Stenosi uretrale: cos’è e come trattarla con le tecniche più avanzate

Stenosi uretrale: cos’è e come trattarla con le tecniche più avanzate

PUBBLICATO IL 03 SETTEMBRE 2025

Stenosi uretrale: cos’è e come trattarla con le tecniche più avanzate

PUBBLICATO IL 03 SETTEMBRE 2025

La stenosi uretrale è una condizione caratterizzata dal restringimento dell’uretra, l’ultimo tratto delle vie urinarie deputato al passaggio dell’urina dalla vescica verso l’esterno.

Colpisce prevalentemente gli uomini, data la maggiore lunghezza e complessità anatomica dell’uretra maschile, e può causare disturbi significativi nella vita quotidiana.

A illustrare meglio cause, sintomi e soluzioni tradizionali e innovative, è il professor Luca Carmignani, Responsabile dell'Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio.

 

Cos’è la stenosi uretrale

"La stenosi uretrale è un restringimento dell’uretra dovuto alla formazione di un tessuto cicatriziale che riduce il calibro del canale urinario" spiega il professor Carmignani.

La stenosi può essere presente fin dalla nascita (congenita), oppure può svilupparsi nel corso della vita (acquisita). In quest’ultimo caso può essere conseguente a: 

  • infezioni pregresse;
  • traumi;
  • interventi chirurgici, soprattutto a livello prostatico;
  • manovre endoscopiche.

La stenosi può coinvolgere vari tratti dell’uretra: 

  • meato esterno;
  • l’uretra peniena (lungo l’asta del pene);
  • l’uretra bulbare e membranosa (in prossimità dello sfintere).

La localizzazione dell’ostruzione è cruciale per scegliere il trattamento più adatto.

 

Sintomi e diagnosi

Il sintomo principale è la difficoltà a urinare, spesso descritta come: 

  • un flusso debole o intermittente, a volte ridotto a gocce; 
  • una minzione lunga, faticosa e frequente. 

Questo comporta il rischio che l’urina residua favorisca infezioni urinarie ricorrenti.

La diagnosi si basa su visita urologica ed esami strumentali come:

  • uroflussometria, per misurare il flusso urinario;
  • cistoscopia, per esplorare direttamente l’uretra e la vescica;
  • uretrocistografia minzionale, utile per valutare estensione e sede della stenosi.

 

Trattamenti tradizionali: efficaci, ma con limiti

Nel tempo, la stenosi uretrale è stata affrontata con:

  • dilatazioni meccaniche ripetute, spesso fastidiose e da ripetere ciclicamente;
  • uretrotomia endoscopica, con lama o laser, ma soggetta a frequenti recidive;
  • uretroplastica, un intervento chirurgico ricostruttivo riservato ai casi più complessi.

“Nonostante l’esperienza maturata con queste tecniche – sottolinea il professor Carmignani –, il rischio di recidiva resta elevato e i tempi di recupero possono essere lunghi. 

Per questo, negli ultimi anni, l’interesse si è spostato verso soluzioni meno invasive e più durature”.

 

Il palloncino medicato: una nuova frontiera nel trattamento delle stenosi semplici

Tra le innovazioni più promettenti c’è un palloncino medicato pensato per stenosi uretrali brevi (fino a 2 cm). 

Come funziona

Questa tecnica prevede l’esecuzione, con ingresso dall’uretra, di una dilatazione pneumatica con un palloncino medicato, ovvero rivestito di un farmaco ad azione antifibrotica.

“Si tratta di una tecnologia ispirata all’ambito cardiologico, dove il palloncino viene utilizzato per riaprire le coronarie ostruite - spiega il professor Carmignani -. 

In questo caso si inserisce il palloncino nell’uretra, lo si gonfia nel punto ristretto per allargare il passaggio e si rilascia il farmaco che riveste la superficie del palloncino”. 

Il principio attivo, un agente chemioterapico già noto in oncologia, viene impiegato a basse dosi locali per evitare la formazione di nuove cicatrici, attraverso l’inibizione della proliferazione dei fibroblasti, le cellule responsabili della formazione del tessuto cicatriziale.

I vantaggi pricipali

I principali vantaggi del palloncino medicato sono: 

  • tecnica minimamente invasiva, eseguita in pochi minuti con lieve sedazione;
  • ricovero breve o in day hospital, spesso senza necessità di catetere;
  • recupero rapido, con ritorno alle normali attività in tempi molto contenuti;
  • ridotto rischio di recidiva, grazie all’azione mirata del farmaco sul tessuto fibrotico;
  • conservazione dell'anatomia uretrale, senza rimozione o ricostruzione chirurgica.

“Nei casi più complessi, o quando la stenosi è molto lunga, resta comunque valida la chirurgia tradizionale, anche se più invasiva” conclude l’urologo.