Come si svolge l’intervento TAVI al Galeazzi - Sant’Ambrogio
PUBBLICATO IL 16 OTTOBRE 2024
TAVI è l’acronimo di Transcatheter Aortic Valve Implantation (impianto transcatetere di valvola aortica). Si tratta di una procedura innovativa e minimamente invasiva utilizzata per trattare la stenosi aortica, cioè una condizione in cui la valvola aortica del cuore è gravemente ristretta, ostacolando il flusso sanguigno dal cuore al resto del corpo.
Questa procedura rappresenta una svolta epocale nel campo della cardiologia interventistica, soprattutto per i pazienti che non possono essere sottoposti alla chirurgia a cuore aperto tradizionale a causa di altre condizioni morbose o di età avanzata che aumentano significativamente il rischio chirurgico.
Lo racconta il prof. Antonio Bartorelli, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Interventistica Universitaria presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio di Milano.
Cos’è la stenosi aortica e quali sono i sintomi
La valvola aortica è una delle 4 valvole cardiache, situata tra il ventricolo sinistro e l'aorta, cioè l'arteria principale che trasporta il sangue ossigenato dal cuore a tutti gli organi del corpo.
La sua funzione principale è quella di garantire che il sangue fluisca senza ostacolo e in un'unica direzione, impedendone il reflusso dopo ogni battito: tuttavia, in presenza di stenosi aortica, la valvola va incontro a un processo degenerativo che ne causa il progressivo restringimento (stenosi).
Quando la stenosi diventa critica si crea un notevole aumento della pressione del ventricolo sinistro che si associa a sintomi come:
- mancanza di fiato anche per sforzi moderati;
- dolore al petto;
- sincope.
Nei casi più gravi la patologia della valvola può causare insufficienza cardiaca acuta ed edema polmonare. La comparsa dei sintomi si associa a un significativo aumento della mortalità dei pazienti.
“La valvola aortica – spiega il prof. Bartorelli – va infatti incontro a fenomeni degenerativi che ne riducono l’area, causando un grosso sforzo al cuore per pompare il sangue attraverso un orifizio estremamente ridotto”.
TAVI: cos’è e come si è evoluta
L’idea di impiantare una valvola aortica senza ricorrere alla chirurgia a cuore aperto è nata nella seconda metà degli anni ’80 ed è stata accolta in un primo tempo da diffuso scetticismo. L’obiettivo era quello di fornire una soluzione meno invasiva per i pazienti ad alto rischio che non potevano tollerare un intervento chirurgico tradizionale.
La prima procedura di TAVI è stata eseguita con successo nel 2002 dal cardiologo francese Alain Cribier, segnando l'inizio di una nuova era nel trattamento della stenosi aortica.
Dopo il successo iniziale, la TAVI ha subito numerosi perfezionamenti tecnologici insieme a un progressivo miglioramento dell’abilità degli operatori. Oggi, la TAVI viene eseguita in tutto il mondo ed è diventata una procedura standard per molti pazienti con stenosi aortica, anche in coloro meno anziani e con minor rischio chirurgico.
Per chi è indicato l’intervento
La TAVI è indicata principalmente per i pazienti con stenosi aortica severa sintomatica che non sono candidati ideali per la chirurgia tradizionale a causa di fattori come età avanzata, presenza di comorbidità significative e rischio operatorio troppo elevato.
Tuttavia, con l'evoluzione della tecnica e l'accumularsi di dati a sostegno della sua efficacia, l'uso della TAVI è stato esteso anche ai pazienti a rischio intermedio e, in alcuni casi, anche a quelli a basso rischio.
L’intervento TAVI al Galeazzi - Sant’Ambrogio
La TAVI prevede l'inserimento di una valvola aortica protesica attraverso un catetere che viene introdotto nell'arteria femorale e fatto avanzare nel vaso aortico fino a raggiungere la valvola stenotica.
“La TAVI – continua il prof. Bartorelli - è quindi un intervento alternativo alla sostituzione chirurgica della valvola stenotica e consiste nell’applicazione di una valvola protesica transcatetere”.
Una volta che il catetere è stato guidato fino alla valvola aortica, la valvola protesica viene rilasciata all'interno della valvola aortica nativa, comprimendo i lembi della vecchia valvola contro la parete dell'aorta. Questo processo ripristina il flusso sanguigno normale dal cuore al resto del corpo.
“Si tratta di una piccola gabbia metallica – prosegue il professore – al cui interno sono cuciti dei lembi valvolari di pericardio bovino, che viene posizionata e stretta su un palloncino per ridurne le dimensioni al fine di poterla introdurre nell’arteria femorale e, quindi, farla avanzare fino all’interno alla valvola degenerata.
Essa è quindi impiantata in pochi secondi, schiacciando la vecchia valvola degenerata, e inizia immediatamente a funzionare ripristinando la normale funzione di pompaggio del cuore non più gravato dall’ostruzione causata dalla stenosi aortica”.
Vantaggi della TAVI
Uno dei principali vantaggi della TAVI è la sua natura minimamente invasiva. A differenza della chirurgia a cuore aperto, che richiede l’apertura dello sterno, l’arresto cardiocircolatorio e l'utilizzo della macchina cuore-polmone, la TAVI viene eseguita in anestesia locale attraverso una piccola incisione dell’arteria femorale, riducendo significativamente il trauma per il paziente.
Questa minore invasività si traduce in diversi benefici, tra cui:
- una degenza ospedaliera più breve;
- un recupero post-operatorio molto più rapido;
- una minore incidenza di complicanze post-operatorie, come le infezioni o le aritmie.
“Questa procedura – spiega il prof. Bartorelli – è particolarmente indicata per i pazienti anziani o per quelli con comorbidità multiple, che altrimenti sarebbero considerati inoperabili”.
Complicanze e rischi
Come tutti gli interventi, anche la TAVI comporta dei rischi. Tra le complicanze più comuni vi sono:
- il sanguinamento nella zona di accesso femorale;
- le lesioni vascolari (come le lesioni alle arterie all’interno delle quali transita la valvola protesica);
- la necessità di un pacemaker permanente;
- la possibilità di ischemia cerebrale.
Tuttavia, con l'esperienza crescente dei centri che eseguono la TAVI e i continui miglioramenti dei materiali e delle tecniche, il tasso di complicanze si è significativamente ridotto nel corso degli anni.
Tempi di recupero post intervento
Dopo un intervento di TAVI, è fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni del cardiologo per garantire un recupero ottimale e prevenire complicanze. Nei giorni successivi all'operazione, il paziente è monitorato attentamente in ospedale per controllare la funzione cardiaca e rilevare eventuali problemi.
Possono essere prescritti farmaci anticoagulanti per il controllo della pressione arteriosa.
“Nelle settimane successive all’intervento – conclude il prof. Bartorelli - è possibile un graduale, ma rapido ritorno all'attività fisica, iniziando con passeggiate leggere. Adottare uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare e l'astensione dal fumo, è comunque essenziale per proteggere la salute cardiovascolare”.