Protesi d’anca: come si svolge il periodo post operatorio?
PUBBLICATO IL 28 AGOSTO 2017
Il decorso dopo un intervento di protesi d’anca - spiega il professor Luigi Zagra, responsabile dell’U.O. di Chirurgia dell’Anca I all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi - deve essere il più rapido e ‘indolore’ possibile nel senso che, con un buon controllo del dolore post operatorio (sul quale influisce evidentemente l’anestesia e la terapia medica antidolorifica), la mobilizzazione deve essere la più precoce possibile. Cosa si intende per mobilizzazione? Con mobilizzazione, si intende mettere il paziente seduto il giorno stesso, così come farlo camminare già dalla mattina seguente. Certo, ciò dipende anche dal tipo di anestesia e dalla reazione del soggetto”.
“Stare a letto - continua - aumenta i rischi di sviluppare complicanze (ad esempio trombosi). Non usare i muscoli sin dal principio tende a far perdere forza muscolare, per questo è fondamentale cominciare subito a rimetterli in azione. I pazienti non sono tutti uguali: se si opera un caso estremamente complesso (malformazione o cambio di protesi), una persona anziana oppure una persona con problemi neurologici o cardiologici o con altre comorbidità (malattie concomitanti) in corso, avremo dei tempi di ripresa più dilatati e la ripresa sarà più cauta, più delicata e necessiterà, magari, di un ricovero più prolungato compreso un ricovero in riabilitazione e di un’assistenza particolare. Ma se si opera un paziente giovane o relativamente giovane, senza comorbidità importanti, attivo e che fino al giorno prima si muoveva in autonomia, si potrebbe pensare di dimetterlo davvero in pochi giorni.
In questi anni, si è parlato tanto, soprattutto all’estero, di Fast Track Surgery o meglio Rapid Recovery cioè di chirurgia rapida e veloce. Con questa espressione si intende l’estrema razionalizzazione di tutte le procedure che vanno dal pre al post operatorio: un tipo di anestesia che permetta di muovere prima il paziente, una terapia che permetta di coprirlo al meglio sul dolore, una tecnica chirurgica che permetta di offrirgli la possibilità non solo di una protesi che duri nel tempo, ma anche che gli consenta di muoversi in modo sicuro sin dal principio. Certo il decorso post operatorio richiede una certa attenzione nel follow up dei pazienti: non è vero che se il ricovero è breve, il paziente è guarito e non deve più tornare dal medico. Anzi, dovrà essere seguito ambulatorialmente con maggiore attenzione dal chirurgo e dall’équipe che l’ha operato. Potrà, inoltre, avere necessità o meno di una fisioterapia, soprattutto all’inizio del percorso riabilitativo, a seconda della ripresa di ciascuno”.
“Tutto - conclude il prof. Zagra - è diventato molto più fisiologico: si cerca, cioè, di tornare il più in fretta possibile alla normalità. Questo è quello che aiuta davvero il paziente a guarire bene e rapidamente.