempre performanti, al personale sanitario sempre a contatto con i pazienti, alle donne in gravidanza (dal secondo trimestre in poi) e tante altre categorie ancora. Il periodo migliore per vaccinarsi è da ottobre a dicembre”.
“Dal punto di vista del trattamento - conclude il prof. Pregliasco - è importante ribadire come tutte queste forme respiratorie, che colpiscono nel periodo invernale, al 99% siano virali e che quindi non richiedano una cura antibiotica nella primissima fase di manifestazione ma solo nel momento in cui la situazione non dovesse migliorare dopo 4-5 giorni. In questi casi, bisogna sempre consultare il proprio medico o recarsi al pronto soccorso in caso di sintomi molto gravi. Salvo casi particolari di uso di antivirali specifici, il trattamento è sintomatico attraverso farmaci da banco riconoscibili dal bollino rosso; ne esistono tanti da utilizzare, però, come automedicazione responsabile. Essendo questi sintomatici, vanno a curare il sintomo e non la causa; inoltre, si possono utilizzare, secondo quanto indicato dal bugiardino, per pochi giorni, allo scopo di attenuare i sintomi - senza però azzerarli del tutto - per poi monitorarne l’andamento e l’evoluzione. Bisogna seguire molto bene le indicazioni del farmaco per eventuali controindicazioni, in termini preventivi, facendosi suggerire il più adatto dal proprio farmacista in base all’intensità dei sintomi”.