I sintomi del tumore del colon-retto e come si cura con l’intervento chirurgico mininvasivo
PUBBLICATO IL 17 FEBBRAIO 2025
Il tumore del colon e del retto colpisce circa 50.000 persone in Italia ogni anno. Si tratta della seconda neoplasia per frequenza nell’uomo dopo quello al polmone e nella donna dopo il tumore alla mammella.
Un tumore sempre più aggredibile con un’alta e crescente percentuale di sopravvivenza che, in generale, è superiore al 65% e che dipende dallo stadio del tumore, dalle condizioni generali del paziente e dalle terapie praticate. Come per altri tumori, in Italia, grazie agli approcci multidisciplinari, alle terapie offerte e sempre più personalizzate, la mortalità è in calo.
A questo proposito, l’Unità di Chirurgia Colorettale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Pierpaolo Sileri, rappresenta un gruppo di eccellenza riconosciuto a livello nazionale e internazionale nel trattamento, nella ricerca e nella formazione nell’ambito del colon e del retto.
La sicurezza dei pazienti è al centro dell’attività dell’Unità tra innovazione e rispetto di protocolli di trattamento. Questa esperienza è ampiamente documentata dal numero di attività scientifiche e accademiche, di collaborazioni scientifiche e di ricerca del gruppo.
Insieme al professor Pierpaolo Sileri facciamo una panoramica della patologia, parlando di diagnosi precoce e trattamento.
Chi colpisce
“Purtroppo, negli ultimi decenni si è assistito a un aumento delle diagnosi nei pazienti tra i 40 e i 50 anni, così come tra i 50 e i 55 anni, con un anticipo nell’insorgenza rispetto al passato – spiega il prof. Sileri -.
È quindi evidente che qualcosa è cambiato nella nostra società e, verosimilmente, in generale, lo stile di vita e le nostre abitudini comportamentali come, ad esempio, la dieta. Il sospetto è che queste abitudini, insieme a un ambiente cambiato, possano rendere più veloce il processo di trasformazione neoplastica anticipando l’insorgenza del tumore”.
Dove e come si manifesta
Il tumore del colon-retto si sviluppa a livello della mucosa che riveste il colon. Fattori genetici e ambientali concorrono nello sviluppo che, pur tuttavia, appare relativamente lento ed ecco perché lo screening consente diagnosi precoci e guarigioni.
“I sintomi all’inizio possono essere subdoli e sovrapponibili ad altri disturbi intestinali, interpretati non raramente con colon irritabile per i dolori addominali o per alterazione dell’alvo (canale intestinale) o, ad esempio, erroneamente con patologia emorroidaria per la perdita di sangue dall’ano – prosegue -.
In altri casi, compaiono segni e sintomi più evidenti e marcati, espressione di una crescita maggiore della neoplasia. Ad esempio, anemia per importante perdita cronica di sangue e carenza di ferro.
Più raramente, nelle fasi avanzate si può manifestare occlusione intestinale o la persona può scoprire la malattia per la comparsa di metastasi”.
La diagnosi e trattamento del tumore al colon-retto
La diagnosi si affida alla colonscopia con biopsia e successiva stadiazione, ovvero attraverso indagini radiologiche si procede a ‘fotografare’ la situazione della diffusione del tumore per definirne lo stadio e quindi procede alla terapia più adeguata, personalizzata.
L’approccio multidisciplinare vede oncologi, chirurghi, radioterapisti, genetisti, radiologi, anatomopatologi e gastroenterologi, insieme nella scelta della migliore terapia.
A questo punto, se le indagini non mostrano estensione meritevole di terapie preoperatorie, si procede a intervento chirurgico di resezione della parte di colon interessata o del retto e ricostruzione della continuità intestinale.
La chirurgia mininvasiva per il tumore al colon-retto
“Per quanto riguarda la chirurgia, oggi, viene quasi sempre offerta in prima istanza mininvasiva, solitamente anche in urgenza - afferma lo specialista -. La chirurgia mininvasiva può essere laparoscopica, transanale o robotica. A volte mista con approcci combinati.
Raramente è necessaria una diversione fecale o ‘sacchetta’ e, per lo più, per tumori del retto molto vicini all’ano e nella maggior parte dei casi è temporanea. Solo quando il tumore è molto vicino all’ano e lo coinvolge si rende necessaria una stomia definitiva.
I vantaggi della chirurgia mininvasiva per il paziente sono numerosi:
- messa in piedi già nelle prime 24 ore dopo l’intervento;
- bere sin dalle prime ore e mangiare progressivamente di più fin dal primo giorno;
- piccole e poche incisioni;
- ridotte complicanze postoperatorie;
- recupero più rapido con dimissioni possibili dopo pochi giorni, in media 5 giorni, ma in alcuni casi anche dopo 3 giorni.
L’uso del robot
L’utilizzo del sistema robotico aggiunge precisione all’atto chirurgico, permettendo movimenti molto precisi attraverso una visione tridimensionale e ad alta definizione.
Questo favorisce quegli interventi che per sede anatomica, ad esempio, il retto, possono risultare più complicati - conclude il prof. Sileri -. Si facilita l’atto del chirurgo e si migliora il risultato chirurgico e oncologico.
Infine, l’esame istologico sul pezzo rimosso ci dirà poi se dovrà essere affrontata o meno una terapia oncologica”.