Maculopatia secca: nuovi orizzonti di cura con la iontoforesi retinica

Maculopatia secca: nuovi orizzonti di cura con la iontoforesi retinica

PUBBLICATO IL 26 SETTEMBRE 2025

Maculopatia secca: nuovi orizzonti di cura con la iontoforesi retinica

PUBBLICATO IL 26 SETTEMBRE 2025

La maculopatia secca è una forma di degenerazione maculare legata all’età che provoca una progressiva scomparsa della vista centrale a uno o a entrambi gli occhi. 

Una diagnosi precoce e un approccio terapeutico mirato consentono oggi di rallentarne la progressione e mantenere una buona funzionalità visiva. Tra le ultime frontiere nel trattamento di questa forma di maculopatia c’è la iontoforesi retinica, terapia mini-invasiva e all’avanguardia. 

Ma in cosa consiste? In quali casi è indicata? Lo abbiamo chiesto al dottor Claudio Savaresi, responsabile dell’Unità operativa di Oculistica del Policlinico San Marco, centro di riferimento per le maculopatie, dove è possibile essere seguiti con le tecnologie diagnostiche più avanzate e i trattamenti più innovativi.

 

Cos'è la maculopatia secca

La maculopatia secca, o degenerazione maculare legata all’età (DMLE) secca, è la forma di maculopatia più comune, rappresentando l’85-90% dei casi. 

“Con il termine maculopatia si intende una degenerazione, cronica e progressiva, della macula, ovvero la parte centrale della retina responsabile della visione fine e dei dettagli (come leggere, riconoscere volti, vedere da vicino). 

Ne esistono 2 tipi: quella umida e quella secca. 

Quest’ultima è caratterizzata dalla degenerazione delle cellule retiniche e dall'accumulo di depositi chiamati drusen sotto la retina. Con il tempo, si verifica un assottigliamento progressivo della macula, che porta a un deterioramento della visione centrale. La visione periferica, invece, rimane solitamente conservata” spiega il dottor Savaresi.

 

Quali sono le cause e i fattori di rischio della maculopatia secca

Le cause e i fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza della maculopatia secca sono diversi. Tra i principali ci sono:

  • invecchiamento;
  • predisposizione genetica;
  • stress ossidativo, causato dall’esposizione costante della macula alla luce;
  • fumo di sigaretta, che danneggia i vasi sanguigni, accelerando la degenerazione retinica;
  • dieta povera di antiossidanti (come luteina, zeaxantina, vitamine C, E, zinco e Omega 3);
  • esposizione prolungata alla luce solare intensa senza una protezione adeguata agli occhi;
  • sovrappeso e obesità.

“La combinazione di questi fattori porta nel tempo alla degenerazione retinica, alla formazione di drusen e all’atrofia progressiva della macula” avverte lo specialista.

 

I sintomi: come riconoscere la maculopatia secca

La maculopatia secca, soprattutto nelle fasi iniziali, può essere asintomatica. Con la progressione della malattia, però, possono comparire sintomi come:

  • visione sfocata o distorta al centro del campo visivo;
  • difficoltà nella lettura e nel riconoscimento dei volti;
  • percezione alterata delle linee rette (che possono apparire ondulate o irregolari).

 

Gli esami per diagnosticarla

La diagnosi di maculopatia secca si effettua attraverso:

  • visita specialistica oculistica;
  • esame del fondo oculare;
  • OCT (tomografia a coerenza ottica);
  • test della griglia di Amsler

Quest’ultimo è “un test molto semplice, ma importantissimo per la diagnosi precoce della maculopatia. Consiste nell’osservare, con un occhio alla volta, una semplice griglia di linee incrociate, in genere nere su fondo bianco, che formano quadrati perfetti.  In caso di fase iniziale di maculopatia, le linee non saranno completamente dritte, ma presenteranno irregolarità come curvature, linee ondeggianti o altre anomalie”, spiega il dottor Savaresi.

 

Come si cura la maculopatia secca

Essendo una patologia cronica degenerativa non esiste una cura risolutiva per la maculopatia secca. 

“Grazie però ai progressi tecnologici e alla ricerca, oggi abbiamo a disposizione diverse strategie terapeutiche che possono rallentare la progressione della malattia, soprattutto se diagnosticata precocemente: da integratori specifici a base di antiossidanti a terapie innovative come la iontoforesi retinica. Sarà lo specialista a indicare quelle più indicate per il singolo caso - sottolinea lo specialista -. 

Fondamentale, poi, è sottoporsi a controlli regolari per monitorare nel tempo l’evoluzione della patologia e poter intervenire tempestivamente in caso di eventuale evoluzione verso la forma umida”.

 

Iontoforesi retinica: la nuova frontiera terapeutica

“L’avvento della iontoforesi retinica ha rappresentato un grande progresso nel trattamento della maculopatia secca - sottolinea il dottor Savaresi -. Si tratta infatti di una terapia molto promettente per rallentare la degenerazione retinica

Per ora il suo utilizzo viene riservato a casi selezionati, sulla base della valutazione specialistica e dell’evidenza clinica”. 

Come funziona la iontoforesi retinica

Tecnica indolore e mini-invasiva, effettuata ambulatorialmente e della durata di pochi minuti, la iontoforesi retinica utilizza una corrente elettrica a basso voltaggio per facilitare la somministrazione di farmaci attraverso la superficie dell’occhio. 

“Questo metodo sfrutta l’effetto elettrico per accelerare il passaggio di molecole cariche, come farmaci o sostanze terapeutiche, attraverso le barriere naturali del corpo. 

Nel trattamento della maculopatia secca, la iontoforesi viene utilizzata per migliorare la penetrazione dei farmaci nelle strutture oculari profonde, come la retina e la coroide (lo strato medio dell’occhio)”, spiega l’esperto. 

I vantaggi del trattamento

“I vantaggi offerti da questa tecnica sono molti:

  • è possibile raggiungere concentrazioni terapeutiche più elevate nel sito di azione, cioè la macula, garantendo un’azione più mirata;
  • si riducono gli effetti collaterali sistemici associati alla somministrazione di farmaci per via orale o iniettabili nell’occhio (come le iniezioni intravitreali);
  • è una procedura non invasiva. A differenza delle iniezioni intravitreali, non richiede aghi o interventi chirurgici, rendendola più confortevole per i pazienti, specialmente per coloro che potrebbero essere riluttanti a sottoporsi a trattamenti invasivi”.

Quante sedute effettuare

“Il numero di sedute dipende dalla gravità della malattia e dalla risposta individuale del paziente. 

Può essere combinata con altre terapie, come l’integrazione alimentare di antiossidanti e vitamine, per massimizzare i benefici e rallentare ulteriormente la progressione della malattia” conclude il dottor Savaresi.